L'elefantessa muore dopo aver portato i turisti al tempio, foto e sdegno fanno il giro del mondo
Come ogni giorno da 15 anni Sambo, un'elefantessa di circa 40-45 anni, aveva portato i turisti ad Angkor Wat, il più grande tempio del mondo, un luogo sacro millenario costruito nei pressi dell'antica capitale imperiale Yasodharapura e principale meta turistica del paese. Aveva lavorato per 40 minuti sotto un sole cocente e una temperatura di circa 40° centigradi, quando l'animale si è accasciato colpito da un attacco cardiaco, ha perso i sensi e non si è più rialzato.
La morte di Sambo ha riattizzato le polemiche delle associazioni animaliste che da tempo chiedono che venga proibito l'uso di animali per il traporto dei turisti nel parco archeologico di Angkor in Siem Reap. Le foto postate su Facebook hanno fatto il giro del mondo (8mila condivisioni) e una petizione è stata lanciata su Change.org a riguardo.
Il dramma di Sambo è anche un atto d'accusa rispetto all'abuso degli animali da lavoro in condizioni climatiche estreme come quelle che si stanno verificando in Cambogia. Da alcuni mesi infatti il paese soffre a causa di una siccità che ha raggiunto il livello di emergenza. Il primo ministro cambogiano ha appena diramato un decreto per la distribuzione di acqua agli abitanti delle province colpite in modo più grave, mentre le riserve si esauriscono e canali, specchi d'acqua e laghi si prosciugato a causa delle elevate temperature.
La penuria di risorse idriche nel paese che dura da circa un anno viene addebitata agli effetti del riscaldamento globale, la deforestazione e l'uso industriale a monte causato principalmente dalla Cina. Ora il progetto di sfruttamento del Mekong da parte del Laos attraverso la costruzione di una serie di dighe sta mettendo in allarme le popolazioni vietnamite e cambogiane che vivono nel bacino del fiume.
Sono circa 70 milioni le persone che vivono lungo le rive del Mekong e tra queste tribu indigene come i Jarai, Kraol, Phnong, Ro Oung, Stieng, Su, Oey, Kreung e Tampuan la cui esistenza dipende dalla coltivazione del riso che è stata praticamente azzerata dall'assenza di pioggia durante l'ultima stagione umida.
Samin Ngach, portavoce della Cambodia Indigenous Youth Association, lancia l'allarme: "Le comunità non hanno potuto piantare il riso, hanno bisogno di acqua. La foresta ha bisogno di acqua e anche gli animali."