Presentato in anteprima italiana al Torino Film Festival

Cry Macho, il nuovo film dell’indistruttibile Clint Eastwood

Una storia che sembra unire 'Gran Torino' e 'The Mule' ma poi stupisce: un western iconoclasta che predica bontà

 Cry Macho, il nuovo film dell’indistruttibile Clint Eastwood
(Contrsto)
Clint Eastwood sul set di Cry Macho

La parola data, i tempi passati, la fragilità di un vecchio cowboy dal cuore d'oro. L' indistruttibile Clint Eastwood, a 91 anni, firma ed interpreta un nuovo lavoro: 'Cry macho - ritorno a casa'. Un western anomalo, che tratta il ritorno a casa, genere caro al regista - almeno dall'incontro con Sergio Leone - proprio come fanno i grandi classici: una sorta di romanzo di formazione; un percorso di crescita tra incontri, insidie e passaggi di testimone.

Già Sigmund Freud aveva teorizzato la ‘ricerca dell' heimlich’ ( dal tedesco heim - casa) come il tentativo figurato di tornare verso ciò che è familiare e, di conseguenza, accogliente e rassicurante: temi che si trovano in questo film e che contrastano con la figura del macho e con i toni del western tradizionale.

L’atmosfera di questo racconto è inaspettata: c’è il ritmo compassato degli ultimi film di Eastwood e un desiderio di confronto e di conversazione che normalmente non appartiene al regista. Come dice il titolo, che suona come un ossimoro, Clint vuol unire le due nature: quella della mascolinità aggressiva e quella delle emozioni mostrate. Gli uomini di Eastwood si nascondono per poter piangere e, in questo film, lo fanno sotto al cappello.

‘Cry Macho’ è girato senza effetti speciali se non quelli dei sentimenti rivelati con pudore.

La sceneggiatura era in giro già da diversi anni ed è stata rimaneggiata da Nick Schenk, sceneggiatore con cui Eastwood aveva già collaborato per ‘Gran Torino’ e ‘The mule’, film dai quali, infatti, ‘Cry Mucho’ non si distanzia troppo: come in ‘Gran Torino’ c’è un uomo anziano che interagisce con un ragazzo di un’altra etnia per aiutarlo a crescere; come ‘In the mule’ c'è un viaggio in macchina per un lavoro che viene portato a termine con lentezza, con la calma dell’anzianità.

La storia racconta di un ex campione di rodeo, triste e ammaccato che riceve da un suo amico l'incarico di andare a recuperare il figlio portato dalla madre in Messico. Per l'ex cowboy non sarà facile trovare, recuperare e convincere il ragazzo di 13 anni a fuggire con lui, ma soprattutto non sarà facile lasciare quei luoghi. Alle difficoltà, si aggiungerà una sosta in una minuscola località: solo una locanda e un ranch con cavalli dove la storia si ferma e quello che era un film di caccia, tra telefonate e nascondigli, diventa un film riflessivo e di sosta, con anche una donna.

Il ragazzo, trovato in un combattimento illegale tra galli, metafora dell'atteggiamento machista, ha ben chiaro come debba essere un uomo: forte, duro e senza sentimenti e lo spunto che emerge dalla narrazione è evidente: il mito che riflette sulla leggenda di se stesso e sul tempo che passa.