Rowling, Rushdie e Atwood: fa discutere la lettera aperta contro la censura nel dibattito pubblico
Si intitola "Lettera sulla giustizia e sul dibattito aperto" e ha raccolto le firme di oltre 150 tra artisti, scrittori e intellettuali. Nel mirino il conformismo e la voglia di gogna della cosiddetta 'cancel culture"
Decine di artisti, scrittori e accademici hanno firmato una lettera aperta che denuncia il pericolo del conformismo nel dibattito pubblico e mette in guardia contro l'insorgere di un diffuso "illiberalismo" che mette in pericolo la libera circolazione delle informazioni e delle idee.
È il contenuto della lettera pubblicata da Harper's Magazine e intitiolata "A Letter on Justice and Open Debate" (Una lettera sulla giustizia e sul dibattito aperto). A firmarla sono J.K. Rowling, Salman Rushdie e Margaret Atwood insieme a altri 150 tra scrittori, artisti e accademici per schierarsi contro il conformismo ideologico.
La lettera arriva nel bel mezzo del dibattito su quella che nel mondo anglosassone viene definita dall'espressione 'cancel culture", la cultura della cancellazione dove persone di spicco si trovano ad affrontare attacchi solo per il fatto di aver condiviso opinioni controverse.
I sottoscrittori, dopo aver puntato il dito contro l'insorgere delle "forze dell'illiberalismo [che, ndr] stanno guadagnando forza in tutto il mondo e hanno un potente alleato in Donald Trump, il quale rappresenta una vera e propria minaccia per la democrazia" mettono in guardia sul pericolo che la resistenza a questi discorsi autoritari si trasformi essa stessa in un "marchio di dogma e coercizione che i demagoghi di destra stanno già sfruttando. L'inclusione democratica che vogliamo può essere raggiunta solo se si denuncia il clima di intolleranza che si è instaurato da tutte le parti."
La Rowling stessa per esempio ha recentemente attirato su di sé molte critiche per aver espresso il suo punto di vista sui transgender, punto di vista che ha fatto arrabbiare molti attivisti. In una serie di tweet, Rowling aveva detto di essere una sostenitrice dei diritti dei transgender ma di non credere alla "cancellazione" del concetto di sesso biologico. Questi commenti hanno spinto Daniel Radcliffe e altri membri del cast dei film di Harry Potter a dissentire pubblicamente alimentando attacchi che sono andati avanti per settimane online.
Margaret Atwood ha vissuto qualcosa di simile qualche anno fa quando, lei donna scrittrice di successo, autrice tra l'altro di uno dei "testi sacri" del femminismo, "Il racconto dell'ancella", ebbe a distinguersi dal 'main stream' nel momento di massimo consenso del movimento #metoo quando l'indignazione contro le violenze denunciate da molte persone nel mondo del cinema e della televisione portava a processi sommari sui 'social media' e alla richiesta di censura di opere e attori. Noto il caso di Kevin Spacey letteralmente "cancellato" da Ridley Scott nel suo "Tutti i soldi del mondo", sostituito da Christopher Plummer e ritoccato digitalmente in postproduzione a film ormai finito.
La lettera critica lo stato del dibattito pubblico e la "punizione severa e immediata" che viene inflitta a qualsiasi opinione venga percepita come torto e denuncia quella che definisce una vera e propria "intolleranza per le opinioni opposte, una tendenza alla gogna pubblica, all'ostracismo, e a sciogliere questioni politiche complesse in una certezza morale accecante".
"Il modo per sconfiggere le cattive idee è attraverso l'esposizione, l'argomentazione e la persuasione, non cercando di metterle a tacere o sperare che spariscano", conclude la lettera: "Rifiutiamo ogni falsa scelta tra giustizia e libertà, che non possono esistere l'una senza l'altra."
Tra gli altri firmatari ci sono Noam Chomsky, Gloria Steinem e Malcolm Gladwell.