Disiecta membra. Il sogno del museo "impossibile" dell'Egizio di Torino
La storia del ricongiungimento saltato della mummia del piccolo Petamenofi con i suoi familiari e l'importanza del digitale per tracciare connessioni impossibili
Tra i tanti tesori del Museo Egizio di Torino c'è la mummia di un bambino, morto a Tebe in un giorno di fine agosto del 123. Si chiamava Petamenofi e aveva solo 4 anni. I genitori vollero per lui una antica tomba monumentale anche se di seconda mano come si usava allora. Ne scelsero una appartenuta a un funzionario del tempio di Amon e lì in seguito furono sepolti anche loro così come il resto della grande famiglia. Quei resti furono ritrovati nel 1819 dal torinese Antonio Lebolo e subito commercializzati. Finirono dispersi nei musei di tutta Europa: i genitori al Louvre, i fratelli a Berlino, altri parenti a Leiden e al British Museum.
La stessa cosa accadde nel 1891 dopo l'incredibile scoperta di Bab El Gasus: oltre 156 sepolture di potenti sacerdoti e delle loro famiglie complete dei loro corredi con 660 parti di sarcofagi risalenti al III Periodo Intermedio. Un tesoro tanto ricco e imponente che due anni più tardi, dopo una frettolosa e purtroppo imprecisa catalogazione, fu diviso in 17 lotti da 106 pezzi l'uno. Le autorità egiziane omaggiarono diciassette paesi, tra cui l’Olanda, il Vaticano e la Francia con il risultato di frammentare l'importante scoperta in 34 diversi musei.
Proprio in questi giorni, al Museo Egizio di Torino, si sarebbe dovuta tenere un importante ricongiungimento: quello tra il piccolo Petamenofi e la sua famiglia. La mostra è però saltata a causa della pandemia di coronavirus.
Adesso il direttore del Museo Egizio Christian Greco lancia un'iniziativa: "L'esperienza assurda di questi mesi ci spinge a cogliere nuove opportunità e a mio avviso rende imprescindibile l'investimento, di fondi ma anche di studi e di ricerca, sull'innovazione digitale. Dobbiamo avvalerci delle infinite possibilità che ci sono offerte dalla rivoluzione digitale per riunire i disiecta membra, i reperti strappati dai loro contesti e sparsi qua e là nel mondo".
L'idea è quella di un "museo impossibile" con l'aiuto delle tecnologie digitali. Si potrebbe ad esempio riunire la famiglia di Petamenofi senza più spostare materialmente mummie, sarcofagi, papiri e preziosi corredi. "Ridare vita alla famiglia di quella mummia che sembra una bambola di pezza con un racconto virtuale e ricostruzioni scientifiche e grafiche di altissima qualità e resa", spiega, per offrire ai visitatori un'occasione ancora più completa e affascinante della mostra 'tradizionale' fermata dal virus.
Una ricostruzione digitale che non si sostituisce, ma che affianca il museo tradizionale e i suoi reperti, offrendo così molteplici e diversi piani di lettura, riallacciando legami, trovando connessioni tra un oggetto e l'altro, facendo rinascere perché no anche i paesaggi nei quali si muovevano quelle vite".
Lavori di questo genere su singoli reperti, sono naturalmente già stati fatti. Il museo torinese ha un percorso espositivo chiamato Archeologia invisibile (attualmente disponibile sul sito anche con un virtual tour) nel quale si offre una ricostruzione stupefacente del sarcofago di Butehamon o delle mummie di Kha e Merit. "E'stata realizzata con il Politecnico di Milano e in collaborazione con i laboratori di diagnostica e il dipartimento di Antichità Egizie dei Musei Vaticani - precisa Greco - sono lavori costati molto e che hanno richiesto tempo e competenze".
La stessa cosa accadde nel 1891 dopo l'incredibile scoperta di Bab El Gasus: oltre 156 sepolture di potenti sacerdoti e delle loro famiglie complete dei loro corredi con 660 parti di sarcofagi risalenti al III Periodo Intermedio. Un tesoro tanto ricco e imponente che due anni più tardi, dopo una frettolosa e purtroppo imprecisa catalogazione, fu diviso in 17 lotti da 106 pezzi l'uno. Le autorità egiziane omaggiarono diciassette paesi, tra cui l’Olanda, il Vaticano e la Francia con il risultato di frammentare l'importante scoperta in 34 diversi musei.
Proprio in questi giorni, al Museo Egizio di Torino, si sarebbe dovuta tenere un importante ricongiungimento: quello tra il piccolo Petamenofi e la sua famiglia. La mostra è però saltata a causa della pandemia di coronavirus.
Adesso il direttore del Museo Egizio Christian Greco lancia un'iniziativa: "L'esperienza assurda di questi mesi ci spinge a cogliere nuove opportunità e a mio avviso rende imprescindibile l'investimento, di fondi ma anche di studi e di ricerca, sull'innovazione digitale. Dobbiamo avvalerci delle infinite possibilità che ci sono offerte dalla rivoluzione digitale per riunire i disiecta membra, i reperti strappati dai loro contesti e sparsi qua e là nel mondo".
L'idea è quella di un "museo impossibile" con l'aiuto delle tecnologie digitali. Si potrebbe ad esempio riunire la famiglia di Petamenofi senza più spostare materialmente mummie, sarcofagi, papiri e preziosi corredi. "Ridare vita alla famiglia di quella mummia che sembra una bambola di pezza con un racconto virtuale e ricostruzioni scientifiche e grafiche di altissima qualità e resa", spiega, per offrire ai visitatori un'occasione ancora più completa e affascinante della mostra 'tradizionale' fermata dal virus.
Una ricostruzione digitale che non si sostituisce, ma che affianca il museo tradizionale e i suoi reperti, offrendo così molteplici e diversi piani di lettura, riallacciando legami, trovando connessioni tra un oggetto e l'altro, facendo rinascere perché no anche i paesaggi nei quali si muovevano quelle vite".
Lavori di questo genere su singoli reperti, sono naturalmente già stati fatti. Il museo torinese ha un percorso espositivo chiamato Archeologia invisibile (attualmente disponibile sul sito anche con un virtual tour) nel quale si offre una ricostruzione stupefacente del sarcofago di Butehamon o delle mummie di Kha e Merit. "E'stata realizzata con il Politecnico di Milano e in collaborazione con i laboratori di diagnostica e il dipartimento di Antichità Egizie dei Musei Vaticani - precisa Greco - sono lavori costati molto e che hanno richiesto tempo e competenze".