Roma celebra Artemisia Gentileschi e il suo tempo
Oltre cento opere provenienti da ogni parte del mondo per un confronto tra la pittrice e i suoi colleghi
Diventata simbolo della lotta femminista negli anni settanta del Novecento, Artemisia Gentileschi è stata una
pittrice di prim'ordine e un'intellettuale effervescente in un'epoca, il 1600, nella quale il mestiere di pittore era roba da uomini. Il Museo di Roma di Palazzo Braschi la celebra con una mostra che espone circa cento opere provenienti da ogni parte del mondo, da prestigiose collezioni private come dai più importanti musei in un confronto serrato tra la pittrice e i suoi colleghi, frequentati, a Roma, come a Firenze, ancora a Roma e infine a Napoli, con quel passaggio veneziano di cui molto è da indagare, così come la breve intensa parentesi londinese.
Oltre ai magnifici capolavori di Artemisia come la 'Giuditta che taglia la testa a Oloferne' del Museo di Capodimonte, 'Ester e Assuero' del Metropolitan Museum di New York, l"Autoritratto come suonatrice di liuto' del Wadsworth Atheneum di Hartford Connecticut, si vedranno la 'Giuditta' di Cristofano Allori della Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze o la 'Lucrezia' di Simon Vouet del Národní galerie v Praze di Praga, solo per citarne alcuni: dopo i dipinti
della prima formazione presso la bottega del padre Orazio, quelli degli anni fiorentini, segnati dai lavori dei pittori conosciuti alla corte di Cosimo de Medici come Cristofano Allori e Francesco Furini, ma anche le tangenze con Giovanni Martinelli; altri che recano echi, e non solo, della sua amicizia e frequentazione con Galileo, come del
mondo, allora nascente, del teatro d'opera.
pittrice di prim'ordine e un'intellettuale effervescente in un'epoca, il 1600, nella quale il mestiere di pittore era roba da uomini. Il Museo di Roma di Palazzo Braschi la celebra con una mostra che espone circa cento opere provenienti da ogni parte del mondo, da prestigiose collezioni private come dai più importanti musei in un confronto serrato tra la pittrice e i suoi colleghi, frequentati, a Roma, come a Firenze, ancora a Roma e infine a Napoli, con quel passaggio veneziano di cui molto è da indagare, così come la breve intensa parentesi londinese.
Oltre ai magnifici capolavori di Artemisia come la 'Giuditta che taglia la testa a Oloferne' del Museo di Capodimonte, 'Ester e Assuero' del Metropolitan Museum di New York, l"Autoritratto come suonatrice di liuto' del Wadsworth Atheneum di Hartford Connecticut, si vedranno la 'Giuditta' di Cristofano Allori della Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze o la 'Lucrezia' di Simon Vouet del Národní galerie v Praze di Praga, solo per citarne alcuni: dopo i dipinti
della prima formazione presso la bottega del padre Orazio, quelli degli anni fiorentini, segnati dai lavori dei pittori conosciuti alla corte di Cosimo de Medici come Cristofano Allori e Francesco Furini, ma anche le tangenze con Giovanni Martinelli; altri che recano echi, e non solo, della sua amicizia e frequentazione con Galileo, come del
mondo, allora nascente, del teatro d'opera.