La decisione dei capigruppo

Come sarà votato il presidente della Repubblica in tempo di pandemia

Senza gli storici "catafalchi", a gruppi contingentati, solo una volta al giorno, igienizzando tutto. Svuotato il Transatlantico. Per il giuramento l'aula sarà piena, ma con tampone per tutti la mattina stessa

Come sarà votato il presidente della Repubblica in tempo di pandemia
ANSA/GIUSEPPE LAMI
Non ci saranno gli storici seggi montati sui banchi del governo, i "catafalchi"

L'elezione di un nuovo Capo dello Stato, in Italia, è un rito antico, ma mai prima di oggi era stato necessario fare i conti con le restrizioni dovute a un dilagante virus respiratorio. Al contempo, sarà l'ultima occasione in cui sarà convocato un numero così alto di grandi elettori (1009): per effetto della riduzione del numero parlamentari approvata in questa legislatura, la prossima volta ce ne saranno 345 in meno. Così, a 11 giorni dal primo appello, oggi prima i Questori delle due Camere, poi i capigruppo si sono riuniti per venire a capo del rebus. Se del primo incontro non è trapelato pressoché nulla, del secondo si è appreso tutto o quasi.

La Camera interromperà dunque i lavori ordinari entro la sera di mercoledì 19, per consentire i lavori di smantellamento delle postazioni per i deputati installate nel Transatlantico, l'atrio di oltre 50 metri quadri che separa il cortile d'onore e l'emiciclo, storicamente luogo di incontro di parlamentari alleati e avversari, di accordi informali, di rivelazioni a mezzavoce ai cronisti più fidati. Da lunedì 24 servirà invece a garantire il distanziamento tra gli elettori.

Potranno entrare in aula solo 50 parlamentari alla volta, mentre il numero massimo di parlamentari ammessi in contemporanea è pari a 200. Altri 106 potranno accomodarsi nelle tribune. Si terrà, in linea di massima, una sola votazione al giorno.


"Catafalchi" addio

E dove avverrà l'atto della votazione vera e propria? Qui occorre fare un po' di storia. Nella prima Repubblica le schede venivano date in anticipo ai grandi elettori: questo permetteva di svelare la propria preferenza a chi voleva dimostrare la propria lealtà di partito o di corrente, mentre chi si nascondeva al momento di scriverla suscitava facilmente il sospetto dei colleghi. Si ricorda ancora quando nel 1962 Aldo Moro fu fotografato mentre scriveva Antonio Segni sulla scheda.

Era il 13 maggio 1992 quando il leader radicale Marco Pannella sollevò il problema della segretezza del voto. L'allora presidente della Camera Oscar Luigi Scalfaro, che dieci giorni dopo sarebbe diventato Capo dello Stato, gli diede ascolto e dispose, per la prima volta, di montare delle cabine elettorali all'interno dell'aula. Dopo vari tentativi fatti e disfatti, si arrivò a quelle adottate poi ininterrottamente fino all'elezione di Mattarella nel 2015: due archi in legno, costruiti a cavallo dei due corridoi dei ministri e dei sottosegretari, chiusi ai lati da una tenda rosso bordeaux. ''L'irresponsabilità di pochi non può portare ad un catafalco in aula", ebbe a commentare il capogruppo del partito liberale Paolo Battistuzzi paragonando le cabine al palco di legno su cui si pone la bara in occasione di cerimonie funebri. Da allora sono sempre stati chiamati così: catafalchi.

Dopo 30 anni, questa volta non ci saranno più: saranno sostituiti da nuove cabine elettorali, senza tende, ma che garantiranno comunque la riservatezza del voto. Materiali e penne saranno igienizzati, così come le mani dei grandi elettori.


Il giuramento

Una volta eletto il nuovo presidente, per il giuramento tutti i grandi elettori potranno partecipare alla seduta, ma solo con tampone negativo, effettuato la mattina nelle sedi di Camera e Senato. Si tratterà di un test antigenico di terza generazione, di quelli ossia più accurati, che richiedono un macchinario per l'analisi e danno un esito in tempi più lunghi rispetto ai pochi minuti di un "rapido" da farmacia.