Marilyn Monroe, icona senza tempo
Norma Jeane Mortenson Baker era nata il primo giugno del 1926
"I don't mind living in a man's world, as long as I can be a woman in it"
"Non m'importa di vivere in un mondo di uomini purché possa viverci da donna", è una delle sue frasi più celebri. Si mostrò forte, ironica, intelligente. "Vado a dormire con due gocce di Chanel N.5", disse, prendendo in giro la stampa nel 1954, perché, in fondo, era sempre la solita Norma Jean Mortenson Baker, tre mariti (il primo, James Dougherty, sposato nel 1942, seguito da Joe Di Maggio nel 1954 e da Arthur Miller nel 1956), decisa a raggiungere il successo con impegno e forza di volontà. E lo fece anche, in un mondo dominato dagli uomini come quello del cinema negli anni '50, curando nei dettagli la propria immagine, il trucco, i capelli. E rendendola così intramontabile.
Come sono intramontabili alcune scene dei suoi film, ripetute ed emulate all'infinito. Da quella dell'abito bianco plissé sollevato dall'aria della metropolitana in "Quando la moglie è in vacanza" a quella in cui canta Diamonds Are a Girl's Best Friend in "Gli uomini preferiscono le bionde", con addosso un altro vestito iconico, questa volta rosa. E poi in "Niagara", "Fermata d'autobus", "A qualcuno piace caldo" con cui vinse un Golden Globe come migliore attrice in un film commedia. Era il 1959, dieci anni dopo il debutto in "Orchidea bionda", ma la felicità è un'altra cosa.
"Vorrei essere felice. Ma chi lo è? Chi è felice?", diceva.
Le pesarono i ripetuti aborti, il non essere riuscita ad avere una famiglia che ardentemente voleva, non avendone mai avuta una. E cominciarono i ritardi sul set, i ricoveri per abuso di farmaci. Per rispettare il contratto con la Fox, che prevedeva per lei quattro film, accettò di apparire in Facciamo l'amore (Let's Make Love), diretto da George Cukor, riscritto in parte da Arthur Miller, all'epoca suo marito.
Nel luglio del 1960, sotto il caldo del deserto del Nevada, cominciarono le riprese de Gli spostati (The Misfits), diretto da John Huston, con Clark Gable, Montgomery Clift, Eli Wallach e Thelma Ritter. La sceneggiatura del film era un regalo di San Valentino di Miller per la moglie anche se quando cominciarono le riprese, i due si erano già lasciati. Fu l'ultimo film completato da Marilyn Monroe, di salute sempre più cagionevole.
Nel 1962 iniziarono le riprese del film Something's Got to Give, diretto da George Cukor con Dean Martin e Cyd Charisse ma lei era spesso malata e furono interrotte, non senza risvolti legali. Il 19 maggio di quell'anno al Madison Square Garden, durante i festeggiamenti per il compleanno del presidente John Fitzgerald Kennedy, cantò davanti a circa 15.000 persone Happy Birthday, Mr. President, indossando un abito color carne. Pochi mesi dopo erano in 31 a darle l'ultimo addio quando morì, ufficialmente suicida il 5 agosto del 1962. Aveva 36 anni ed era bellissima, in un abito Pucci verde, in mano le rose dell'ex marito Joe DiMaggio e le note di Over The Rainbow:
"Un giorno esprimerò un desiderio
su una stella cadente
mi sveglierò quando le nuvole
saranno lontane dietro di me
dove i problemi si fondono come gocce di limone
lassù in alto, sulle cime dei camini
è proprio lì che mi troverai
da qualche parte sopra l'arcobaleno
ci sono i sogni che hai osato fare,
oh perché, perché non posso io?"