Terremoto in Irpinia, tra passato e presente. A 40 anni dal devastante sisma
Il calendario segna 23 novembre 1980 quando un sisma di magnitudo 6,9 della scala Richter (Decimo grado della scala Mercalli) sfregia l'Irpinia. Una ferita indelebile con migliaia di vittime e sfollati, case distrutte e vite da reinventare. Lo Stato si scopre incapace di reagire in fretta e quando lo fa dimostra tutta la sua inefficienza. La più alta carica dello Stato denuncia la macchina che Egli stesso guida e si appella alla popolazione
L'appello a italiane e italiani di Sandro Pertini, 48 ore dopo una "camminata" tra le macerie del terremoto dell'Irpinia del 1980, sgomento per aver scoperto che alle leggi sulle emergenze introdotte negli anni Settanta non sono mai seguiti i decreti attuativi, accende un faro sull'Irpinia, colpita da un devastante terremoto dai numeri impressionanti. Tre regioni coinvolte, quasi tremila morti, 8848 feriti, 6 milioni di persone raggiunte, 362 mila case danneggiate e 290 mila sfollati.
Quarant'anni dopo, il ricordo degli eventi nei racconti di chi l'ha vissuti. Una classica domenica sera in Irpinia, con il calcio protagonista in ogni casa e l'atmosfera particolarmente accesa per la vittoria dei biancoverdi di Luis Vinicio contro l’Ascoli, nello stadio Partenio di Avellino. La quotidianità interrotta coinvolge anche i protagonisti del terreno di gioco: il difensore insuperabile Salvatore di Somma lo definisce “Quel giorno che non potrò mai più dimenticare”.
“Andate ad aiutare i terremotati in Irpinia, parlerò io con Agnelli”, è l'appello del Presidente della Repubblica raccolto dagli operai della Fiat. In molti misero da parte lavoro, famiglie e interessi personali per portare aiuto materiale e sostegno umano. Giuliano Santelli è tra i volontari operai della Fiat Autobianchi di Desio ad averlo fatto.
Speciale Irpinia 1980 - L'Italia sepolta l'Italia risorta

La Rai seguì da vicino le fasi successive al terremoto con decine di inviati. Mario Trufelli dalla redazione Rai di Potenza fu il primo a dare notizia di cosa fosse successo. “Erano tutti impazziti, fuggivano tutti. Mimmo Lavanga, un tecnico, mi seguì nello studio e subito ci collegammo con Roma, con Mario Pastore. Io dissi: terribile scossa di terremoto in Basilicata, e quella fu la prima notizia che arrivò agli italiani”.
Il quotidiano "Il Mattino" si ritrovò a organizzare il lavoro degli inviati del giornale. Durante una riunione di redazione, con Pietro Gargano e il direttore Roberto Ciuni, nacque il titolo che passò allo storia “Fare presto”, proposta raccolta dall'artista statunitense Andy Wharol che ne amplificò il successo trasformandolo in opera d'arte.
Le polemiche sui soccorsi non si placarono, per cinque giorni la gente fu lasciata a sbrigarsela da sola, tranne rare eccezioni. I racconti di Don Tarcisio Gambalonga e Rosetta D’Amelio racconta epiloghi angoscianti e anche scelte di vita controcorrenti. Chi è venuto ad aiutare ha sceso di restare e chi invece era lontano da queste terre ha deciso di ricostruire. Non cosa semplice come spiega l’inventore della paesologia, la disciplina che porta alla riscoperta e alla narrazione del patrimonio culturale dei borghi italiani. “Ora hanno un respiro rassegnato questi paesi. Non sono più luoghi del sangue, non ci sono più alberi e angoli segreti, e non c’è più una morte che sia solenne, sembrano morire come foglie, come semplici conseguenze di un affanno”, recitano i versi del poeta Franco Arminio.
Non tutto è andato storto, sulle macerie dell'Irpinia è nata la Protezione Civile. L'esperienza di uno Stato zoppicante di fronte a un'immane tragedia ha spinto la genialità di Giuseppe Zamberletti, ai tempi in carica come ministro e fresco dell'esperienza friulana del '76, a interpretare quel momento e suggerire al presidente della Repubblica Sandro Pertini la necessità di creare un dipartimento a sé. Lo stesso che ancora oggi è impegnato alla lotta contro il coronavirus.
Quarant'anni dopo, il ricordo degli eventi nei racconti di chi l'ha vissuti. Una classica domenica sera in Irpinia, con il calcio protagonista in ogni casa e l'atmosfera particolarmente accesa per la vittoria dei biancoverdi di Luis Vinicio contro l’Ascoli, nello stadio Partenio di Avellino. La quotidianità interrotta coinvolge anche i protagonisti del terreno di gioco: il difensore insuperabile Salvatore di Somma lo definisce “Quel giorno che non potrò mai più dimenticare”.
“Andate ad aiutare i terremotati in Irpinia, parlerò io con Agnelli”, è l'appello del Presidente della Repubblica raccolto dagli operai della Fiat. In molti misero da parte lavoro, famiglie e interessi personali per portare aiuto materiale e sostegno umano. Giuliano Santelli è tra i volontari operai della Fiat Autobianchi di Desio ad averlo fatto.
Speciale Irpinia 1980 - L'Italia sepolta l'Italia risorta

La Rai seguì da vicino le fasi successive al terremoto con decine di inviati. Mario Trufelli dalla redazione Rai di Potenza fu il primo a dare notizia di cosa fosse successo. “Erano tutti impazziti, fuggivano tutti. Mimmo Lavanga, un tecnico, mi seguì nello studio e subito ci collegammo con Roma, con Mario Pastore. Io dissi: terribile scossa di terremoto in Basilicata, e quella fu la prima notizia che arrivò agli italiani”.
Il quotidiano "Il Mattino" si ritrovò a organizzare il lavoro degli inviati del giornale. Durante una riunione di redazione, con Pietro Gargano e il direttore Roberto Ciuni, nacque il titolo che passò allo storia “Fare presto”, proposta raccolta dall'artista statunitense Andy Wharol che ne amplificò il successo trasformandolo in opera d'arte.
Le polemiche sui soccorsi non si placarono, per cinque giorni la gente fu lasciata a sbrigarsela da sola, tranne rare eccezioni. I racconti di Don Tarcisio Gambalonga e Rosetta D’Amelio racconta epiloghi angoscianti e anche scelte di vita controcorrenti. Chi è venuto ad aiutare ha sceso di restare e chi invece era lontano da queste terre ha deciso di ricostruire. Non cosa semplice come spiega l’inventore della paesologia, la disciplina che porta alla riscoperta e alla narrazione del patrimonio culturale dei borghi italiani. “Ora hanno un respiro rassegnato questi paesi. Non sono più luoghi del sangue, non ci sono più alberi e angoli segreti, e non c’è più una morte che sia solenne, sembrano morire come foglie, come semplici conseguenze di un affanno”, recitano i versi del poeta Franco Arminio.
Non tutto è andato storto, sulle macerie dell'Irpinia è nata la Protezione Civile. L'esperienza di uno Stato zoppicante di fronte a un'immane tragedia ha spinto la genialità di Giuseppe Zamberletti, ai tempi in carica come ministro e fresco dell'esperienza friulana del '76, a interpretare quel momento e suggerire al presidente della Repubblica Sandro Pertini la necessità di creare un dipartimento a sé. Lo stesso che ancora oggi è impegnato alla lotta contro il coronavirus.