40 anni fa usciva The Wall, l'album dei Pink Floyd che cambiò la storia del rock
Fu uno dei dischi più rivoluzionari di sempre ma segnò una frattura insanabile nella band
"The Wall" dei Pink Floyd, uno degli album più rivoluzionari di sempre, compie 40 anni. Paradossalmente però segnò anche una frattura insanabile all'interno della band che avrebbe portato, sei anni dopo, nel 1985, al definitivo abbandono di Roger Waters.
L'album ruota attorno a un personaggio fittizio, Pink, che si costruisce un muro mentale dietro al quale isolarsi a causa dei disagi subiti fin piccolo, tra cui la morte del padre, la madre iperprotettiva, la rigidità scolastica e, più tardi, i tradimenti della moglie.
Il disco, undicesimo album in studio del gruppo, è il risultato di un concept proposto da Waters nella speranza di rimediare alla terribile situazione finanziaria in cui si trovava la band. Alcuni anni dopo Alan Parker dirige il film Pink Floyd The Wall, trasposizione cinematografica dell'album con il contributo grafico di Gerald Scarfe. L'attore protagonista è l'allora semisconosciuto leader dei The Boomtown Rats, Bob Geldof. Il film fu presentato, in anteprima, al 35º festival di Cannes, il 22 maggio 1982, a mezzanotte. La pellicola, in cui vengono mostrati circa venti minuti delle animazioni originali di Gerald Scarfe, create per i concerti, è dotata di un'incisiva violenza psicologica: basti pensare alla sequenza dei bambini gettati nel tritacarne o quella dei bombardamenti di Goodbye Blue Sky.
Le origini
Lo spunto per The Wall arrivò da un incidente accaduto durante l'ultimo concerto dei Pink Floyd nel 1977. Un gruppo di spettatori aveva infastidito così tanto Waters che il cantante aveva sputato verso di loro. Ne seguì una serie di discussioni con i membri della band e da lì nacque l'idea di realizzare delle canzoni che raccontassero il distacco tra il pubblico e gli artisti.
Alla realizzazione dell'album doppio "The Wall", che si proponeva di includere 26 canzoni in due dischi, partecipò anche il produttore Bob Ezrin, ma la maggior parte del lavoro la fece Roger Waters. L'album uscì il 30 novembre 1979 e, per promuoverlo, il gruppo fece una serie di concerti tra il 1980 e il 1981 in cui s'impegnò a rappresentare sul palco la critica mossa dal disco, ribadendo la denuncia nei confronti della società e di come il rock l'aveva fino ad allora raccontata.
All'inizio di ogni concerto salivano sul palco quattro persone con delle maschere che riproducevano i volti dei membri della band. Dopo l'arrivo degli artisti originali partivano le immagini di mostruosi cartoni animati proiettati su uno schermo circolare. Poi veniva edificato un muro di polistirolo che separava il pubblico dal gruppo. Durante la performance di "Comfortably Numb", Waters usciva dal muro in camice bianco e David Gilmour veniva innalzato sopra di lui. Alla fine del concerto, il muro veniva violentemente abbattuto. Durante il tour ricomparve il celeberrimo maiale Algie, il pallone gonfiato ad elio divenuto famoso dopo essere stato utilizzato per la copertina di Animals. Anziché essere rosa, questa volta era nero, con il logo dei martelli incrociati dipinto sul fianco. Roger Waters teneva spesso anche dei dialoghi col maiale volante tra le esecuzioni di In the Flesh e di Run Like Hell.
Il successo
Negli anni, l'album ha riscosso così tanto successo da essersi posizionato all'87esimo posto nella lista dei 500 migliori dischi secondo Rolling Stone. Però, segnò anche la fine della formazione classica della band. Già ai tempi della registrazione di "The Wall", Waters aveva più volte lamentato un distacco dal resto del gruppo, ebbe un forte litigio con il tastierista Richard Wright, "colpevole" di essersi presentato tardivamente alle registrazione dell'album e di abusare di cocaina. Per questo Waters lo licenziò e durante il tour, Wright partecipò solo come turnista. Da questo momento il predominio di Waters sugli altri componenti del gruppo divenne totale, e l'album successivo, "The Final Cut" (1983), fu il risultato. A seguito di quello che considerava lo scarso impegno dei membri della band, nel 1985 Rogers annunciò il suo addio ai Pink Floyd, che definì "uno spreco di energie". Anni dopo, in un'intervista Nick Mason ha detto: "Eravamo consapevoli che prima o poi Roger ci avrebbe comunicato che sarebbe andato via. Sia io che David Gilmour ci aspettavamo quel momento già da tempo e sapevamo che saremmo comunque andati avanti...".
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L'album ruota attorno a un personaggio fittizio, Pink, che si costruisce un muro mentale dietro al quale isolarsi a causa dei disagi subiti fin piccolo, tra cui la morte del padre, la madre iperprotettiva, la rigidità scolastica e, più tardi, i tradimenti della moglie.
Il disco, undicesimo album in studio del gruppo, è il risultato di un concept proposto da Waters nella speranza di rimediare alla terribile situazione finanziaria in cui si trovava la band. Alcuni anni dopo Alan Parker dirige il film Pink Floyd The Wall, trasposizione cinematografica dell'album con il contributo grafico di Gerald Scarfe. L'attore protagonista è l'allora semisconosciuto leader dei The Boomtown Rats, Bob Geldof. Il film fu presentato, in anteprima, al 35º festival di Cannes, il 22 maggio 1982, a mezzanotte. La pellicola, in cui vengono mostrati circa venti minuti delle animazioni originali di Gerald Scarfe, create per i concerti, è dotata di un'incisiva violenza psicologica: basti pensare alla sequenza dei bambini gettati nel tritacarne o quella dei bombardamenti di Goodbye Blue Sky.
Le origini
Lo spunto per The Wall arrivò da un incidente accaduto durante l'ultimo concerto dei Pink Floyd nel 1977. Un gruppo di spettatori aveva infastidito così tanto Waters che il cantante aveva sputato verso di loro. Ne seguì una serie di discussioni con i membri della band e da lì nacque l'idea di realizzare delle canzoni che raccontassero il distacco tra il pubblico e gli artisti.
Alla realizzazione dell'album doppio "The Wall", che si proponeva di includere 26 canzoni in due dischi, partecipò anche il produttore Bob Ezrin, ma la maggior parte del lavoro la fece Roger Waters. L'album uscì il 30 novembre 1979 e, per promuoverlo, il gruppo fece una serie di concerti tra il 1980 e il 1981 in cui s'impegnò a rappresentare sul palco la critica mossa dal disco, ribadendo la denuncia nei confronti della società e di come il rock l'aveva fino ad allora raccontata.
All'inizio di ogni concerto salivano sul palco quattro persone con delle maschere che riproducevano i volti dei membri della band. Dopo l'arrivo degli artisti originali partivano le immagini di mostruosi cartoni animati proiettati su uno schermo circolare. Poi veniva edificato un muro di polistirolo che separava il pubblico dal gruppo. Durante la performance di "Comfortably Numb", Waters usciva dal muro in camice bianco e David Gilmour veniva innalzato sopra di lui. Alla fine del concerto, il muro veniva violentemente abbattuto. Durante il tour ricomparve il celeberrimo maiale Algie, il pallone gonfiato ad elio divenuto famoso dopo essere stato utilizzato per la copertina di Animals. Anziché essere rosa, questa volta era nero, con il logo dei martelli incrociati dipinto sul fianco. Roger Waters teneva spesso anche dei dialoghi col maiale volante tra le esecuzioni di In the Flesh e di Run Like Hell.
Il successo
Negli anni, l'album ha riscosso così tanto successo da essersi posizionato all'87esimo posto nella lista dei 500 migliori dischi secondo Rolling Stone. Però, segnò anche la fine della formazione classica della band. Già ai tempi della registrazione di "The Wall", Waters aveva più volte lamentato un distacco dal resto del gruppo, ebbe un forte litigio con il tastierista Richard Wright, "colpevole" di essersi presentato tardivamente alle registrazione dell'album e di abusare di cocaina. Per questo Waters lo licenziò e durante il tour, Wright partecipò solo come turnista. Da questo momento il predominio di Waters sugli altri componenti del gruppo divenne totale, e l'album successivo, "The Final Cut" (1983), fu il risultato. A seguito di quello che considerava lo scarso impegno dei membri della band, nel 1985 Rogers annunciò il suo addio ai Pink Floyd, che definì "uno spreco di energie". Anni dopo, in un'intervista Nick Mason ha detto: "Eravamo consapevoli che prima o poi Roger ci avrebbe comunicato che sarebbe andato via. Sia io che David Gilmour ci aspettavamo quel momento già da tempo e sapevamo che saremmo comunque andati avanti...".
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