20 maggio 1999, Massimo D'Antona ucciso dalle Br
Era il 20 maggio del 1999, quando un commando delle nuove Brigate rosse freddò il giuslavorista in via Salaria, a Roma
Il 20 maggio 1999 Massimo D'Antona, giurista e docente universitario e consulente del ministero del lavoro, esce di casa intorno alle 8. Dopo pochi passi si compie l'agguato di un commando di brigatisti. L'ultimo dei nove colpi del caricatore di una pistola semiautomatica gli infligge il colpo di grazia. Poche ore dopo, in un documento firmato Nuove Brigate Rosse, arriva la rivendicazione.
Oggi, a 22 anni dal brutale omicidio, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ricorda invitando a "guidare i processi economici e civili, cercando di rendere più moderno il Paese, con le sue imprese e la sua pubblica amministrazione e, al tempo stesso, garantire inclusione e coesione". E' il modo, aggiunge "per onorare gli uomini che hanno pagato con la vita il loro impegno per migliorare le condizioni di lavoro e per costruire politiche pubbliche capaci di ridurre le diseguaglianze", con servizi efficienti e più facile accesso all'occupazione".