"Super Walls", a Padova la biennale di Street Art dedicata alla rinascita dalla pandemia
Trentacinque opere d’arte monumentali su altrettanti grandi muri dislocati nel tessuto urbano della città veneta
Si conclude con la creazione di trentacinque opere d’arte monumentali su altrettanti grandi muri dislocati nel tessuto urbano di Padova e provincia la seconda edizione della Biennale di street art “Super Walls”, la kermesse internazionale dedicata all’arte pubblica e alla valorizzazione del paesaggio urbano, curata dal gallerista Carlo Silvestrin e dalla critica d’arte Dominique Stella, che quest’anno ha coinvolto 39 artisti, di cui 13 donne, provenienti da sette paesi e chiamati a interpretare con il loro filtro creativo il tema della rinascita alle porte dell’era post-pandemica.
Tra le opere più apprezzate dai cittadini e dai visitatori durante la realizzazione, spiccano: il murale più grande d’Italia, esteso per quasi 4.000 metri quadri e comparso sull’acquedotto di Padova per mano del collettivo francese La Crémerie. Ci sono voluti 6 artisti sospesi in piattaforma per quasi un mese, con 200 bombolette spray e 600 litri di colore per realizzare la più grande opera di street art in Italia. Questo impianto idrico alto una quarantina di metri è considerato dalla crew un "edificio totem", dato che da più di mezzo secolo fa parte del paesaggio quotidiano di molti abitanti della città di Padova. La Crémerie ha deciso di affrontare la grande sfida rappresentata da questo progetto riportando il colore ad essere protagonista della struttura.
Il commovente regalo di nozze dell’olandese JDL, un abbraccio alto più di 20 metri sull’ospedale Sant’Antonio, al fratello adottivo e a sua moglie malata di cancro; il murale “Consumerism consumes us” dell’italiano Mrfijodor sulle pareti di una scuola, dove una sigaretta lunga trenta metri brucia salute, ambiente e coscienze e rappresenta il circolo vizioso del consumo che ci piega e - per l’appunto - ci consuma, ammonendo sui danni provocati dai alcuni gesti rituali comuni
Le coloratissime oche di Tony Gallo nell’opera “Nulla è per caso” sulla palestra comunale di Mestrino in cui la metafora del lucchetto e della chiave allude allo sbloccarsi di questo momento, della socialità, dell'amore, dell'abbracciarsi; i giochi di prospettiva tridimensionali di Peeta che, attraverso l’interazione delle forme geometriche con l’ambiente circostante, i chiaroscuri e i continui inganni tridimensionali agli occhi dello spettatore, fanno sparire un intero angolo dell’edificio dell’Università di Padova, che ha messo a disposizione due muri tra le numerose iniziative per la celebrazione dei suoi 800 anni.