Media e Covid

Pandemia e sovrabbondanza di informazioni al centro di una ricerca pubblicata dalla rivista 'Cell'

"Infodemia" è la parola chiave di uno studio a cui hanno preso parte diversi ricercatori italiani

Pandemia e sovrabbondanza di informazioni al centro di una ricerca pubblicata dalla rivista 'Cell'
Ansa
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"L'accesso illimitato all'informazione può generare confusione e influenzare i comportamenti durante un'emergenza sanitaria". Si definisce infodemia, ed è al centro di una ricerca pubblicata oggi dalla rivista statunitense Cell a cui hanno collaborato, tra gli altri, gli italiani Walter Quattrociocchi (Università La Sapienza, Roma), Matteo Cinelli e Fabiana Zollo (Università Ca' Foscari di Venezia), Antonio Scala del Cnr.

Secondo i ricercatori, "la pandemia di Covid-19 ha evidenziato il ruolo fondamentale della diffusione di informazioni nelle emergenze sanitarie e nella gestione delle crisi. La complessità della scienza e del metodo scientifico sono difficili da comunicare a un pubblico ampio, data a maggior ragione l'eterogeneità dell'alfabetizzazione scientifica. Il contesto tende a favorire semplificazioni estreme tali da polarizzare le narrazione. Al contempo, l'evolversi dei dati e la sovrabbondanza del panorama informativo possono indurre confusione sia tra i decisori sia nella società civile. Per esempio, il problema della diffidenza verso i vaccini appare correlata a un calo di fiducia nelle istituzioni, nutrito dal diffondersi della disinformazione".

La ricerca evidenzia come ci sia ancora confusione attorno a questo termine, che non si può sovrapporre semplicemente al concetto di disinformazione e alla dicotomia tra vero e falso: "Occorre prendere in considerazione altri aspetti, connessi al comportamento umano, in particolare la tendenza degli individui a selezionare le informazioni che confermino le loro credenze e ignorare quelle che le sconfessino". È dunque un fenomeno "che sembra connesso fortemente ai cambiamenti nel modello di business della diffusione delle informazioni, oggi dominata dai social media". Alla luce di questo, l'infodemia è stata ridefinita come "una sovrabbondanza di informazioni, in parte corrette e in parte no, che avviene durante un'epidemia". 

"I social media - si legge inoltre nell'articolo - hanno cambiato radicalmente il meccanismo tramite il quale accediamo alle informazioni e formiamo le nostre opinioni. Dobbiamo capire meglio come gli individui assumono o evitano informazioni e come queste decisioni possano influenzare il loro comportamento. Nonostante le molteplici iniziative volte a fornire informazioni corrette al pubblico, l'impatto di queste informazioni sulle scelte personali è ancora una questione aperta. Gli schemi di consumo dell'informazione non sono necessariamente un indicatore affidabile dei cambiamenti comportamentali. D'ora in poi, tenere in conto la complessità del comportamento umano nella gestione di un'epidemia diventa di grande importanza per indirizzare i molti aspetti di questo fenomeno verso un approccio scientificamente fondato, al fine di supportare la progettazione di strategie effettive di comunicazione e sviluppare gli strumenti necessari per gestire adeguatamente l'infodemia"

Insomma, "in una pandemia globale, l'informazione dà forma alle percezioni e può influenzare le scelte e quindi la progettazione delle politiche e la risposta sociale. Per arrivare a una migliore sorveglianza delle epidemie dobbiamo considerare la presenza contemporanea delle dimensioni infodemiche e epidemiche, tenendo conto delle loro caratteristiche proprie e comuni".