Lavoro

Donne e lavoro, Sabbadini (Istat): Italia penultima per occupazione femminile in Europa

Fra i problemi fondamentali, il fatto che il 67% del lavoro di cura domestica e familiare nella coppia viene assorbito dalla donna

Donne e lavoro, Sabbadini (Istat): Italia penultima per occupazione femminile in Europa
Pixabay

Nonostante l'attenzione alla disparità tra uomini e donne nella carriera professionale stia crescendo, nel mondo reale il rapporto tra donne e mercato del lavoro in Italia è particolarmente in crisi, soprattutto nel confronto con altri paesi europei. A rilevarlo è stata Linda Laura Sabbadini, esperta di statistiche di genere all' Istat, nel suo intervento al convegno 'Il lungo cammino verso la parità', organizzato dal Comitato Pari opportunità con l'Ufficio studi della Giustizia amministrativa, che si è svolto a Roma. "Siamo penultimi per tasso di occupazione femminile", ha sottolineato la Sabbadini. "Le donne che lavorano sono il 50%, mentre nei paesi nordici le percentuali superano l'80%", ha aggiunto. "Il problema più grave riguarda le donne giovani, dai venticinque ai trent'anni, una fascia sotto la media di occupazione, nonostante sia una categoria molto istruita".

La pandemia ha peggiorato la condizione lavorativa femminile

Per Sabbadini l'aumento della disoccupazione femminile è un problema strutturale, anche se è vero che la pandemia ha inciso negativamente sul lavoro delle donne. A differenza delle crisi precedenti, dove il punto di attacco era il settore industriale e delle produzioni, è accaduto che le aree professionali meno protette sono state quelle dei servizi, dove la presenza femminile è maggiore: famiglia, turismo, commercio. Ad aggravare ulteriormente la situazione, il fatto che le donne hanno lavori più precari e irregolari rispetto agli uomini e, pertanto, hanno meno possibilità di accedere alla cassa integrazione e agli altri strumenti di welfare sociale.

Il peso della famiglia ricade ancora sulla donna

A incidere pesantemente sul tasso di occupazione femminile anche il fatto che il 67% del lavoro di cura domestica e familiare nella coppia viene assorbito dalla donna. "Rispetto agli anni '80, quando era all'8%, siamo migliorati", ha fatto notare Linda Laura Sabbadini, "perché le donne hanno ridotto le ore destinate alla famiglia, non perché gli uomini hanno aumentato la loro collaborazione. Un cambiamento culturale c'è stato", ha aggiunto la dirigente Istat, "ma non così dirompente, non c'è una vera e propria condivisione del lavoro familiare. Il modello che si sta raffigurando non è ancora egualitario, è lei che lavora e si occupa anche delle responsabilità familiari in modo centrale, lui si dedica di più al lavoro e dà una mano in casa'".

La mancanza di welfare e servizi

Un altro fattore che penalizza la questione del lavoro femminile va rintracciato nella mancanza di servizi nel nostro Paese. La legge con cui vennero istituiti i nidi pubblici, ricorda Sabbadini, è del 1971. "Oggi solo il 12% dei bambini in primissima età frequenta asili comunali". I tagli alla spesa pubblica hanno spesso intaccato la possibilità di investire su queste voci, che vengono viste come spesa e non come investimenti. La mancanza di servizi per la prima infanzia, per la cura degli anziani e dei disabili è un problema che ricade sulle donne, le quali rinunciano a delegare l'assistenza dei familiari a collaboratori, perché il loro stipendio andrebbe totalmente devoluto alla retribuzione di badanti o babysitter. Insomma, il gioco non vale la candela. "Pertanto", ha ulteriormente sottolineato nel convegno l'esperta di statistiche di genere, "sciogliere il nodo delle infrastrutture sociali, dei servizi sul territorio, è fondamentale, quanto quello delle infrastrutture economiche".