Fukushima, vite sospese. La storia di Hazuki: "Sogno un barbecue nel mio giardino"
Hazuki Sato ha vent'anni. Ne aveva dieci quando ha lasciato la sua casa a Futaba. Sogna di tornare e intanto lavora per la ricostruzione della sua città
A dieci anni dal disastro di Fukushima le vite dei sopravvissuti sono ancora in sospeso. Un uomo ha imparato a nuotare per cercare di resti di sua moglie. Un altro ha ricostruito la fabbrica di famiglia di produzione di soia, ma ha perso i clienti. Un agricoltore ha rifiutato di lasciare le sue terre anche se le case dei vicini restano vuote. L'11 marzo 2011, uno dei più potenti terremoti mai registrati ha provocato un enorme tsunami, uccidendo più di 18.000 persone e provocando disastri catastrofici nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Decine di migliaia di persone non hanno più fatto ritorno nelle loro case e molti stanno ancora lottando per la ricostruzione.
Storia di Hazuki Sato
Saitama, Giappone. Qui, a 30 km a nord di Tokyo, arrivano otto giorni dopo il disastro, gli evacuati dalla piccola città di Futaba, situata a pochi chilometri da Fukushima. Tra di loro c'è la piccola Hazuki Sato, che all'epoca aveva solo 10 anni. "Non avevo idea del motivo per cui avevamo lasciato casa. Poi ho saputo che la centrale nucleare era esplosa", ricorda.
Dopo il disastro, Sato si è trasferita in diverse prefetture con la sua famiglia. Dice di non essere mai stata vittima di bullismo nelle nuove scuole, ma che alcune attività scolastiche le hanno causato flashback del giorno in cui la sua vita è stata sconvolta. "Spesso ho pianto e, una volta, non ho potuto partecipare a un'esercitazione di evacuazione a scuola perché il ricordo era troppo doloroso".
Dieci anni dopo il disastro, oltre 40.000 residenti non sono ancora in grado di tornare a casa a causa della contaminazione da radiazioni e preoccupazioni per la sicurezza. Futaba è una delle 12 città colpite dalle radiazioni che sono ancora zone vietate. Forse gli abitanti potranno farvi ritorno nella primavera del 2022.
Ritorno a casa
Nel 2017, Sato ha visitato la sua casa abbandonata per la prima volta dal disastro. "Gli scaffali erano per terra e la cucina era un disastro. Sul pavimento, c'erano escrementi di animali, visto che la mia casa si trova in montagna. "Ho deciso di accettare un lavoro come funzionario della città di Futaba, lavoro per promuovere la rinascita della zona, dice la ragazza che quest'anno compie 20 anni e si sta preparando per la cerimonia del "Coming of age".
Sogni
La stazione ferroviaria principale di Futaba è stata aperta a marzo dello scorso anno, le insegne indicano le zone vietate ai visitatori e un pannello digitale mostra il livello di radiazione. A meno di un chilometro dalla stazione edifici distrutti e sacchi neri pieni di detriti contaminati dicono che c'è ancora tanto da fare. "Piuttosto che mostrare una città nuova di zecca, voglio che le persone vedano il processo di ricostruzione in corso e vedano che la città si sta riprendendo", dice Sato. "I miei sogni sono semplici. Per il mio futuro vorrei di nuovo fare un barbecue con la mia famiglia e i miei amici. A casa. A Futaba."
Storia di Hazuki Sato
Saitama, Giappone. Qui, a 30 km a nord di Tokyo, arrivano otto giorni dopo il disastro, gli evacuati dalla piccola città di Futaba, situata a pochi chilometri da Fukushima. Tra di loro c'è la piccola Hazuki Sato, che all'epoca aveva solo 10 anni. "Non avevo idea del motivo per cui avevamo lasciato casa. Poi ho saputo che la centrale nucleare era esplosa", ricorda.
Dopo il disastro, Sato si è trasferita in diverse prefetture con la sua famiglia. Dice di non essere mai stata vittima di bullismo nelle nuove scuole, ma che alcune attività scolastiche le hanno causato flashback del giorno in cui la sua vita è stata sconvolta. "Spesso ho pianto e, una volta, non ho potuto partecipare a un'esercitazione di evacuazione a scuola perché il ricordo era troppo doloroso".
Dieci anni dopo il disastro, oltre 40.000 residenti non sono ancora in grado di tornare a casa a causa della contaminazione da radiazioni e preoccupazioni per la sicurezza. Futaba è una delle 12 città colpite dalle radiazioni che sono ancora zone vietate. Forse gli abitanti potranno farvi ritorno nella primavera del 2022.
Ritorno a casa
Nel 2017, Sato ha visitato la sua casa abbandonata per la prima volta dal disastro. "Gli scaffali erano per terra e la cucina era un disastro. Sul pavimento, c'erano escrementi di animali, visto che la mia casa si trova in montagna. "Ho deciso di accettare un lavoro come funzionario della città di Futaba, lavoro per promuovere la rinascita della zona, dice la ragazza che quest'anno compie 20 anni e si sta preparando per la cerimonia del "Coming of age".
Sogni
La stazione ferroviaria principale di Futaba è stata aperta a marzo dello scorso anno, le insegne indicano le zone vietate ai visitatori e un pannello digitale mostra il livello di radiazione. A meno di un chilometro dalla stazione edifici distrutti e sacchi neri pieni di detriti contaminati dicono che c'è ancora tanto da fare. "Piuttosto che mostrare una città nuova di zecca, voglio che le persone vedano il processo di ricostruzione in corso e vedano che la città si sta riprendendo", dice Sato. "I miei sogni sono semplici. Per il mio futuro vorrei di nuovo fare un barbecue con la mia famiglia e i miei amici. A casa. A Futaba."