Accadde oggi. 70 anni fa l'adozione dell'apartheid in Sudafrica
L'apartheid fu adottato nel 1948 dopo la vittoria elettorale del Partito nazionalista del Sudafrica
Il 26 maggio 1948 il Partito Nazionale Riunificato vince le elezioni in Sudafrica dando inizio alla segregazione razziale finita nel 1991. Il primo ministro Daniel François Malan in carica dal 1948 al 1954, e dopo di lui Johannes Gerhardus Strijdom (premier dal 1954 al 1958) e Hendrik Frensch Verwoerd, "l'architetto dell'apartheid", in carica dal 1958 fino al suo accoltellamento nel 1966 da parte di Dimitri Tsafendas, un semplice uomo di fatica del parlamento sudafricano) sono considerati i principali ideologi dell'apartheid anche se alcune teorie sulla segregazione circolavano già dall'inizio del Novecento.
I cittadini vengono classificati in tre principali gruppi razziali: bianco, bantu (neri africani) e coloured (persone con discendenza mista). Successivamente fu istituita una quarta categoria per gli asiatici (indiani e pakistani). Nel 1956 la politica di apartheid viene estesa a tutti i cittadini di colore, compresi gli asiatici. Negli anni '60, 3,5 milioni di neri, chiamati bantu, sono sfrattati con la forza dalle loro case e deportati nelle "homeland del sud" e privati di ogni diritto politico e civile. Ci sono leggi che stabiliscono le scuole che possono frequentare, che istituiscono luoghi pubblici separati e che escludono i neri da ogni forma di rappresentanza politica. Vengono proibite quasi tutte le relazioni interrazziali. Gli oppositori dell'apartheid sono perseguiti penalmente: il Sudafrica si trasforma in uno stato di polizia.
Il simbolo della lotta all'apartheid è Nelson Mandela che per anni, da leader dell’African National Congress, guida la protesta. Nel 1964 viene condannato all’ergastolo con l’accusa di alto tradimento e dal carcere riesce a rimanere testa e simbolo della lotta. La liberazione di Mandela, avvenuta nel 1990 dopo 27 anni di prigionia, il Premio Nobel che gli viene assegnato nel 1993 e la sua successiva elezione a capo dello Stato, decretano la fine dell'apartheid.
I cittadini vengono classificati in tre principali gruppi razziali: bianco, bantu (neri africani) e coloured (persone con discendenza mista). Successivamente fu istituita una quarta categoria per gli asiatici (indiani e pakistani). Nel 1956 la politica di apartheid viene estesa a tutti i cittadini di colore, compresi gli asiatici. Negli anni '60, 3,5 milioni di neri, chiamati bantu, sono sfrattati con la forza dalle loro case e deportati nelle "homeland del sud" e privati di ogni diritto politico e civile. Ci sono leggi che stabiliscono le scuole che possono frequentare, che istituiscono luoghi pubblici separati e che escludono i neri da ogni forma di rappresentanza politica. Vengono proibite quasi tutte le relazioni interrazziali. Gli oppositori dell'apartheid sono perseguiti penalmente: il Sudafrica si trasforma in uno stato di polizia.
Il simbolo della lotta all'apartheid è Nelson Mandela che per anni, da leader dell’African National Congress, guida la protesta. Nel 1964 viene condannato all’ergastolo con l’accusa di alto tradimento e dal carcere riesce a rimanere testa e simbolo della lotta. La liberazione di Mandela, avvenuta nel 1990 dopo 27 anni di prigionia, il Premio Nobel che gli viene assegnato nel 1993 e la sua successiva elezione a capo dello Stato, decretano la fine dell'apartheid.