Al Pio Albergo Trivulzio le prime visite dei parenti dopo oltre tre mesi
Le prime a rivedere i propri cari, seppure a distanza e bardati in camici, cuffie, calzari, mascherine, sono state due signore di 95 anni
Il Pio Albergo Trivulzio di Milano riapre le sue porte ai parenti degli anziani ospiti dopo più di tre mesi. Le prime questa mattina a poter rivedere i propri cari - seppur a distanza e bardati in camici, cuffie, calzari, mascherine - sono state due signore di 95 anni. Una ("Covid free", spiegano dall'istituto), ha potuto salutare e sentire l'affetto del figlio. L'altra, che invece durante l'emergenza si è ammalata e ha sconfitto pienamente l'infezione ha incontrato la nuora, persino bacchettandola per non aver preso gli asciugamani giusti.
Secondo le regole previste dai vertici della Rsa per la ripresa 'sperimentale' delle visite, i parenti possono sostare un'ora e incontrare i loro cari all'aperto, a due metri di distanza, "sebbene ci sia stato un saluto gomito a gomito", racconta il virologo Fabrizio Pregliasco, supervisore scientifico del Pat per la gestione coronavirus, che ha seguito i primi visitatori.
"Ci eravamo preparati con due gazebo distinti, abbiamo apparecchiato un angolo e messo delle piante per rendere anche il contesto dell'incontro gradevole. Erano previsti tutta una serie di passaggi di vestizione e svestizione. Ora nel pomeriggio si terranno altre due visite, per un totale di 4 previste per oggi".
Ai familiari sono state fornite dall'azienda tutte le protezioni necessarie a garantire la sicurezza dell'incontro con gli anziani, anche loro bardati nei loro Dpi: cuffie, occhiali protettivi, guanti, calzari, sovracamice monouso. Durante i colloqui "erano presenti il medico referente e un infermiere", spiega Pregliasco. L'occasione dell'ingresso dei familiari ha permesso anche di sbrigare pratiche importanti "come la firma dell'aggiornamento dei piani assistenziali individuali (Pai)".
Oggi, sottolinea il virologo, "abbiamo rotto il ghiaccio". Si è deciso di cominciare dagli ospiti più anziani e da chi ha più bisogno da un punto di vista psicologico. Previsto "un primo triage telefonico" e, se non ci sono controindicazioni alla visita, "un triage all'ingresso" della struttura. Poi c'è il momento della vestizione con le protezioni e si dà il via all'oretta di contatto a distanza".
Secondo le regole previste dai vertici della Rsa per la ripresa 'sperimentale' delle visite, i parenti possono sostare un'ora e incontrare i loro cari all'aperto, a due metri di distanza, "sebbene ci sia stato un saluto gomito a gomito", racconta il virologo Fabrizio Pregliasco, supervisore scientifico del Pat per la gestione coronavirus, che ha seguito i primi visitatori.
"Ci eravamo preparati con due gazebo distinti, abbiamo apparecchiato un angolo e messo delle piante per rendere anche il contesto dell'incontro gradevole. Erano previsti tutta una serie di passaggi di vestizione e svestizione. Ora nel pomeriggio si terranno altre due visite, per un totale di 4 previste per oggi".
Ai familiari sono state fornite dall'azienda tutte le protezioni necessarie a garantire la sicurezza dell'incontro con gli anziani, anche loro bardati nei loro Dpi: cuffie, occhiali protettivi, guanti, calzari, sovracamice monouso. Durante i colloqui "erano presenti il medico referente e un infermiere", spiega Pregliasco. L'occasione dell'ingresso dei familiari ha permesso anche di sbrigare pratiche importanti "come la firma dell'aggiornamento dei piani assistenziali individuali (Pai)".
Oggi, sottolinea il virologo, "abbiamo rotto il ghiaccio". Si è deciso di cominciare dagli ospiti più anziani e da chi ha più bisogno da un punto di vista psicologico. Previsto "un primo triage telefonico" e, se non ci sono controindicazioni alla visita, "un triage all'ingresso" della struttura. Poi c'è il momento della vestizione con le protezioni e si dà il via all'oretta di contatto a distanza".