Nel rapporto: l'impatto dell'uomo ha velocizzato la perdita naturale

Ambiente, Wwf: pianeta a rischio rosso. Gli esperti: siamo nel pieno della sesta estinzione di massa

La Iucn, l'Unione mondiale per la conservazione della natura, ha accertato "l'estinzione di almeno 160 specie nell'ultimo decennio"

Ambiente, Wwf: pianeta a rischio rosso. Gli esperti: siamo nel pieno della sesta estinzione di massa
Orso polare

Siamo nel pieno della sesta estinzione di massa, considerando le prime cinque come fenomeni appartenenti alle precedenti ere geologiche, con un tasso di estinzione di specie animali e vegetali 1.000 volte superiore a quello naturale. È il Wwf a lanciare l'allarme col nuovo rapporto 'Estinzioni: non mandiamo il pianeta in rosso'.

Un lungo elenco di animali scomparsi

Dal rinoceronte bianco settentrionale, dichiarato estinto nel 2018 con l’ultimo esemplare in cattività e ben prima quelli in natura per colpa dei bracconieri, alla tigre di Giava, scomparsa nel 1979 insieme alle foreste che la ospitavano: l’elenco delle specie estinte negli ultimi due secoli è un lungo cahier des doleances di animali cancellati per sempre dalla faccia della terra a causa dell’uomo.

La Iucn, l'Unione mondiale per la conservazione della natura, ha accertato "l'estinzione di almeno 160 specie nell'ultimo decennio. Questo numero, seppure elevato, rappresenta probabilmente una sottostima". "Il 68% delle popolazioni monitorate di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci hanno subìto un declino tra il 1970 e il 2016 - osserva il Wwf - a partire dalla rivoluzione industriale, le attività umane hanno distrutto e degradato sempre più foreste, praterie, zone umide e altri importanti ecosistemi, minacciando il benessere umano. Il 75% della superficie terrestre non coperta da ghiaccio è già stata significativamente alterata, la maggior parte degli oceani è inquinata e più dell'85% della superficie delle zone umide è andata perduta".

Il cambiamento dell'uso dei suoli: causa primaria di estinzione di specie

"Il più importante fattore di perdita della biodiversità sui sistemi terrestri - precisa l'associazione - è stato ed è tuttora il cambiamento dell’uso dei suoli, a partire dalla conversione degli habitat primari (come le foreste primigenie) trasformate in terreni per la produzione agricola. Negli oceani la perdita di biodiversità è provocata dalla pesca eccessiva. Si aggiungeranno sempre più nel futuro anche gli impatti del cambiamento climatico con fenomeni sempre più devastanti, a partire dagli incendi".

L'estinzione genera poi estinzione poiché la perdita di una specie causa un effetto domino che favorisce la scomparsa di altre. L'aumento inarrestabile della popolazione umana, denuncia il Wwf, la distruzione degli habitat naturali, la deforestazione, il traffico e il commercio di fauna selvatica, gli allevamenti intensivi, l'inquinamento e la crisi climatica sono tutte problematiche in relazione tra loro"

L'orso polare simbolo del cambiamento climatico

"Non esiste più alcun luogo sicuro per le specie selvatiche sul Pianeta - rileva il rapporto - il simbolo di quanto la natura più remota e selvaggia sia stata 'raggiunta' dagli effetti della nostra insostenibilità, a partire dal cambiamento climatico globale, è proprio l'orso polare. Il suo habitat è compromesso al punto che se i trend di fusione delle calotte polari e la scomparsa di ambiente idoneo per spostarsi e procacciarsi il cibo proseguiranno come negli ultimi decenni, in soli 35 anni rischiamo di perdere fino al 30% della popolazione di orso polare".

Aumentano gli incendi: i koala in declino

Il cambiamento climatico colpisce "quasi la metà (47%) dei mammiferi terrestri a rischio di estinzione, esclusi i pipistrelli, e un quarto (23%) degli uccelli a rischio potrebbero essere già essere stati influenzati negativamente. Tra gli effetti disastrosi del cambiamento climatico c'è anche l'intensificarsi degli incendi in varie parti del mondo: il fuoco corre veloce tra le foreste e le savane e gli animali più lenti ne fanno le spese. È il caso del koala simbolo della fauna australiana, ora in declino nell'Australia orientale".

La scomparsa delle api

Un altro segnale che sta "impattando sulla nostra sopravvivenza è la scomparsa degli impollinatori, vittime dei pesticidi e altri veleni usati in agricoltura: farfalle, api, bombi e altri insetti sono fondamentali per la produzione di cibo a livello globale. Quasi il 90% delle piante selvatiche che fioriscono e oltre il 75% delle principali colture agrarie esistenti necessitano dell'impollinazione animale per riprodursi".

La tigre, vittima della piaga del bracconaggio

La mano dell'uomo si spinge fino a "veri e propri crimini di natura come il bracconaggio: vittima simbolo di questa piaga è la tigre cacciata per alimentare uno dei fenomeni più difficili da sradicare perché molto redditizio, il commercio illegale di animali o parti di essi". Nell'ultimo secolo la popolazione di tigre a livello globale "si è ridotta del 96%, passando dai 100mila esemplari ai circa 3.900" di oggi, si legge nel report.