Crisi umanitaria

Afghanistan, Amnesty International: atroci crimini già prima del potere ai talebani

La situazione nel Paese è drammatica e il World Food Programme (Wfp) delle Nazioni Unite lancia l'allarme per il rischio carestia

Afghanistan, Amnesty International: atroci crimini già prima del potere ai talebani
Gettyimages
Autoambulanza a Kabul

Prima della presa del potere dei talebani in Afghanistan le forze di sicurezza afgane, l’esercito statunitense e gli stessi talebani si sono resi responsabili di attacchi che hanno causato enormi sofferenze alla popolazione civile.

Il rapporto di Amnesty International

A renderlo noto è un rapporto diffuso da Amnesty International e intitolato “Senza scampo: crimini di guerra e sofferenze dei civili prima della caduta dell’Afghanistan nelle mani dei talebani”.

Nel rapporto sono documenta torture, esecuzioni extragiudiziali e uccisioni a opera dei talebani durante l’ultima fase del conflitto, così come molte vittime civili durante una serie di attacchi aerei e terrestri da parte dell’esercito statunitense e delle forze di sicurezza afgane.

Prima del collasso di Kabul documentati ripetuti crimini di guerra

“I mesi che hanno preceduto il collasso del governo di Kabul sono stati segnati da ripetuti crimini di guerra e da bagni di sangue senza sosta. Le nostre nuove prove dimostrano che non si è trattato, come ci hanno detto i talebani, di una transizione di potere ma dell’ennesimo prezzo, in termini di vite umane, pagato dalla popolazione afgana”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

“Case, ospedali, scuole e negozi sono stati trasformati in scene del crimine dove civili sono stati ripetutamente feriti e uccisi. La popolazione dell’Afghanistan ha sofferto per troppo tempo, le vittime devono ottenere giustizia e riparazioni”, ha aggiunto Callamard.

L'appello di Amnesty al Tribunale penale internazionale

“Il Tribunale penale internazionale deve rivedere la sua decisione di togliere priorità alle indagini sulle operazioni militari delle forze statunitensi e afgane e deve cercare, invece, le prove di tutti i possibili crimini di guerra, a prescindere da chi li abbia commessi”, ha sottolineato ancora.

Nei primi sei mesi del 2021 uccisi 1659 civili

La Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan ha riferito che nei primi sei mesi del 2021 sono stati uccisi 1659 civili e altri 3524 sono rimasti feriti, il 47 per cento in più rispetto al 2020.

Mentre tra luglio e agosto prendevano il controllo delle varie province dell’Afghanistan, si legge in una nota di Amnesty, i talebani hanno compiuto rappresaglie, torturato e ucciso appartenenti a minoranze etniche e religiose, ex soldati afgani e altre persone sospettate di simpatie per il governo civile.

Attacchi, rappresaglie e torture

Molti sono gli attacchi o rappresaglie documentate nel rapporto. Il 6 settembre i talebani hanno attaccato la città di Bazarak, nella provincia del Panjshir. Dopo una breve battaglia, hanno catturato 20 uomini trattenendoli per due giorni, a volte all’interno di gabbie per uccelli. Li hanno torturati, hanno negato loro cibo, acqua e assistenza medica e hanno ripetutamente minacciato di ucciderli.

Lo stesso giorno i talebani hanno attaccato il vicino villaggio di Urmaz, cercando casa per casa persone sospettate di aver lavorato per il deposto governo. Nel giro di 24 ore hanno ucciso sei civili.

Altre persone sospettate di aver collaborato col deposto governo hanno subìto rappresaglie o sono state uccise a Spin Boldak. In precedenza, Amnesty International aveva documentato massacri di civili di etnia hazara nelle province di Ghazni e Daykundi.

Il rapporto di Amnesty International documenta quattro attacchi aerei - tre dei quali probabilmente compiuti dalle forze Usa, l’altro da quelle afgane - che hanno causato 28 morti (15 uomini, cinque donne e otto bambini) e sei feriti tra la popolazione civile. Questo bilancio tragico è dovuto al fatto che le forze Usa hanno usato munizioni esplosive contro aree densamente popolate.

Il 9 novembre 2020 un attacco aereo lanciato con ogni probabilità dalle forze Usa ha ucciso cinque civili (tra cui un neonato di tre mesi) e ferito altri sei componenti di una famiglia a Khanabad, nella provincia di Kunduz.

Il 29 agosto 2020 a Kabul un drone Usa ha ucciso dieci persone, tra cui sette bambini. In seguito, le forze statunitensi hanno ammesso che si trattava di civili.

Il rapporto di Amnesty International documenta otto casi in cui 12 civili (cinque uomini, una donna e sei bambini) sono morti e altri 15 feriti durante scontri a fuoco. Attraverso una combinazione di negligenza e disprezzo per il diritto, le forze di sicurezza afgane addestrate dagli Usa erano solite lanciare attacchi coi mortai contro le abitazioni e i civili che cercavano di trovare riparo.

I talebani avvisavano prima degli attacchi, le forze governative no

Un testimone ha riferito che spesso i talebani avvisavano dell’imminenza degli attacchi, al contrario delle forze governative: "I talebani ci dicevano che la notte avrebbero combattuto e chi poteva si allontanava. Ma i più poveri non potevano perché altrimenti non avrebbero più trovato da mangiare”.

World Food Programme: "Situazione terribile, rischio catastrofe"

E proprio il tema alimentare è oggetto di dibattito da parte del World Food Programme della Nazioni Unite.

Allarme carestia

Wfp definisce ‘terribile’ la crisi in corso in Afghanistan e rilancia con forza l’allarme per il rischio carestia. Al momento gran parte della popolazione non dispone di cibo sufficiente a causa di una crisi economica sta strozzando il Paese e che potrebbe portare alla catastrofe umanitaria.

Alcune donne e bambini afghani in ospedale Ansa
Alcune donne e bambini afghani in ospedale

Il 98% degli afghani non ha cibo a sufficienza

Secondo Wfp al momento il 98% degli afghani non ha cibo a sufficienza, mentre 7 famiglie su 10 sono costrette ad indebitarsi per poter mangiare, finendo inevitabilmente nel baratro di una povertà da cui non potranno più venire fuori.

“La spirale della crisi economica, la siccità e la guerra sono fattori di fronte ai quali una famiglia media non può far nulla. C’è tantissimo da fare per far sì che la crisi in corso non diventi una catastrofe e non abbiamo un momento da perdere, la situazione è terribile”, ha detto Thomson Phiri, responsabile Wfp per l’Afghanistan.

In base a quanto reso noto nel 2021 le Nazioni unite, tramite Wfp, hanno fornito assistenza alimentare a 15 milioni di afghani, 7 milioni dei quali solo nel mese di novembre e ha in programma di estendere gli aiuti a 23 milioni di afghani nel 2022.

Il prezzo del pane raddoppiato

Una crisi economica che non risparmia il prezzo del pane, raddoppiato da 10 Afghani (Afn) a 20 per 200 grammi, conseguenza del crollo della moneta afghana rispetto al dollaro, andato di pari passo con un aumento generale dei prezzi che ha travolto anche i beni di primo consumo.

L’aumento del prezzo del pane è l'ultima conseguenza della crisi scoppiata in Afghanistan, che da politica è divenuta economica dopo che i talebani hanno preso il controllo del Paese, spingendo la comunità internazionale a bloccare i fondi per il governo di Kabul, ora sull’orlo del collasso economico e di una carestia che potrebbe uccidere più di 20 anni di conflitti.