Risse tra giovani, il lato oscuro dei social
Non solo Instagram, ma anche TikTok, Telegram, Twitch, Tellonym. Ecco dove nascono le maxi risse sempre più diffuse tra i ragazzi, spesso minorenni
"Corri, corri ci sono le guardie", la voce alterata dall'autotune, sullo sfondo una musica trap. Sono decine i video TikTok che rilanciano le immagini della rissa del Pincio, a Roma, di una settimana fa. Qualcuno critica, qualcuno scrive "Io c'ero". Una ragazza azzarda: "A quelli che dicono che il 12 si farà un'altra rissa, poi vi lamentate che restiamo sempre a casa a fare le quarantene".
E, puntualmente, sabato 12, sempre a Villa Borghese, stavolta nei pressi di piazza di Siena, due gruppi di ragazzi si sono fronteggiati e picchiati. Dieci di loro, tutti minorenni, sono stati fermati dalla polizia, poi identificati e riaffidati ai loro genitori. Nessuno è rimasto ferito. Non si sa se ci sia un collegamento con quanto accaduto la settimana prima, ma da giorni sui social si rincorreva un tam-tam che lasciava presagire una nuova "bravata". L'area di Villa Borghese era super-presidiata dalle forze dell'ordine e anche per questo l'intervento per sedare la rissa è stato tempestivo.
Il fenomeno non è nuovo. Le risse organizzate via social che richiamano un gran numero di ragazzini ci sono da tempo e il copione è sempre lo stesso: lo "screzio", la lite tra due o più persone inizia sulle chat, o Instagram, TikTok, Telegram, Twitch, poi si formano le fazioni e ci si dà appuntamento. Il tutto con una gran pubblicità anche su canali però spesso vietati ai maggiori, perché l'età dei partecipanti ai raduni è spesso bassa, o con strumenti non accessibili a tutti, come le stories private che scadono in 24 ore che vanno per la maggiore, il tutto corredato, a ulteriore tutela, da un intreccio di hashtag chiave che rimbalzano di smartphone in smartphone. Per le informazioni chiave (ora e modalità) si fa riferimento a Tellonym, app di messaggistica istantanea anonima dove gli utenti possono mandare coperti dell'anonimato messaggi ad altri utenti. In poco tempo l'app tedesca si è fatta strada nel mondo dei social, raggiungendo in appena un anno, la cifra di 700.000 utenti registrati, per una fascia d'età compresa tra gli 11 ed i 17 anni.
Qualche anno fa c'erano i Worldstar, canali diffusi in tutto il mondo in cui si postavano prevalentemente risse tra ragazze, la bulla e la sua vittima, i video incassavano ogni giorno migliaia di visualizzazioni, richiamando così nuovi video e nuove violenze per una manciata di clic che poteva lasciare strascichi dolorosi nella vita di chi subiva. Poi sono arrivati gli appuntamenti sui canali del "dissing", parola che arriva dal mondo del rap e si riferisce ai brani che prendono in giro, criticano o insultano una o più persone. Anche lì l'obiettivo era quello di "picchiarsi".
Insomma, le maxi risse ci sono sempre state, ma adesso, amplificate dal rischio e dalla situazione pandemica, sono sempre più frequenti. Troppo. Solo in questa settimana si sono picchiati, oltre a Roma, a Venezia, in campo Bella Vienna, alle spalle di Rialto, a Gaeta sul lungomare, a San Benedetto del Tronto, a Castellammare di Stabia.
Quello che colpisce è proprio l'età dei partecipanti, spesso quasi tutti minorenni, guidati da una mania di protagonismo e da quella voglia di dire "io c'ero", così facile da esibire nel mondo dei social dove "i 15 minuti di popolarità", profetizzati da Andy Warhol, si riducono a meno di sessanta secondi.
E, puntualmente, sabato 12, sempre a Villa Borghese, stavolta nei pressi di piazza di Siena, due gruppi di ragazzi si sono fronteggiati e picchiati. Dieci di loro, tutti minorenni, sono stati fermati dalla polizia, poi identificati e riaffidati ai loro genitori. Nessuno è rimasto ferito. Non si sa se ci sia un collegamento con quanto accaduto la settimana prima, ma da giorni sui social si rincorreva un tam-tam che lasciava presagire una nuova "bravata". L'area di Villa Borghese era super-presidiata dalle forze dell'ordine e anche per questo l'intervento per sedare la rissa è stato tempestivo.
Il fenomeno non è nuovo. Le risse organizzate via social che richiamano un gran numero di ragazzini ci sono da tempo e il copione è sempre lo stesso: lo "screzio", la lite tra due o più persone inizia sulle chat, o Instagram, TikTok, Telegram, Twitch, poi si formano le fazioni e ci si dà appuntamento. Il tutto con una gran pubblicità anche su canali però spesso vietati ai maggiori, perché l'età dei partecipanti ai raduni è spesso bassa, o con strumenti non accessibili a tutti, come le stories private che scadono in 24 ore che vanno per la maggiore, il tutto corredato, a ulteriore tutela, da un intreccio di hashtag chiave che rimbalzano di smartphone in smartphone. Per le informazioni chiave (ora e modalità) si fa riferimento a Tellonym, app di messaggistica istantanea anonima dove gli utenti possono mandare coperti dell'anonimato messaggi ad altri utenti. In poco tempo l'app tedesca si è fatta strada nel mondo dei social, raggiungendo in appena un anno, la cifra di 700.000 utenti registrati, per una fascia d'età compresa tra gli 11 ed i 17 anni.
Qualche anno fa c'erano i Worldstar, canali diffusi in tutto il mondo in cui si postavano prevalentemente risse tra ragazze, la bulla e la sua vittima, i video incassavano ogni giorno migliaia di visualizzazioni, richiamando così nuovi video e nuove violenze per una manciata di clic che poteva lasciare strascichi dolorosi nella vita di chi subiva. Poi sono arrivati gli appuntamenti sui canali del "dissing", parola che arriva dal mondo del rap e si riferisce ai brani che prendono in giro, criticano o insultano una o più persone. Anche lì l'obiettivo era quello di "picchiarsi".
Insomma, le maxi risse ci sono sempre state, ma adesso, amplificate dal rischio e dalla situazione pandemica, sono sempre più frequenti. Troppo. Solo in questa settimana si sono picchiati, oltre a Roma, a Venezia, in campo Bella Vienna, alle spalle di Rialto, a Gaeta sul lungomare, a San Benedetto del Tronto, a Castellammare di Stabia.
Quello che colpisce è proprio l'età dei partecipanti, spesso quasi tutti minorenni, guidati da una mania di protagonismo e da quella voglia di dire "io c'ero", così facile da esibire nel mondo dei social dove "i 15 minuti di popolarità", profetizzati da Andy Warhol, si riducono a meno di sessanta secondi.