Big Data, il nuovo potere che mette a rischio la privacy
Acquistare un libro da leggere o prenotare il luogo delle vacanze possono essere decisioni molto banali. Ma se parliamo di investire i nostri risparmi, di assumere un dipendente, di avere risposte sulla nostra salute, le scelte prendono un significato molto diverso. E tutte, piccole o vitali, rischiano di essere condizionate da un motore di ricerca o da un social network. La Giornata europea della protezione dei dati è occasione per il garante Antonello Soro per parlare della "nuova geografia dei poteri". Di Celia Guimaraes
Lo sviluppo tecnologico in sé è un bene perché amplifica il processo di trasformazione digitale e consente a esseri umani e macchine di interagire in modo più naturale. Ma "le nostre democrazie appaiono più deboli" e "si rischia di consegnare a poche multinazionali digitali non soltanto la supremazia economica, ma il potere di conoscere i fenomeni che possono governare e influenzare il nostro sapere". Antonello Soro, presidente dell'Autorità garante per la privacy, sceglie la giornata dedicata dall’Ue alla protezione dei dati personali per presentare il suo intervento al convegno 'Big data e privacy, la nuova geografia dei poteri'.
Il Garante: consapevolezza della pubblica opinione
Dall'economia alla medicina assistiamo a cambiamenti positivi. I Big data, le macro informazioni disponibili grazie al digitale, sono essenziali per le imprese perché possano competere nel mercato globale. Ma quello che assistiamo oggi è uno spostamento dei poteri: i dati sono un valore economico in mano a pochi grandi player e, in questo modo, la nostra vulnerabilità di cittadini cresce in modo esponenziale, così come aumentano i pericoli di essere “catalogati e spersonalizzati” in profilazioni sempre più accurate. Per il Garante, "è necessaria anche una nuova consapevolezza da parte delle opinioni pubbliche" rispetto all'influenza che possono avere i Big data, che si servono di “tecniche sofisticate di data mining che ci riguardano non solo come consumatori, ma in quanto cittadini e possibili elettori che assai più delle fake news, travolgono le tradizionali regole del sistema politico".
L'Europa di Bernabé e il sogno di Piacentini
Franco Bernabè, ex ad e presidente esecutivo di Telecom Italia, ora presidente della commissione italiana Unesco e dell’Istituto centrale per le Banche popolari, ha ricordato che l'Europa sull’argomento "è assente e in ritardo da più di 16 anni". Diego Piacentini, commissario straordinario per l'attuazione dell'agenda digitale, è convinto che bisogna creare nella Pubblica amministrazione "la cultura e il lavoro tecnologico sui Big data”, perché “c'è tanta gente esperta che porta avanti progetti ma non c'è alcun coordinamento". Piacentini è stato chiamato ad intervenire nella tavola rotonda su grandi sfide del futuro, open data, genomica, intelligenza artificiale e ha ammesso di avere un sogno: il chatbot del cittadino, con la pubblica amministrazione che risponde in automatico alle domande degli utenti per mezzo di un software.
Il Garante: consapevolezza della pubblica opinione
Dall'economia alla medicina assistiamo a cambiamenti positivi. I Big data, le macro informazioni disponibili grazie al digitale, sono essenziali per le imprese perché possano competere nel mercato globale. Ma quello che assistiamo oggi è uno spostamento dei poteri: i dati sono un valore economico in mano a pochi grandi player e, in questo modo, la nostra vulnerabilità di cittadini cresce in modo esponenziale, così come aumentano i pericoli di essere “catalogati e spersonalizzati” in profilazioni sempre più accurate. Per il Garante, "è necessaria anche una nuova consapevolezza da parte delle opinioni pubbliche" rispetto all'influenza che possono avere i Big data, che si servono di “tecniche sofisticate di data mining che ci riguardano non solo come consumatori, ma in quanto cittadini e possibili elettori che assai più delle fake news, travolgono le tradizionali regole del sistema politico".
L'Europa di Bernabé e il sogno di Piacentini
Franco Bernabè, ex ad e presidente esecutivo di Telecom Italia, ora presidente della commissione italiana Unesco e dell’Istituto centrale per le Banche popolari, ha ricordato che l'Europa sull’argomento "è assente e in ritardo da più di 16 anni". Diego Piacentini, commissario straordinario per l'attuazione dell'agenda digitale, è convinto che bisogna creare nella Pubblica amministrazione "la cultura e il lavoro tecnologico sui Big data”, perché “c'è tanta gente esperta che porta avanti progetti ma non c'è alcun coordinamento". Piacentini è stato chiamato ad intervenire nella tavola rotonda su grandi sfide del futuro, open data, genomica, intelligenza artificiale e ha ammesso di avere un sogno: il chatbot del cittadino, con la pubblica amministrazione che risponde in automatico alle domande degli utenti per mezzo di un software.