11 gennaio 1979, 40 anni fa l'esordio in Italia dell'Ispettore Derrick
La serie tedesca narra le vicende di un investigatore, interpretato da Horst Tappert.
L'11 gennaio 1979 entra per la prima volta nelle case degli italiani, sul secondo canale della Rai, l'ispettore Derrick, l'investigatore alto e gentile della Squadra Omicidi di Monaco di Baviera. La serie di telefilm di produzione tedesca "Nove casi per l'ispettore Derrick" si presenta come un'alternativa alle fiction poliziesche statunitensi e subito diventa un cult e un appuntamento fisso per il pubblico italiano. In patria era già un successo dal 1973 e negli anni, oltre che sulla Rai, sarebbe approdata sulle televisioni di 110 paesi.
La prima puntata, chiamata profeticamente "Il supercolpo", non fu per la verità accolta troppo bene dai critici italiani. "È un prodotto veramente modesto", scrisse Ugo Buzzolan sulla Stampa e anche Umberto Eco, sull'Espresso, osservò: "A lume di buon senso non ci sono ragioni per cui Derrick dovrebbe piacere". Invece il pubblico italiano si affezionò a quel poliziotto cinquantenne serio e comprensivo e continuò a seguirlo, con milioni di telespettatori (dai 3 ai 7) per ognuna delle 281 puntate girate e poi anche nelle repliche, fino al XXI secolo, prima sulla Rai, poi su Sky, e in anni più recenti su TV2000, l'emittente dell'episcopato italiano.
Derrick, interpretato dall'attore Horst Tappert, si muoveva in atmosfere crepuscolari e un po' grigie, accompagnato dal fido braccio destro, il trentacinquenne Harry Klein (l'attore Fritz Wepper), il quale si rivolgeva al suo capo dandogli rigorosamente del "lei". La sua missione era "difendere l'ordine" e lo faceva con intelligenza, cultura e compassione sia per le vittime che, talvolta, per gli assassini. Le indagini erano tutte ambientate a Monaco o in Baviera, gli attori erano tutti tedeschi e volti poco conosciuti. Con un'eccezione: ne "L'uomo di Portofino", la terza puntata mandata in onda in Italia, recitava anche Amedeo Nazzari, nella parte di un medico ricattatore, poi pentito e fatto fuori da una banda di criminali.
A contribuire al successo italiano fu, secondo gli stessi produttori tedeschi, l'eccellente doppiaggio. Lo stesso attore protagonista, Horst Tappert, definì la sua voce italiana, quella dell'attore Bruno Alessandro, la migliore di tutte per esprimere le diverse sfaccettature del personaggio.
Tappert morì nel 2008, ma la serie di Derrick, con le sue repliche, continuò ad andare in onda ancora per anni.
Nel 2013, il sociologo tedesco Jorg Becker "scoprì" che il futuro interprete dell'ispettore Derrick aveva fatto parte, quando aveva 20 anni, delle Waffen SS, la forza armata del Terzo Reich. In realtà lo stesso Tappert nella sua autobiografia "Io e Derrick" aveva scritto di essere stato in guerra come soldato della Wehrmacht e, dopo la prigionia, di aver iniziato la carriera di attore. Ne seguì un ampio dibattito e la notizia finì sui principali giornali tedeschi gettando un'ombra sul suo passato. "Bisogna sempre inquadrare il passato delle persone nel tempo in cui hanno vissuto", dichiarò Fritz Wepper, che nella serie interpretava l'assistente di Derrick.
La prima puntata, chiamata profeticamente "Il supercolpo", non fu per la verità accolta troppo bene dai critici italiani. "È un prodotto veramente modesto", scrisse Ugo Buzzolan sulla Stampa e anche Umberto Eco, sull'Espresso, osservò: "A lume di buon senso non ci sono ragioni per cui Derrick dovrebbe piacere". Invece il pubblico italiano si affezionò a quel poliziotto cinquantenne serio e comprensivo e continuò a seguirlo, con milioni di telespettatori (dai 3 ai 7) per ognuna delle 281 puntate girate e poi anche nelle repliche, fino al XXI secolo, prima sulla Rai, poi su Sky, e in anni più recenti su TV2000, l'emittente dell'episcopato italiano.
Derrick, interpretato dall'attore Horst Tappert, si muoveva in atmosfere crepuscolari e un po' grigie, accompagnato dal fido braccio destro, il trentacinquenne Harry Klein (l'attore Fritz Wepper), il quale si rivolgeva al suo capo dandogli rigorosamente del "lei". La sua missione era "difendere l'ordine" e lo faceva con intelligenza, cultura e compassione sia per le vittime che, talvolta, per gli assassini. Le indagini erano tutte ambientate a Monaco o in Baviera, gli attori erano tutti tedeschi e volti poco conosciuti. Con un'eccezione: ne "L'uomo di Portofino", la terza puntata mandata in onda in Italia, recitava anche Amedeo Nazzari, nella parte di un medico ricattatore, poi pentito e fatto fuori da una banda di criminali.
A contribuire al successo italiano fu, secondo gli stessi produttori tedeschi, l'eccellente doppiaggio. Lo stesso attore protagonista, Horst Tappert, definì la sua voce italiana, quella dell'attore Bruno Alessandro, la migliore di tutte per esprimere le diverse sfaccettature del personaggio.
Tappert morì nel 2008, ma la serie di Derrick, con le sue repliche, continuò ad andare in onda ancora per anni.
Nel 2013, il sociologo tedesco Jorg Becker "scoprì" che il futuro interprete dell'ispettore Derrick aveva fatto parte, quando aveva 20 anni, delle Waffen SS, la forza armata del Terzo Reich. In realtà lo stesso Tappert nella sua autobiografia "Io e Derrick" aveva scritto di essere stato in guerra come soldato della Wehrmacht e, dopo la prigionia, di aver iniziato la carriera di attore. Ne seguì un ampio dibattito e la notizia finì sui principali giornali tedeschi gettando un'ombra sul suo passato. "Bisogna sempre inquadrare il passato delle persone nel tempo in cui hanno vissuto", dichiarò Fritz Wepper, che nella serie interpretava l'assistente di Derrick.