Sindaca di Barcellona accusa di 'molestie sessuali' la Guardia Civil e il Cuerpo Nacional de Policía
Continua il braccio di ferro tra Madrid e Barcellona
Racconta Marta
"Hanno picchiato gente anziana, mi hanno tirato giù per le scale, mi hanno dato calci, mi hanno rotto le dita uno a uno in mezzo alle scale, mi hanno toccato il seno, ridevano, e mi hanno picchiata": è la testimonianza di Marta Torrecillas, una donna che si trovava nel seggio Pau Claris dell'Eixample di Barcellona quando è intervenuta la polizia spagnola. Marta ha registrato in lacrime la propria testimonianza in voce e l'ha inviata ad una amica. La registrazione è diventata virale sui social, con le immagini delle violenze subite dalla giovane donna registrate da uno dei presenti.
Ma la preoccupazione più grande della Colau, però, è la possibilità concreta che il presidente e il vicepresidente del governo catalano, Carles Puigdemont e Oriol Junqueras siano arrestati, ma "spero che non si arriverà a questo, altrimenti le cose si complicherebbero molto".
"La Guardia Civil resiste alle provocazioni e molestie esercitando in modo proporzionato le sue funzioni a difesa della legge". Così con un tweet il corpo di polizia nazionale spagnolo si difende dalle accuse di aver fatto ricorso ad un eccessivo uso della forza per impedire lo svolgimento del referendum per l'indipendenza in Catalogna. E nella giornata odierna, il profilo della gendarmeria spagnola sceglie un'alba: un nuevo día e un auguro di un felice lunedì.
Amanece un nuevo día 🌞
— Guardia Civil (@guardiacivil) 2 ottobre 2017
Nosotros seguimos trabajando, para proteger y asegurar los derechos y libertades de todos los españoles.#FelizLunes pic.twitter.com/P6ju8kjI92
La giornata referendaria non autorizzata
Tutta la Spagna ricorderà il primo ottobre 2017. Una giornata iniziata in un clima quasi festivo, con le scuole occupate da genitori e figli - impegnati in improbabili tornei notturni di carte o giochi da tavolo - per impedire che venissero chiuse. All'alba molti indipendentisti avevano presieduto i cancelli dei seggi con lo scopo di poteggere l'arrivo semiclandestino delle urne dai Mossos d'Esquadra (La polizia regionale della regione autonoma spagnola della Catalogna). Mossos che si sono ben guardati dal fare irruzione, limitandosi a fare rapporto sull'apertura dei seggi e a identificare i componenti delle sezioni. Una 'scelta' che ha fatto venire meno il 'rapporto di fiducia', forse già compromesso da una collaborazione non sempre impeccabile, tra le varie forze di polizia. E così la rottura è divenuta sempre più evidente.
Da una parte il governo spagnolo contrario all'indipendenza, dall'altro un popolo che vorrebbe mettere un recinto alla Catalogna. Il primo sostenuto dalla Guardia Civil e il Cuerpo Nacional de Policía, dall'altra i Mossos d'Esquadra (La polizia regionale della regione autonoma spagnola della Catalogna), accusata da sei giudici catalani di essersi rifiutata di obbedire all'ordine della magistratura del 27 settembre di bloccare le operazioni di voto del referendum illegale sulla secessione della Catalogna da Madrid. 'Scelta', quella del coporo militare che sarà processata in tribunale.
Poi ci sono gli altri numeri - seppur illegali - di coloro che al seggio ci sono andati lo stesso nonostante il clima di tensione che ha di fatto condizionato il referendum. Il "sì" avrebbe raggiunto il 90% dei consensi, con oltre due milioni di voti. I numeri sono ancora in divenire e c'è chi parla di tre milioni di persone su una popolazione che conta sette milioni e mezzo. Secondo il governo regionale avrebbero votato oltre 2,2 milioni di cittadini, cioè il 42 per cento degli aventi diritti. 400 i seggi bloccati dalle autorità centrali mediante la Guardia Civil, pari a 770 mila elettori che non hanno potuto esprimersi. Da qui la somma che poterebbe a tre milioni di preferenze.
Uno sciopero generale è stato proclamato per rispondere alla forza usata dal governo di Mariano Rajoy, ma i colpi di scena potrebbero svelare la strategia dei politici catalani: il parlamento catalano potrebbe proclamare l'indipendenza entro 48 ore dai risultati ufficiali. Madrid mette le mani avanti. "Faremo tutto ciò che consente la legge" per rispondere a una eventuale dichiarazione unilaterale di indipendenza della Catalogna, dopo lo svolgimento del referendum di domenica: "Se qualcuno pretende di dichiarare l'indipendenza di una parte del territorio dalla Spagna - ha detto il ministro della Giustizia, Rafael Catala - dovremo mettere in atto tutto ciò che la legge consente per evitare che ciò avvenga".