"Sorry, No Fuel". Benzina scarsa e scaffali vuoti, esplode il caos dopo Brexit nel Regno Unito
La realtà della Brexit inizia a colpire duro il Regno Unito.
La crisi nell'approvvigionamento di carburante è arrivata come la tempesta perfetta. File di macchine ai distributori di benzina e le filiere della carne e del pesce in ginocchio, il comparto ittico in crisi, frutta e verdura a marcire nei campi perché manca personale per la raccolta, aumento delle bollette del gas, nuove tasse e, infine, la difficoltà di approvvigionamento di anidride carbonica per via di una crisi internazionale.
Quest'ultimo problema, insieme alla mancanza della mano d'opera assicurata in precedenza dalla forza lavoro proveniente dall'Europa, minaccia l'arrivo sugli scaffali dei supermercati di tutta una serie di prodotti tra cui carne, pane, birra e bevande gassate. Gli inglesi trovano, sempre più spesso, scaffali vuoti nei supermercati. Il Paese sta vivendo una drammatica riduzione della capacità produttiva e un impoverimento generale.
Queste difficoltà vanno sommarsi alle conseguenze della pandemia che ha avuto un pesante impatto sulle famiglie e messo a dura prova la sanità pubblica. Le liste d'attesa, anche per le visite più urgenti, sono lunghe. Gli interventi chirurgici sono spesso rimandati. Secondo il rapporto stilato in agosto da Child Poverty Action Group (CPAG) in collaborazione con la Chiesa anglicana (CofE) 8 famiglie su 10, già in una situazione di deprivazione, hanno vissuto un ulteriore deterioramento della qualità della vita, a causa di un calo di reddito e di un aumento dei prezzi. La mancanza di manodopera ha creato un enorme disagio in vari settori, specialmente nel trasporto di beni di consumo ma anche di benzina.
Il governo ha chiesto l'intervento dell'esercito per fare arrivare il carburante alle stazioni di rifornimento. Le persone sono costrette a lunghe file, spesso di notte, chilometri lontano da casa, per trovare un distributore aperto o meno affollamento. L'attesa, a volte, dura ore. Serpeggia l'esasperazione. Oggi, a Londra, un uomo ha minacciato con un coltello il conducente di un'auto reo di aver cercato di saltare la fila per fare rifornimento. Il calo nel numero trasportatori disponibili ha impattato anche notevolmente sulla tavola dei britannici. Dall'inizio del mese è evidente una diminuzione massiccia di prodotti sugli scaffali dei supermercati e spesso le mensole vuote sono riempite con un unico prodotto per cercare di mimetizzare la carenza. Il governo ha deciso di concedere 5.000 permessi di lavoro temporanei ai camionisti europei che vorranno lavorare in UK, ma il visto scadrà a Natale.
Secondo l'associazione dei trasportatori Road Haulage Association, sono circa 100 mila i trasportatori mancanti e necessari a coprire il fabbisogno. Come è già accaduto negli anni più recenti, per i britannici il rischio che il tradizionale tacchino di Natale non arrivi in tempo sulla tavola è concreto. Nel frattempo, il prezzo del gas è salito alle stelle. Le bollette aumenteranno del 12.23% come risultato dell'esaurimento delle scorte, della riduzione dell'offerta dalla Russia e dell'aumento della domanda di gas naturale liquefatto dall'Estremo Oriente. I produttori di carne hanno chiesto al governo di intervenire per proteggere la filiera. L'aumento dei prezzi ha portato infatti a un taglio della fornitura di anidride carbonica, fondamentale per stordire gli animali prima della macellazione ma anche per mantenere la carne fresca più a lungo.
Richard Griffiths, amministratore delegato del British Poultry Council, organizzazione che riunisce i produttori di pollame, ha fatto sapere che, per questo motivo, la produzione ha dovuto subire un ridimensionamento massiccio. Due grossi impianti di fertilizzanti nell'area del Teesside e del Cheshire, che producono CO2 come sottoprodotto, hanno chiuso a causa dell'improvviso aumento dei prezzi del gas all'ingrosso e la British Meat Processors Association (BMPA) ha lanciato l'allarme: se non si risolverà il problema dell'approvvigionamento, molte aziende saranno costrette a chiudere. Il settore dell'agricoltura non se la passa meglio. La mancanza di immigrati sta rallentando il raccolto nei campi. I produttori hanno iniziato a regalare i propri ortaggi piuttosto che lasciarli a marcire. L'unione nazionale degli agricoltori NFU ha chiesto aiuto al governo ma rimane difficile attrarre forza lavoro locale. In pochi sono disposti a spostarsi periodicamente nelle zone rurali per questo
genere di lavori, persino al doppio della paga.
Boris Johnson, nel corso della sua prima visita ufficiale alla Casa Bianca del 21 settembre scorso, sperava di strappare una promessa di accordo economico a Joe Biden che non c'è stata. La ripercussione mediatica è stata notevole a Londra. Trump era un grande sostenitore della Brexit ma da questo punto di vista alla Casa Bianca è cambiato il vento. Joe Biden ha sempre espresso un certo disappunto nei confronti della scelta britannica, non nascondendo il timore che possa mettere a repentaglio il processo di pace in Irlanda del Nord. Per Johnson, un accordo bilaterale con l'America, sarebbe stato utile per superare i danni causati dall'uscita dall'Unione europea e per aumentare i consensi in vista delle elezioni. Difficile tuttavia che questo accada entro il 2024. La strada, per Johnson e per il Regno Unito, è insomma tutta in salita.
Il ministro dei Trasporti rassicura: "Segnali di stabilizzazione"
"Segnali di stabilizzazione" nel Regno Unito sul fronte dei tentativi di riassorbimento della crisi nelle forniture di carburante (e di alcuni prodotti alimentari) legata alla penuria di autotrasportatori e al conseguente rallentamento delle catene della distribuzione al dettaglio. a sottolinearlo è Grant Shapps, ministro dei Trasporti del governo di Boris Johnson, il quale insiste sulla necessità di evitare gli allarmi mediatici eccessivi che a suo dire hanno alimentato negli ultimi giorni le ansie collettive spingendo molta più gente del solito a fare rifornimento a costo di dar vita a lunghe code alle stazioni di servizio. “Iniziamo e vedere i primi segnali di stabilizzazione", ha detto oggi Shapps alla Bbc. "Più rapidamente torneremo alle nostre abitudini ordinarie di consumatori, e più rapidamente sarà ripristinata la normalità", ha aggiunto, tornando a negare che il governo abbia reagito troppo lentamente all'allerta e indicando gli effetti della Brexit sulla riduzione dell'ingaggio di autisti originari di Paesi Ue nel Regno Unito solo come una delle cause della crisi di questi giorni: non senza citare le misure dovute alle precauzionali imposte dall'emergenza Covid. Le grandi aziende petrolifere insistono intanto a loro volta a rassicurare sull'abbondanza di scorte nei depositi e nelle raffinerie britanniche. Mentre la Petrol Retailers Association (PRA), che rappresenta 5500 degli 8000 gestori delle pompe di carburante dell'isola, conferma oggi almeno in parte le indicazioni positive del ministro: indicando come nelle ultime 24 ore il totale delle file alle stazioni di servizio si sia ridotto per la prima volta negli ultimi giorni, con un 40% di avventori in più rispetto alla media abituale contro ben il 500% di domenica.