La Fornarina di Raffaello ai raggi X. Gli studiosi a caccia dei segreti del dipinto
Tre giorni di indagini alle Gallerie Nazionali Barberini Corsini
Riprese ad altissima risoluzione e scansioni ai raggi X stanno mettendo a nudo la Fornarina di Raffaello, per svelare i segreti che si celano dietro una delle opere più celebri dell'artista urbinate a 500 anni dalla sua morte. Accade alle Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma, dove il dipinto è al centro di una tre giorni di studi e approfondimenti in vista del trasloco per la mostra in programma dal 5 marzo alle Scuderie del Quirinale.
I lavori sono cominciati con un'acquisizione fotogrammetrica Gigapixel+3D del dipinto: una ripresa ad altissima risoluzione, sul fronte, sul retro e sulle parti laterali, ottenuta tramite la composizione di più immagini di dettaglio. Questo consentirà ingrandimenti con una resa di colori, toni, dettagli, nitidezza e illuminazione non altrimenti ottenibili.
Il modello 3D derivato dalla campagna fotogrammetrica permetterà inoltre di mappare la forma dell'oggetto, delle pennellate e delle crettature, con una precisione dell'ordine di decine di millesimi di millimetro, e potrà essere impiegato sia per il monitoraggio dello stato di conservazione dell'opera, sia per la diffusione e valorizzazione dell'immagine di Raffaello.
La seconda fase di studio prevede una campagna di indagini chimiche realizzate grazie al nuovo sistema Xrf scanner multicanale, sviluppato dall'Infn in collaborazione con l'Università di Roma Tre, Sapienza Università di Roma e l'Istituto per i materiali nanostrutturati del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismn) nell'ambito del Progetto Musa (Multichannel Scanner for Artworks). "Le scansioni Xrf permetteranno di identificare la composizione chimica dei pigmenti usati da Raffaello per la realizzazione della Fornarina e collocarli spazialmente nell'opera attraverso mappe chimiche con risoluzione sub millimetrica", spiega Luca Tortora, docente di chimica dell'Università Roma Tre e ricercatore dell'Infn. "Queste informazioni sono fondamentali per conoscere la tecnica pittorica dell'artista oltre a essere utili a restauratori e conservatori per eventuali interventi sull'opera".
Il dipinto
Forse modificato da Giulio Romano, il dipinto fu conservato da Raffaello nel proprio studio fino alla morte, giunta poco dopo il completamento dell'opera. L'identità della donna è controversa anche se potrebbe trattarsi di Margherita Luti, figlia di un fornaio di Trastevere in contrada Santa Dorotea, che sarebbe stata in quel periodo la donna amata da Raffaello e passata quindi alla storia col nome di "Fornarina", anche se il nome del quadro non è attestato prima del diciottesimo secolo.
I lavori sono cominciati con un'acquisizione fotogrammetrica Gigapixel+3D del dipinto: una ripresa ad altissima risoluzione, sul fronte, sul retro e sulle parti laterali, ottenuta tramite la composizione di più immagini di dettaglio. Questo consentirà ingrandimenti con una resa di colori, toni, dettagli, nitidezza e illuminazione non altrimenti ottenibili.
Il modello 3D derivato dalla campagna fotogrammetrica permetterà inoltre di mappare la forma dell'oggetto, delle pennellate e delle crettature, con una precisione dell'ordine di decine di millesimi di millimetro, e potrà essere impiegato sia per il monitoraggio dello stato di conservazione dell'opera, sia per la diffusione e valorizzazione dell'immagine di Raffaello.
La seconda fase di studio prevede una campagna di indagini chimiche realizzate grazie al nuovo sistema Xrf scanner multicanale, sviluppato dall'Infn in collaborazione con l'Università di Roma Tre, Sapienza Università di Roma e l'Istituto per i materiali nanostrutturati del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismn) nell'ambito del Progetto Musa (Multichannel Scanner for Artworks). "Le scansioni Xrf permetteranno di identificare la composizione chimica dei pigmenti usati da Raffaello per la realizzazione della Fornarina e collocarli spazialmente nell'opera attraverso mappe chimiche con risoluzione sub millimetrica", spiega Luca Tortora, docente di chimica dell'Università Roma Tre e ricercatore dell'Infn. "Queste informazioni sono fondamentali per conoscere la tecnica pittorica dell'artista oltre a essere utili a restauratori e conservatori per eventuali interventi sull'opera".
Il dipinto
Forse modificato da Giulio Romano, il dipinto fu conservato da Raffaello nel proprio studio fino alla morte, giunta poco dopo il completamento dell'opera. L'identità della donna è controversa anche se potrebbe trattarsi di Margherita Luti, figlia di un fornaio di Trastevere in contrada Santa Dorotea, che sarebbe stata in quel periodo la donna amata da Raffaello e passata quindi alla storia col nome di "Fornarina", anche se il nome del quadro non è attestato prima del diciottesimo secolo.