Il rapporto "Dove va l'ambiente italiano?" presentato alla Camera

Ispra: il 2010-2020 è il decennio più caldo di sempre, ma diminuiscono le emissioni di gas serra

Sempre più preoccupante è il fenomeno dell'isola di calore urbano, con un aumento delle temperature dei centri cittadini fino a 4-5°C in più rispetto alle aree periferiche

Ispra: il 2010-2020 è il decennio più caldo di sempre, ma diminuiscono le emissioni di gas serra
Ansa
Caldo in città a Roma

Il 2020 ha chiuso il decennio più caldo di sempre, con anomalie medie annuali comprese tra più 0,9 e più 1,71 gradi centigradi.

Lo rivela il rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) “Dove va l’ambiente italiano?” presentato oggi alla Camera.

Anche la temperatura superficiale dei mari italiani negli ultimi 22 anni è stata sempre superiore alla media.

A partire dal 1985, spiega il rapporto, le anomalie annuali di temperatura media, rispetto al trentennio climatologico 1961-1990, sono state sempre positive, ad eccezione del 1991 e del 1996.

“È essenziale che gli sforzi sul clima siano globali – precisa l’Ispra - perché l’Italia si trova al centro del bacino del Mediterraneo, dove l’impatto dei cambiamenti climatici sarà presumibilmente più intenso e potenzialmente disastroso a causa dell’elevata vulnerabilità dell'area”.

Il fenomeno dell'isola di calore: + 4-5 gradi in città

Sempre più allarmante in Italia è il fenomeno dell’isola di calore urbano: cementificazione, scarsità di aree verdi, utilizzo dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento degli edifici sono tra i principali responsabili dell’aumento delle temperature dei centri cittadini, fino a 4-5°C in più rispetto alle aree periferiche.

Il rapporto dell’Ispra rivela infatti che l’Italia è un paese fortemente urbanizzato, più di un terzo della popolazione si concentra nelle sue 14 città metropolitane. In generale quanto più grandi e compatte sono le città, tanto maggiore è l’intensità del fenomeno isola di calore.

Emissioni di gas serra ridotte del 19% in 30 anni

Per quanto riguarda le emissioni di gas serra prodotte dall'Italia, invece, si sono ridotte del 19% rispetto al 1990. Negli stessi anni è anche aumentata la quantità di anidride carbonica assorbita dalle foreste e dai suoli.  

La riduzione delle emissioni è avvenuta soprattutto grazie ai grandi utilizzatori, che dispongono delle risorse necessarie per investire in nuove tecnologie più efficienti: diminuite le emissioni del 46% nell’industria manifatturiera e del 33% nelle industrie energetiche. Meno bene, invece, nei trasporti e negli edifici, dove i costi ricadono sulle spalle dei cittadini.  

In diminuzione tutte le fonti di inquinamento dell'aria

In costante diminuzione tutte le principali fonti di inquinamento dell’aria (monossido di carbonio, ossidi di azoto, anidride solforosa, composti organici volatili, polveri sottili), anche se restano molti problemi in alcune aree metropolitane, soprattutto nella pianura Padana. A preoccupare è la presenza dell’ozono a bassa quota durante l’estate. 

Il consumo di suolo avanza a 60 km2 l'anno

Nonostante una leggera flessione a partire dal 2012, il consumo di suolo è ancora forte: 60 chilometri quadri l’anno ovvero 15 ettari al giorno.

Anche il dato accumulato è pesante: il 7,11 della superficie nazionale, contro il 4,2% della media europea. L’obiettivo europeo di azzeramento entro il 2050 appare difficile, anche perché le altre transizioni richiederanno nuove infrastrutture: dai nuovi campi fotovoltaici per la transizione energetica ai nuovi impianti per il recupero e il riciclo dei materiali per la transizione all'economia circolare.