Sei anni fa la strage di Charlie Hebdo
Due uomini armati fecero irruzione nella redazione parigina della rivista Charlie Hebdo, uccidendo 12 persone, tra cui il direttore
Diciassette morti e l'inizio di un anno nero per la Francia. Sei anni dopo l'assalto jihadista che decimò la redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo a Parigi, la Francia ricorda l'attentato che diede il via a una lunga scia di sangue, culminata pochi mesi dopo - a novembre del 2015 - nella strage dei bistrot parigini e del Bataclan.
Si tratta della prima cerimonia di commemorazione dal verdetto emesso a metà dicembre dalla corte speciale d'assise di Parigi, che ha condannato a trent'anni di carcere il complice dei killer e la compagna dell'assassino del Hyper Chacher, che è latitante mentre per sei degli 11 imputati è stata esclusa la qualifica di terroristi. Il direttore di Charlie Hebdo, Riss, il ministro dell'Interno Gérald Darmanin, il sindaco di Parigi Anne Hidalgo, François Hollande, presidente al momento degli attentati hanno preso parte al rito della deposizione di corone di fiori sui luoghi dell'assalto, scandito dalla "marsigliese": le ex redazione di Charlie Hebdo, Boulevard Richard-Lenoir, dove i due aggressori, avevano ucciso la dodicesima vittima, un poliziotto, Ahmed Merabet, prima di fuggire e il negozio Hyper Cacher a Porte de Vincennes.
"Il tempo passa, l'emozione resta intatta. Omaggio alle vittime dell'attentato di Charlie Hebdo, cadute sotto il fuoco della barbarie islamista. Per le loro famiglie, per i nostri valori, per la nostra libertà, per la Francia: non dimentichiamolo mai ", ha twittato Gerald Darmanin.
Da Charlie Hebdo alla Cattedrale di Nizza
Quel 7 gennaio del 2015 ad aprire il fuoco durante la riunione di redazione del giornale furono i fratelli jihadisti Cherif e Said Kouachi, che uccisero le 12 persone presenti, giornalisti, operatori, invitati, poliziotti. Fuggirono gridando "abbiamo vendicato il profeta Maometto! Abbiamo ucciso Charlie Hebdo!".
I morti di Charlie Hebdo erano delle celebrità, dei nomi iconici della Francia: dal direttore Stephane Charbonnier, detto Charb, a collaboratori storici come il celeberrimo George Wolinski, e poi Cabu, Tignous ed Honore'. La colpa di quello che è tuttora, il più celebre giornale satirico di Francia era quella di aver pubblicato alcune caricature di Maometto già apparse in Danimarca. Pochi istanti prima dell'assalto il giornale aveva postato sul proprio account Twitter una vignetta sul "califfo" Abu Bakr al-Baghdadi, il capo dell'Isis.
Quarantotto ore dopo, la caccia all'uomo si concluse in una tipografia della banlieue dove i Kouachi furono uccisi dalle forze speciali. Nelle stesse ore, un complice, Amedy Coulibaly, colpì la comunità ebraica prendendo degli ostaggi nel supermercato Hyper Cacher alle porte della capitale. Uccise 4 persone prima di essere a sua volta ucciso dalle teste di cuoio.Il giorno prima, aveva freddato una poliziotta a Montrouge, a sud di Parigi.
L'impatto della strage di Charlie Hebdo è stato immenso e ha segnato in profondità la società francese. Il fine settimana successivo almeno 4 milioni di persone scesero in strada scandendo le parole "Je suis Charlie", diventate lo slogan dell'Occidente contro il terrore, ma anche lo slogan per la libertà d'espressione e della stampa, per i valori di una società avanzata e segnata dai principi democratici. C'erano 44 capi di Stato e di governo di tutto il mondo tra i partecipanti al corteo - tra questi anche l'israeliano Benjamin Netanyahu ed il palestinese Abu Mazen - e le manifestazioni di solidarietà continuarono per giorni e giorni in un numero infinito di città di tutti i continenti. Il primo numero pubblicato dal giornale dopo l'attentato vendette oltre 7 milioni di copie.
Ma sei anni dopo, il bilancio è tutt'altro che pacificato: la Francia è stata il bersaglio principale del furore anti-occidentale in Europa, con una lunga serie di assalti contro i civili, sfociati nell'accoltellamento nella cattedrale di Notre-Dame a Nizza, passando per l'omicidio del professor Paty, decapitato per aver aperto in classe una discussione con i suoi alunni proprio sulle vignette satiriche di Charlie Hebdo sul profeta Maometto.
Per approfondire: Da Charlie Hebdo al professor Paty, una lunga scia di sangue
Si tratta della prima cerimonia di commemorazione dal verdetto emesso a metà dicembre dalla corte speciale d'assise di Parigi, che ha condannato a trent'anni di carcere il complice dei killer e la compagna dell'assassino del Hyper Chacher, che è latitante mentre per sei degli 11 imputati è stata esclusa la qualifica di terroristi. Il direttore di Charlie Hebdo, Riss, il ministro dell'Interno Gérald Darmanin, il sindaco di Parigi Anne Hidalgo, François Hollande, presidente al momento degli attentati hanno preso parte al rito della deposizione di corone di fiori sui luoghi dell'assalto, scandito dalla "marsigliese": le ex redazione di Charlie Hebdo, Boulevard Richard-Lenoir, dove i due aggressori, avevano ucciso la dodicesima vittima, un poliziotto, Ahmed Merabet, prima di fuggire e il negozio Hyper Cacher a Porte de Vincennes.
"Il tempo passa, l'emozione resta intatta. Omaggio alle vittime dell'attentato di Charlie Hebdo, cadute sotto il fuoco della barbarie islamista. Per le loro famiglie, per i nostri valori, per la nostra libertà, per la Francia: non dimentichiamolo mai ", ha twittato Gerald Darmanin.
Da Charlie Hebdo alla Cattedrale di Nizza
Quel 7 gennaio del 2015 ad aprire il fuoco durante la riunione di redazione del giornale furono i fratelli jihadisti Cherif e Said Kouachi, che uccisero le 12 persone presenti, giornalisti, operatori, invitati, poliziotti. Fuggirono gridando "abbiamo vendicato il profeta Maometto! Abbiamo ucciso Charlie Hebdo!".
I morti di Charlie Hebdo erano delle celebrità, dei nomi iconici della Francia: dal direttore Stephane Charbonnier, detto Charb, a collaboratori storici come il celeberrimo George Wolinski, e poi Cabu, Tignous ed Honore'. La colpa di quello che è tuttora, il più celebre giornale satirico di Francia era quella di aver pubblicato alcune caricature di Maometto già apparse in Danimarca. Pochi istanti prima dell'assalto il giornale aveva postato sul proprio account Twitter una vignetta sul "califfo" Abu Bakr al-Baghdadi, il capo dell'Isis.
Quarantotto ore dopo, la caccia all'uomo si concluse in una tipografia della banlieue dove i Kouachi furono uccisi dalle forze speciali. Nelle stesse ore, un complice, Amedy Coulibaly, colpì la comunità ebraica prendendo degli ostaggi nel supermercato Hyper Cacher alle porte della capitale. Uccise 4 persone prima di essere a sua volta ucciso dalle teste di cuoio.Il giorno prima, aveva freddato una poliziotta a Montrouge, a sud di Parigi.
L'impatto della strage di Charlie Hebdo è stato immenso e ha segnato in profondità la società francese. Il fine settimana successivo almeno 4 milioni di persone scesero in strada scandendo le parole "Je suis Charlie", diventate lo slogan dell'Occidente contro il terrore, ma anche lo slogan per la libertà d'espressione e della stampa, per i valori di una società avanzata e segnata dai principi democratici. C'erano 44 capi di Stato e di governo di tutto il mondo tra i partecipanti al corteo - tra questi anche l'israeliano Benjamin Netanyahu ed il palestinese Abu Mazen - e le manifestazioni di solidarietà continuarono per giorni e giorni in un numero infinito di città di tutti i continenti. Il primo numero pubblicato dal giornale dopo l'attentato vendette oltre 7 milioni di copie.
Ma sei anni dopo, il bilancio è tutt'altro che pacificato: la Francia è stata il bersaglio principale del furore anti-occidentale in Europa, con una lunga serie di assalti contro i civili, sfociati nell'accoltellamento nella cattedrale di Notre-Dame a Nizza, passando per l'omicidio del professor Paty, decapitato per aver aperto in classe una discussione con i suoi alunni proprio sulle vignette satiriche di Charlie Hebdo sul profeta Maometto.
Per approfondire: Da Charlie Hebdo al professor Paty, una lunga scia di sangue