Roma, 16 ottobre 1943. Il "sabato nero": 1024 ebrei mandati a morire ad Auschwitz, torneranno in 16
Una delle pagine più nere della persecuzione contro gli ebrei in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale
La morte di Lello Di Segni, ultimo sopravvissuto alla deportazione degli Ebrei di Roma del 16 ottobre 1943 riporta alla memoria uno dei momenti più neri della storia d'Italia e della Capitale allora occupata dai tedeschi.
Sono le 5 e 30 di quello che sarà ricordato come il "sabato nero" quando le truppe naziste entrano a Portico d’Ottavia, nel Ghetto di Roma, per condurre a termine il più terribile rastrellamento avvenuto in Italia contro gli ebrei ad opera delle truppe tedesche occupanti. A comandarle è il tenente colonnello Kappler, che ricatta la comunità ebraica promettendo la salvezza in cambio della consegna di 50 chili d'oro. L'oro viene consegnato in Via Tasso, al numero 155 che poi diventerà il famigerato carcere delle SS, in un ufficio denominato in modo burocratico e sinistro: "Ufficio di Collocamento dei Lavoratori italiani per la Germania” (oggi sede del Museo Storico della Liberazione). La promessa non viene mantenuta e la deportazione si compie.
Al termine dell'operazione 1024 persone, tra cui oltre 200 bambini verranno catturati e sue giorni dopo, alle 14.05 del 18 ottobre, diciotto vagoni piombati partiranno dalla stazione Tiburtina direzione Auschwitz. Solo quindici uomini e una donna torneranno a casa, sopravvissuti al campo di sterminio, nessuno dei bambini.