Robert De Niro, 73 anni da bravo ragazzo
Il 17 agosto 1943 nasce a New York Robert De Niro uno dei più grandi attori di Hollywood. Di origini molisane cresce con la madre nel quartiere di Little Italy, lo stesso del suo grande amico Martin Scorsese. Un filo, quello con l'Italia, che non si è mai spezzato tanto che nel 2006, alla prima edizione della Festa del Cinema di Roma, gli è stata conferita la cittadinanza italiana.
Il suo primo ruolo al cinema è una piccola parte nel film Tre Camere a Manhattan di Marcel Carnè, ma il vero debutto avviene nel 1968 grazie a un altro regista di origini italiane, Brian De Palma, che lo sceglie per Ciao America e Hi Mom.
Nel 1973, Martin Scorsese lo affianca a Harvey Keitel in Mean Streets. Il sodalizio tra i due diventa anche un'amicizia inossidabile, costellata da ben otto film tra cui "Taxi driver" e "Toro scatenato" che nel 1981 gli porta il secondo Oscar, come miglior attore protagonista. A Francis Coppola deve la sua prima statuetta (da non protagonista) nel 1974: De Niro è il giovane Vito Corleone nel "Padrino Parte II". Sul set l'incontro con Al Pacino che, in qualche modo, sarà il suo antagonista storico sulla scena hollywoodiana.
Gli anni '70 dell'attore erano già stati costellati da successi, basti pensare a "Novecento" di Bertolucci, "Gli ultimi fuochi", "New York, New York", "Il cacciatore", con Michael Cimino e l'imperdibile duetto con Meryl Streep. A cavallo tra gli anni '80 e '90 altre memorabili interpretazioni. Sergio Leone lo vuole in "C'era una volta in America" (1984). Poi è Al Capone in "Gli intoccabili" (1987) di De Palma, il tormentato conquistador di "Mission" (1986), il sofferto Frankenstein del film omonimo di Kenneth Branagh (1994), la summa di cultura "mafiosa" contenuta in "Sleepers" (1996) di Barry Levinson, due estremi della sua collaborazione con Scorsese come "Quei bravi ragazzi" (1990) e "Casinò" (1995) fino all'irresistibile parodia politica di "Sesso & potere" ancora di Levinson, al titanico scontro con Al Pacino in "Heat" di Michael Mann (1995), all'incontro con Quentin Tarantino in "Jackie Brown" (1997).
Poi De Niro riscopre la vena comica degli esordi con "Terapia e pallottole" (1999) o nella popolarissima saga dei Fockers da "Ti presento i miei" (2000), fino all'incursione italiana di "Manuale d'amore 3". C'è poi il De Niro regista, delicato nell'autobiografico "Bronx" (1993) e nella bellissima, dolente spy story "The Good Shepherd" (2003) che apre una trilogia dedicata alle malefatte dei servizi segreti americani. Nel suo futuro forse un'incursione sul set di una serie televisiva insieme a Julianne Moore e con la regia David O. Russell, il regista di Joy e di American Hustle - L'apparenza inganna.
Nel 1973, Martin Scorsese lo affianca a Harvey Keitel in Mean Streets. Il sodalizio tra i due diventa anche un'amicizia inossidabile, costellata da ben otto film tra cui "Taxi driver" e "Toro scatenato" che nel 1981 gli porta il secondo Oscar, come miglior attore protagonista. A Francis Coppola deve la sua prima statuetta (da non protagonista) nel 1974: De Niro è il giovane Vito Corleone nel "Padrino Parte II". Sul set l'incontro con Al Pacino che, in qualche modo, sarà il suo antagonista storico sulla scena hollywoodiana.
Gli anni '70 dell'attore erano già stati costellati da successi, basti pensare a "Novecento" di Bertolucci, "Gli ultimi fuochi", "New York, New York", "Il cacciatore", con Michael Cimino e l'imperdibile duetto con Meryl Streep. A cavallo tra gli anni '80 e '90 altre memorabili interpretazioni. Sergio Leone lo vuole in "C'era una volta in America" (1984). Poi è Al Capone in "Gli intoccabili" (1987) di De Palma, il tormentato conquistador di "Mission" (1986), il sofferto Frankenstein del film omonimo di Kenneth Branagh (1994), la summa di cultura "mafiosa" contenuta in "Sleepers" (1996) di Barry Levinson, due estremi della sua collaborazione con Scorsese come "Quei bravi ragazzi" (1990) e "Casinò" (1995) fino all'irresistibile parodia politica di "Sesso & potere" ancora di Levinson, al titanico scontro con Al Pacino in "Heat" di Michael Mann (1995), all'incontro con Quentin Tarantino in "Jackie Brown" (1997).
Poi De Niro riscopre la vena comica degli esordi con "Terapia e pallottole" (1999) o nella popolarissima saga dei Fockers da "Ti presento i miei" (2000), fino all'incursione italiana di "Manuale d'amore 3". C'è poi il De Niro regista, delicato nell'autobiografico "Bronx" (1993) e nella bellissima, dolente spy story "The Good Shepherd" (2003) che apre una trilogia dedicata alle malefatte dei servizi segreti americani. Nel suo futuro forse un'incursione sul set di una serie televisiva insieme a Julianne Moore e con la regia David O. Russell, il regista di Joy e di American Hustle - L'apparenza inganna.