50 anni fa moriva Jack Kerouac. Scrisse On The Road, manifesto della Beat Generation
"On The Road? Ero giovane quando l'ho scritto, non è male". Così Kerouac si raccontava a Fernanda Pivano
"Perché per me l'unica gente possibile sono i pazzi, quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano... bruciano... bruciano come favolosi fuochi d'artificio color giallo che esplodono come ragni attraverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno ooohh".
Così in poche righe, nel romanzo cult On The Road, scritto nel 1951 e pubblicato nel '57, Jack Kerouac descrive la "beat generation", movimento di ribellione giovanile nato negli anni Cinquanta, di cui non a caso è considerato fondatore insieme ad Allen Ginsberg, William Burroughs, Gregory Corso, Neal Cassady, Gary Snyder, Lawrence Ferlinghetti, Norman Mailer. Un'esperienza storica e sociale difficilmente catalogabile, che assunse declinazioni e forme diverse a seconda del linguaggio artistico utilizzato. Prosa e letteratura, prima, e poi poesia, musica, fino ad arrivare al cinema. Un universo di influenze, da cui attingere e farsi ispirare, che ruotano attorno alla volontà di indagare la condizione umana intesa nella sua forma più libera, cioè meno costretta da norme sociali.
Il 21 ottobre di cinquant'anni fa Jack Kerouac moriva. Era il 1969, ma le contaminazioni Beat non si esaurirono per molto tempo ancora. Sono molti gli artisti che affermano di essersi ispirati allo scrittore statunitense, e in particolare al suo romanzo più noto. Nell'autobiografia "Light My Fire: My Life with The Doors" (1998), il tastierista dei Doors Ray Manzarek si lasciò andare a un "credo che se Kerouac non avesse scritto 'On the road', i Doors non sarebbero mai esistiti". Bob Dylan nei suoi testi raccoglie elementi cari alla tradizione beat come la sconfitta dell’uomo medio contro la società capitalistica (“Like a Rolling Stone”) o l’antimilitarismo dichiarato (“Blowin in the Wind”) e tanti altri ancora.
Ma non c'è solo "On the road" tra le opere di Kerouac ad aver ispirato altri artisti: "Tristessa", il romanzo scritto tra 1955 e 1956 durante un soggiorno in Messico e che racconta la storia di una prostituta dipendente dalle droghe, è stato fonte di ispirazione dell'album musicale "Esperanza: Songs From Jack Kerouac's Tristessa", disco del 2013 fortemente voluto dal produttore Jim Sampas al quale hanno contribuito musicisti come The Low Anthem, William Fitzsimmons, Lee Ranaldo dei Sonic Youth e Tony Dekker, leader dei Great Lake Swimmers.
Nel cinema, oltre alla trasposizione sul grande schermo del romanzo "On the road", divenuto nel 2012 un omonimo film diretto da Walter Salles, in ambito cinematografico vale la pena ricordare "Heart Beat", pellicola del 1980 diretta da John Byrum che racconta la storia del legame tra tre dei principali protagonisti del movimento Beat, Jack Kerouac, Neal Cassady e sua moglie Carolyn. A interpretarli, John Heard, Nick Nolte e Sissy Spacek. "Giovani ribelli" ("Kill Your Darlings", 2013), racconta invece l'omicidio di David Eames Kammerer, commesso dal giornalista Lucien Carr, e del coinvolgimento di tre grandi della Beat Generation, Allen Ginsberg, Jack Kerouac e William Burroughs. Nella lunga carrellata di incroci di arte, storie e personaggi legati agli anni della "beatitudine" fondata da Kerouac, c'è spazio anche per una collaborazione che non vide mai la luce: un film tratto da "On the road" con protagonista l'attore Marlon Brando. La proposta, lanciata direttamente dal romanziere statunitense, è testimoniata da una lettera del 1957: "Prego che tu compri 'On the road' e ne faccia un film. Non preoccuparti della struttura, posso comprimere e riorganizzare un po' la trama per darne una struttura da film assolutamente accettabile", si legge. "Tu reciterai la parte di Dean, io quella di Sal", prosegue la lettera. Kerouac cerca di convincere Brando assicurandogli che gli mostrerà lui stesso "come si comporta nella vita reale Dean", cioè il protagonista del romanzo che rappresenta Cassady. L'invito cadde nel nulla e quel film non venne mai girato.
Autodefinitosi poeta jazz, Jack Kerouac incarnò in prima persona i principi e i valori del rifiuto dalle convenzioni dell'epoca, la ricerca della libertà materiale e spirituale, il pacifismo e la ribellione (espressa soprattutto attraverso l'arte) alle censure e alla morale americana da cui si sentiva costretto, come molti giovani della sua generazione, in maniera insopportabile. Oltre a esprimere la sua libertà anche sul piano dei costumi personali e sessuali, non trascurò esperienze estreme, come quelle con le droghe e con l'alcool: quest'ultimo, in particolare, giunse a minarne gravemente la salute. Scomparso prematuramente nel 1969, appena dieci anni dopo la pubblicazione di On the road in Italia, Kerouac instaurò una salda amicizia con la scrittrice e giornalista italiana Fernanda Pivano che lo intervistò nel 1966.
Decisamente meno conosciuta è l'attività di Jack Kerouac nel campo della pittura e della grafica. Appassionato di arte, dopo aver studiato l'arte europea del passato, Kerouac incontrò il mondo artistico statunitense, studiando i maestri della pittura informale e quelli della scuola di New York, che aveva poi cominciato a frequentare dalla seconda metà degli anni Cinquanta. Kerouac fece anche ritratti di personaggi famosi, come Joan Crawford, Truman Capote, Dody Muller e addirittura il cardinal Montini. L'arte figurativa e astratta di Kerouac, fatta di complicati disegni, dipinti e appunti grafici, trasmette l'angoscia e il suo disagio già espresso con la letteratura.
Così in poche righe, nel romanzo cult On The Road, scritto nel 1951 e pubblicato nel '57, Jack Kerouac descrive la "beat generation", movimento di ribellione giovanile nato negli anni Cinquanta, di cui non a caso è considerato fondatore insieme ad Allen Ginsberg, William Burroughs, Gregory Corso, Neal Cassady, Gary Snyder, Lawrence Ferlinghetti, Norman Mailer. Un'esperienza storica e sociale difficilmente catalogabile, che assunse declinazioni e forme diverse a seconda del linguaggio artistico utilizzato. Prosa e letteratura, prima, e poi poesia, musica, fino ad arrivare al cinema. Un universo di influenze, da cui attingere e farsi ispirare, che ruotano attorno alla volontà di indagare la condizione umana intesa nella sua forma più libera, cioè meno costretta da norme sociali.
Il 21 ottobre di cinquant'anni fa Jack Kerouac moriva. Era il 1969, ma le contaminazioni Beat non si esaurirono per molto tempo ancora. Sono molti gli artisti che affermano di essersi ispirati allo scrittore statunitense, e in particolare al suo romanzo più noto. Nell'autobiografia "Light My Fire: My Life with The Doors" (1998), il tastierista dei Doors Ray Manzarek si lasciò andare a un "credo che se Kerouac non avesse scritto 'On the road', i Doors non sarebbero mai esistiti". Bob Dylan nei suoi testi raccoglie elementi cari alla tradizione beat come la sconfitta dell’uomo medio contro la società capitalistica (“Like a Rolling Stone”) o l’antimilitarismo dichiarato (“Blowin in the Wind”) e tanti altri ancora.
Ma non c'è solo "On the road" tra le opere di Kerouac ad aver ispirato altri artisti: "Tristessa", il romanzo scritto tra 1955 e 1956 durante un soggiorno in Messico e che racconta la storia di una prostituta dipendente dalle droghe, è stato fonte di ispirazione dell'album musicale "Esperanza: Songs From Jack Kerouac's Tristessa", disco del 2013 fortemente voluto dal produttore Jim Sampas al quale hanno contribuito musicisti come The Low Anthem, William Fitzsimmons, Lee Ranaldo dei Sonic Youth e Tony Dekker, leader dei Great Lake Swimmers.
Nel cinema, oltre alla trasposizione sul grande schermo del romanzo "On the road", divenuto nel 2012 un omonimo film diretto da Walter Salles, in ambito cinematografico vale la pena ricordare "Heart Beat", pellicola del 1980 diretta da John Byrum che racconta la storia del legame tra tre dei principali protagonisti del movimento Beat, Jack Kerouac, Neal Cassady e sua moglie Carolyn. A interpretarli, John Heard, Nick Nolte e Sissy Spacek. "Giovani ribelli" ("Kill Your Darlings", 2013), racconta invece l'omicidio di David Eames Kammerer, commesso dal giornalista Lucien Carr, e del coinvolgimento di tre grandi della Beat Generation, Allen Ginsberg, Jack Kerouac e William Burroughs. Nella lunga carrellata di incroci di arte, storie e personaggi legati agli anni della "beatitudine" fondata da Kerouac, c'è spazio anche per una collaborazione che non vide mai la luce: un film tratto da "On the road" con protagonista l'attore Marlon Brando. La proposta, lanciata direttamente dal romanziere statunitense, è testimoniata da una lettera del 1957: "Prego che tu compri 'On the road' e ne faccia un film. Non preoccuparti della struttura, posso comprimere e riorganizzare un po' la trama per darne una struttura da film assolutamente accettabile", si legge. "Tu reciterai la parte di Dean, io quella di Sal", prosegue la lettera. Kerouac cerca di convincere Brando assicurandogli che gli mostrerà lui stesso "come si comporta nella vita reale Dean", cioè il protagonista del romanzo che rappresenta Cassady. L'invito cadde nel nulla e quel film non venne mai girato.
Autodefinitosi poeta jazz, Jack Kerouac incarnò in prima persona i principi e i valori del rifiuto dalle convenzioni dell'epoca, la ricerca della libertà materiale e spirituale, il pacifismo e la ribellione (espressa soprattutto attraverso l'arte) alle censure e alla morale americana da cui si sentiva costretto, come molti giovani della sua generazione, in maniera insopportabile. Oltre a esprimere la sua libertà anche sul piano dei costumi personali e sessuali, non trascurò esperienze estreme, come quelle con le droghe e con l'alcool: quest'ultimo, in particolare, giunse a minarne gravemente la salute. Scomparso prematuramente nel 1969, appena dieci anni dopo la pubblicazione di On the road in Italia, Kerouac instaurò una salda amicizia con la scrittrice e giornalista italiana Fernanda Pivano che lo intervistò nel 1966.
Decisamente meno conosciuta è l'attività di Jack Kerouac nel campo della pittura e della grafica. Appassionato di arte, dopo aver studiato l'arte europea del passato, Kerouac incontrò il mondo artistico statunitense, studiando i maestri della pittura informale e quelli della scuola di New York, che aveva poi cominciato a frequentare dalla seconda metà degli anni Cinquanta. Kerouac fece anche ritratti di personaggi famosi, come Joan Crawford, Truman Capote, Dody Muller e addirittura il cardinal Montini. L'arte figurativa e astratta di Kerouac, fatta di complicati disegni, dipinti e appunti grafici, trasmette l'angoscia e il suo disagio già espresso con la letteratura.