Centro di accoglienza richiedenti asilo di Bari Palese, il terzo per dimensioni e posti in tutta Italia dopo quello elefantiaco di Mineo e quello di Crotone: 1.236 ospiti di diverse etnie e religioni convivono in pace in moduli prefabbricati in attesa di trovare quella vita per la quale hanno rischiato il tutto e per tutto.
Il centro è gestito dalla cooperativa Auxilium, 174 persone - tra operatori, mediatori, medici, psicologi avvocati - lavorano per mantenere ordine, pulizia e per dare sostegno morale a chi attende di avere quello che loro chiamano il paper. Il foglio di carta che ne attesta il diritto ad integrarsi nel nostro paese. La domanda viene presentata e visionata dalla commissione territoriale competente entro 35 giorni. Molte però ritornano al mittene, soprattutto ora che le domande si sono quintuplicate rispetto al passato. Ad ogni diniego però si può presentare ricorso per tre volte. Con tempi che si allungano anche oltre i 12 mesi. Settembre è uno dei mesi in cui arrivano le risposte che per molti nigeriani e bengalesi sono negative: provocando all'interno del centro stati di tensione, depressione, solitudine e frustrazione.
Assistenti e operatori cercano di far scorrere il tempo organizzando corsi di cucina o canto, tornei sportivi e di lingua italiana. Il pocket money è di 3,50 in cui sono comprese carte telefoniche e sigarette. Ma la vita è un'altra, la vita è fuori di qua. E chi ha vissuto la guerra, la fame, il viaggio in barcone non lo ha fatto per rimanere all'interno di questi moduli senza un lavoro, senza un'identità e con la paura di dover uscire dopo anni di non vita con un foglio di via.