Mondo

Sarajevo, chi era Moreno "Gabriele" Locatelli

Lo scatto più intenso di Moreno Locatelli, che molti conoscevano semplicemente come "Gabriele" è del fotoreporter Mario Boccia. Moreno legge un manifesto appeso ad un albero nel campo vicino Spalato, dove i partecipanti alla marcia pacifista "Mir Sada", diretta a Sarajevo, si erano fermati. Era l'agosto del 1993 e la città bosniaca era sotto assedio dall'aprile del '92. "In quello sguardo di Moreno c'è la curiosità, la consapevolezza, la preoccupazione e la determinazione ad arrivare dove si può - commenta Boccia - Non lo conoscevo ancora, ma sono gli stessi stati d'animo che riconobbi in lui due mesi dopo, poco prima che venisse ucciso". Il momento è difficilissimo, il gruppo si sfalda, non mancano le polemiche. Ma Moreno a Sarajevo ci arriva, vuole aiutare la gente come ha sempre cercato di fare anche a Corleone, a Scampia. Il 3 ottobre 1993 è uno dei cinque pacifisti dei Beati Costruttori di pace che prendono parte ad una dimostrazione sul ponte di Vrbanja per, dicono, rompere simbolicamente l'assedio. Un ponte pericolosissimo, sotto il tiro di tutte le fazioni in campo nel conflitto. "Anche il fisico conta. Robusto e forte. Andò su quel ponte anche lui proprio per questo - spiega Boccia - Non perchè era d'accordo con l'azione che cercò in tutti i modi di fermare, ma perchè contestava la regola che il gruppo si era data: "se qualcuno viene colpito gli altri non si devono fermare a soccorrerlo, altrimenti i cecchini colpiscono anche loro". Era una regola para-militare, con una sua logica ineccepibile, ma completamente fuori la testa e le convinzioni di Moreno. Si può non dare soccorso perchè si ha paura, diceva, ma non per rispettare una regola cinica. Tra le sue ultime parole questa frase: "Non preoccuparti, se qualcuno si fa male me lo carico sulle spalle e lo porto fuori da lì". Era e si sentiva forte". Moreno viene colpito da due colpi e muore alcune ore dopo su un letto di ospedale. Le sue ultime parole sono per sapere come stanno gli altri attivisti. La foto di Boccia racconta chi era. Per questo è importante.