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Djokovic ammette degli "errori". Media Australia: rischia 5 anni per prove false

Nei comportamenti e nel modulo di richiesta d'ingresso in Australia

Djokovic ammette degli "errori". Media Australia: rischia 5 anni per prove false
AP Photo/Mark Baker
Novak Djokovic, Rod Laver Arena, Melbourne, Australia

Novak Djokovic ha ammesso oggi di avere compiuto degli "errori" nella compilazione del modulo di richiesta d'ingresso in Australia e nel suo comportamento dopo essere risultato positivo al Covid-19 a dicembre - come riporta Askanews - mentre è ancora in sospeso la sua partecipazione agli Australian Open.

In un messaggio pubblicato su Instagram, il numero uno del tennis mondiale, non vaccinato, ha affermato che il suo team ha fornito ulteriori informazioni alle autorità australiane, che devono decidere sull'eventuale cancellazione del suo visto e sulla sua espulsione.

"Viviamo in tempi difficili in una pandemia globale e a volte si verificano degli errori", ha affermato Djokovic, che attualmente si sta allenando per gli Australian Open da lunedì. Djokovic è stato visto in pubblico a Belgrado il giorno dopo il 16 dicembre, quando era risultato positivo al Covid secondo le informazioni fornite ai funzionari dell'immigrazione australiana.

Dicendosi vittima di una "disinformazione" che considera "molto dolorosa" per la sua famiglia, ha spiegato che non aveva ancora ricevuto l'esito del suo test, effettuato il giorno prima, quando è apparso in pubblico il 17 dicembre.

"Non avevo sintomi e mi sentivo bene e non ho ricevuto la notifica del test PCR positivo fino alla fine di questo evento", ha spiegato, prima di riconoscere invece un "errore di giudizio", quello di aver ricevuto, allora paziente asintomatico, giornalisti del quotidiano francese L'Equipe per un'intervista.

"Mi sono sentito in dovere di continuare a fare l'intervista a L'Equipe perché non volevo deludere il giornalista, ma mi sono assicurato di rispettare il distanziamento sociale e di indossare una mascherina, tranne quando è stata fatta una foto", ha spiegato. "Ripensandoci, è stato un errore di giudizio e ammetto che avrei dovuto rimandare questo appuntamento".

Djokovic ha quindi ammesso anche un "errore umano", quello di avere spuntato la casella sbagliata nel modulo per l'ingresso in Australia. I media australiani hanno ampiamente mostrato il giocatore che seleziona la casella con cui conferma di non aver viaggiato all'estero nei 14 giorni prima dell'arrivo in Australia il 5 gennaio, pur essendo stato in queste due settimane in Serbia e poi in Spagna.

Questa dichiarazione "è stata presentata dal mio team per mio conto", ha scritto Djokovic su Instagram. "Il mio agente si scusa sinceramente per questo errore amministrativo nel selezionare la casella sbagliata relativa ai miei viaggi prima del mio arrivo in Australia". "E' stato un errore umano e certamente non intenzionale", ha aggiunto Djokovic.


Media Australia, rischia 5 anni per prove false

Novak Djokovic potrebbe rischiare fino a cinque anni di carcere in Australia. Secondo quanto scrivono The Sunday Morning Herald e The Age, le autorità del Paese stanno analizzando le discrepanze nelle informazioni fornite dal tennista serbo, che ha ammesso tra l'altro di aver effettuato attraverso un membro del suo staff un'errata dichiarazione di viaggio per l'ingresso in Australia e di aver violato l'isolamento Covid in Serbia. La pena massima per chi fornisce prove false, sottolineano i media, è appunto una condanna a cinque anni.

"Possiamo rivelare che l'indagine del dipartimento degli Affari Interni sulla star del tennis è stata ampliata includendo la sua violazione delle regole sull'isolamento in Serbia, le errate dichiarazioni sul formulario di ingresso in Australia relativo ai viaggi e le incongruenze sulla data del suo test per il Covid-19", scrivono i giornali australiani.


Der Spiegel, possibile manomissione su test positivo

Il test positivo al Covid del tennista serbo, datato 16 dicembre e presentato alle autorità australiane per l'esenzione, non risalirebbe a quella giornata. E' quanto riporta il quotidiano tedesco 'Der Spiegel', che ha svolto una sua indagine diretta attraverso gli investigatori informatici Zerforschung.

Il test di quel giorno ha un determinato numero progressivo e nei documenti rilasciati viene indicato che il risultato si è avuto attorno alle 20. Di norma l’inserimento nel database, scrive il giornale tedesco, è pressoché immediato così da generare una numerazione progressiva. Ma il 'timestamp' del tampone positivo fornisce ben altro risultato: il 26 dicembre alle 14.21. Ovvero, dieci giorni dopo che Djokovic e i suoi avvocati hanno segnalato il giorno dell’infezione.

Il tampone positivo del 16 dicembre ha infatti un numero identificativo superiore rispetto a quello del 26 dicembre, più piccolo di oltre 51 unità quando invece per norma avrebbe dovuto essere maggiore. Il fattore numero dunque è quello dove si concentra la maggior parte del problema.

Gli investigatori avrebbero poi segnalato che nel periodo dal 22 al 26 dicembre, il computo totale di test effettuati è di una sola unità. E il timestamp rilevato nel tampone sembra possa riferirsi proprio al 26 dicembre.