Thailandia, dichiarato lo stato di emergenza. Arrestati i leader della protesta
I manifestanti fanno il segno di Hunger Games che simboleggia le tre richieste: nuovo governo, nuova Costituzione e lo stop alla persecuzione dei dissidenti politici
Nonostante il divieto ai raduni pubblici imposto in Thailandia, almeno mille persone hanno risposto all'appello dei leader pro-democrazia di radunarsi di nuovo, dopo le proteste del mattino, nel quartiere dello shopping di Bangkok. La folla ha bloccato un grande incrocio fiancheggiato da diversi centri commerciali e un famoso santuario, dove uno dei leader della protesta, ha tenuto un discorso alla folla. Altri capi del movimento sono stati arrestati oggi dalla polizia. Il vice portavoce della polizia, il colonnello Kissana Phathanacharoen aveva avvisato i manifestanti che indire la protesta o parteciparvi sarebbe stato illegale.
Proclamato lo stato di emergenza
Con migliaia di manifestanti che circondano la sede dell'esecutivo a Bangkok, il governo thailandese ha proclamato nella notte lo stato di emergenza, che vieta assembramenti di più di cinque persone e la pubblicazione di notizie o messaggi nocivi per la sicurezza nazionale, anche online. Lo ha annunciato la tv di Stato. "E' estremamente necessario introdurre urgenti misure per porre fine a questa situazione in modo rapido ed efficace per mantenere l'ordine", è stato detto dai canali statali. Il provvedimento è entrato in vigore da subito, alle 4 di notte locali.
Ieri, dopo aver accerchiato la sede del governo, i manifestanti hanno gridato insulti e fatto il saluto delle tre dita - un gesto di sfida che il movimento pro-democrazia ha preso in prestito dai libri e film di "Hunger Games" - al passaggio dell'automobile che trasportava il re Vajiralongkorn e la regina Suthida, una scena impensabile nel regno fino a poco tempo fa. Il gesto, diffusosi nelle proteste del 2014 adesso simboleggia anche le "tre richieste" che i manifestanti rivolgono ai politici: un nuovo governo che rimpiazzi quello del generale golpista Prayuth Chan-ocha, una nuova Costituzione al posto di quella scritta dai militari, e lo stop alla persecuzione dei dissidenti politici.
Dopo la proclamazione dello stato di emergenza la polizia in tenuta antisommossa è intervenuta per disperdere i dimostranti. Almeno 20 attivisti per la democrazia sono stati arrestati tra cui Anon Nampha, Parit Chiwarak, Panupong Jadnok e Panusaya Sithijirawattanakul, i più determinati. In particolare, Panusaya (21 anni) è la studentessa che per prima in agosto lesse un manifesto per la riforma della monarchia davanti a una folla di studenti. Alcuni tra gli arrestati, come Anon e Parit, erano già finiti in carcere con l'accusa di sedizione negli ultimi tre mesi, e poi rilasciati su cauzione. Dopo le proteste di ieri, però, le autorità sembrano intenzionate a stroncare sul nascere il movimento.
Il gruppo in difesa dei diritti umani Amnesty International ha criticato la repressione. Il suo vicedirettore regionale Ming Yu Hah ha esortato le autorità thailandesi a "impegnarsi in un dialogo costruttivo con i manifestanti". "L'entità degli arresti mattutini di oggi sembra completamente ingiustificata sulla base degli eventi di ieri. Le assemblee sono state straordinariamente pacifiche. Queste mosse sono chiaramente progettate per eliminare il dissenso e seminare paura in chiunque simpatizzi con le opinioni dei manifestanti", ha sottolineato il gruppo in una dichiarazione.
Gli attivisti hanno attirato l'attenzione a causa delle loro richieste di riforme alla monarchia costituzionale thailandese, che dicono non operare adeguatamente in un quadro democratico. Richieste inaudite perché l'istituzione reale è stata a lungo considerata sacrosanta e un pilastro dell'identità thailandese, oltre a essere protetta da una legge sulla lesa maestà che impone da tre a 15 anni di carcere per diffamazione della monarchia.
Il movimento di protesta è stato lanciato a marzo da studenti universitari, ma è stato rapidamente sospeso poiché la Thailandia è stata colpita da ondate di casi di coronavirus. È tornato a luglio, quando la minaccia del virus si è attenuata e da allora è stato nuovamente guidato dagli studenti e pubblicizzato sui social media. Le richieste principali originarie del movimento sono nuove elezioni, modifiche alla costituzione per renderla più democratica e la fine delle intimidazioni nei confronti degli attivisti.
Proclamato lo stato di emergenza
Con migliaia di manifestanti che circondano la sede dell'esecutivo a Bangkok, il governo thailandese ha proclamato nella notte lo stato di emergenza, che vieta assembramenti di più di cinque persone e la pubblicazione di notizie o messaggi nocivi per la sicurezza nazionale, anche online. Lo ha annunciato la tv di Stato. "E' estremamente necessario introdurre urgenti misure per porre fine a questa situazione in modo rapido ed efficace per mantenere l'ordine", è stato detto dai canali statali. Il provvedimento è entrato in vigore da subito, alle 4 di notte locali.
Ieri, dopo aver accerchiato la sede del governo, i manifestanti hanno gridato insulti e fatto il saluto delle tre dita - un gesto di sfida che il movimento pro-democrazia ha preso in prestito dai libri e film di "Hunger Games" - al passaggio dell'automobile che trasportava il re Vajiralongkorn e la regina Suthida, una scena impensabile nel regno fino a poco tempo fa. Il gesto, diffusosi nelle proteste del 2014 adesso simboleggia anche le "tre richieste" che i manifestanti rivolgono ai politici: un nuovo governo che rimpiazzi quello del generale golpista Prayuth Chan-ocha, una nuova Costituzione al posto di quella scritta dai militari, e lo stop alla persecuzione dei dissidenti politici.
Dopo la proclamazione dello stato di emergenza la polizia in tenuta antisommossa è intervenuta per disperdere i dimostranti. Almeno 20 attivisti per la democrazia sono stati arrestati tra cui Anon Nampha, Parit Chiwarak, Panupong Jadnok e Panusaya Sithijirawattanakul, i più determinati. In particolare, Panusaya (21 anni) è la studentessa che per prima in agosto lesse un manifesto per la riforma della monarchia davanti a una folla di studenti. Alcuni tra gli arrestati, come Anon e Parit, erano già finiti in carcere con l'accusa di sedizione negli ultimi tre mesi, e poi rilasciati su cauzione. Dopo le proteste di ieri, però, le autorità sembrano intenzionate a stroncare sul nascere il movimento.
Il gruppo in difesa dei diritti umani Amnesty International ha criticato la repressione. Il suo vicedirettore regionale Ming Yu Hah ha esortato le autorità thailandesi a "impegnarsi in un dialogo costruttivo con i manifestanti". "L'entità degli arresti mattutini di oggi sembra completamente ingiustificata sulla base degli eventi di ieri. Le assemblee sono state straordinariamente pacifiche. Queste mosse sono chiaramente progettate per eliminare il dissenso e seminare paura in chiunque simpatizzi con le opinioni dei manifestanti", ha sottolineato il gruppo in una dichiarazione.
Gli attivisti hanno attirato l'attenzione a causa delle loro richieste di riforme alla monarchia costituzionale thailandese, che dicono non operare adeguatamente in un quadro democratico. Richieste inaudite perché l'istituzione reale è stata a lungo considerata sacrosanta e un pilastro dell'identità thailandese, oltre a essere protetta da una legge sulla lesa maestà che impone da tre a 15 anni di carcere per diffamazione della monarchia.
Il movimento di protesta è stato lanciato a marzo da studenti universitari, ma è stato rapidamente sospeso poiché la Thailandia è stata colpita da ondate di casi di coronavirus. È tornato a luglio, quando la minaccia del virus si è attenuata e da allora è stato nuovamente guidato dagli studenti e pubblicizzato sui social media. Le richieste principali originarie del movimento sono nuove elezioni, modifiche alla costituzione per renderla più democratica e la fine delle intimidazioni nei confronti degli attivisti.