Catalogna in piazza un anno dopo il referendum per l'indipendenza
I catalani separatisti manifestano oggi nel primo anniversario del referendum non autorizzato sull'indipendenza della Catalogna, consultazione che ha tuffato la Spagna nella peggior crisi politica da decenni
Nel gennaio 2016 il separatista Carles Puigdemont diventò presidente della Catalogna e annunciò un referendum per l'autodeterminazione il 1 ottobre 2017. La Corte costituzionale vietò il voto e man mano che la data si avvicinava la polizia arrestò funzionari e sequestrò materiale per il voto. Intanto, i catalani manifestavano. Nel giorno del referendum le forze di sicurezza intervennero sequestrando le urne delle schede in almeno 100 seggi: le immagini delle violenze che avvennero fecero il giorno del mondo.
L'affluenza fu del 43%, di cui il 90% si espresse a favore del divorzio da Madrid, secondo le autorità locali. Rajoy non riconobbe il voto e il re Filippo VI condannò il tentativo, sostenendo le autorità nazionali per "garantire l'ordine costituzionale". I leader catalani, tuttavia, il 3 ottobre dichiararono l'indipendenza dalla Spagna. Madrid sospese l'autonomia regionale catalana, destituendo Puigdemont da presidente, dissolvendo il Parlamento e indicendo elezioni regionali per la fine dell'anno. Il 21 dicembre, con tre candidati separatisti in carcere e altri cinque in autoesilio, tra cui Puigdemont in Belgio, i partiti indipendentisti vinsero di nuovo ottenendo la maggioranza assoluta. Non potendo Puigdemont giurare dall'estero, il nuovo presidente catalano diventò Quim Torra, aprendo così al ripristino dei poteri autonomi.
Intanto, il 1 giugno 2018 Rajoy è stato destituito con un voto di sfiducia in Parlamento e sostituito dal socialista Pedro Sanchez, che sulla questione catalana ha usato toni più morbidi e quindi ridotto la tensione. L'11 settembre circa un milione di persone ha poi marciato a Barcellona a sostegno dell'indipendenza, nel 'giorno nazionale' catalano, mostrando che il campo separatista è ancora capace di mobilitarsi.
L'affluenza fu del 43%, di cui il 90% si espresse a favore del divorzio da Madrid, secondo le autorità locali. Rajoy non riconobbe il voto e il re Filippo VI condannò il tentativo, sostenendo le autorità nazionali per "garantire l'ordine costituzionale". I leader catalani, tuttavia, il 3 ottobre dichiararono l'indipendenza dalla Spagna. Madrid sospese l'autonomia regionale catalana, destituendo Puigdemont da presidente, dissolvendo il Parlamento e indicendo elezioni regionali per la fine dell'anno. Il 21 dicembre, con tre candidati separatisti in carcere e altri cinque in autoesilio, tra cui Puigdemont in Belgio, i partiti indipendentisti vinsero di nuovo ottenendo la maggioranza assoluta. Non potendo Puigdemont giurare dall'estero, il nuovo presidente catalano diventò Quim Torra, aprendo così al ripristino dei poteri autonomi.
Intanto, il 1 giugno 2018 Rajoy è stato destituito con un voto di sfiducia in Parlamento e sostituito dal socialista Pedro Sanchez, che sulla questione catalana ha usato toni più morbidi e quindi ridotto la tensione. L'11 settembre circa un milione di persone ha poi marciato a Barcellona a sostegno dell'indipendenza, nel 'giorno nazionale' catalano, mostrando che il campo separatista è ancora capace di mobilitarsi.