La corsa al Colle

Quirinale: terza fumata nera, Salvini tenta la stretta, in pole Casini. Letta: "Voteremo venerdì"

Letta: "Il centrodestra ha detto no alle nostre ipotesi di personalità terze: Mattarella, Draghi, Amato, Casini, Cartabia, Riccardi". Salvini: "Continuiamo a provare a offrire una scelta, abbiamo fatto dei nomi di altissimo profilo". Oggi si rivota

Quirinale: terza fumata nera, Salvini tenta la stretta, in pole Casini. Letta: "Voteremo venerdì"
AP
Elezioni Quirinale

Passa agli archivi la fumata nera anche nel terzo scrutinio per l'elezione del Presidente della Repubblica. Su 978 grandi elettori presenti e votanti, le schede bianche sono state 412, i voti dispersi 84 e le schede nulle 22. Sono aumentati i voti a Sergio Mattarella, 125. A seguire la 'sorpresa' Crosetto, con 114 voti, ben 51 voti in più rispetto al numero dei Grandi elettori di FdI, pari a 63. Poi il candidato degli ex grillini, Paolo Maddalena, con 61 voti, Pier Ferdinando Casini 52, Giancarlo Giorgetti 19. Il quarto scrutinio, con il quorum che scende a 505 voti, si terrà oggi dalle 11.

Tra i partiti regna il caos e un nome su cui convergere ancora non c'è. In questo clima i mercati mostrano segni di nervosismo e sembrano chiedere di fare in fretta, con lo spread arrivato a 140.3 punti base per la prima volta in un anno e mezzo. Centrodestra e centrosinistra hanno il programma riunioni con i loro parlamentari e poi il leader della Lega dovrebbe incontrare Enrico Letta e Giuseppe Conte per arrivare alla stretta finale. Oltre a Casini, sul tavolo resta il nome di Mario Draghi e sullo sfondo il bis di Sergio Mattarella.

Letta: "Voteremo venerdì e non un presidente di parte"

Stando alla dichiarazione giunta ormai a sera inoltrata dal segretario dem, Enrico Letta, anche il voto di domani dovrebbe portare a un nulla di fatto. "A differenza degli altri noi siamo partiti con i quattro punti cardinali della nostra bussola e stiamo arrivando con gli stessi punti cardinali. Questo lo rivendico: grazie alla nostra fermezza il centrodestra ha fatto i conti con la realtà. Perché qualunque presidente voteremo venerdì - qualcuno di noi sarà contento, qualcuno altro meno - l'obiettivo più grande lo avremo raggiunto: tramontata la candidatura di parte, si negozierà infatti un nome non di parte e autorevole. E questa è una nostra vittoria: non ci sarà un presidente di destra" ha detto Letta ai grandi elettori dem. "Se non ci saranno novità entro domattina confermerò di votare scheda bianca".

"È una trattativa difficile perché dal centrodestra sono arrivati tutti no. Ma lo schema di lavoro è stato diverso: i nostri no erano pubblici, i loro una lunga sfilza di no privati. Spero che almeno uno dei loro no si trasformi in sì. Per ora il centrodestra nella sua interezza ha detto di no a tutte le nostre ipotesi di personalità terze: Mattarella, Draghi, Amato, Casini, Cartabia, Riccardi". Così, secondo quanto si apprende, Letta, parlando all'assemblea dei grandi elettori del partito.

Conte: "Il centrodestra non tenti una prova muscolare"

"Quello che mi auguro non venga dal centrodestra è una prova muscolare. Il Paese ci guarda. Noi ci siamo, nessuno può rimproverarci chiarezza nelle idee e trasparenza nel percorso". Lo ha detto Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 stelle, nel corso dell'assemblea dei grandi elettori pentastellati. "In questo momento dobbiamo dire - ha sottolineato l'ex presidente del Consiglio - che nel centrodestra c'è una dialettica e stanno cercando di affinare il confronto interno che al momento non ha offerto una sintesi unitaria. Il mio telefono è pronto a continuare nelle prossime ore il confronto". "Ora - ha precisato Conte - non siamo in condizione di avere un nome da votare, ci saranno evoluzioni, anche notturne. Abbiamo invitato il centrodestra a un confronto, hanno tutta la notte. Non possiamo escludere una svolta per domani nella trattativa".

Operazione Casellati

"Abbiamo sventato l'operazione Casellati, ora lavoriamo per una soluzione condivisa che preservi il quadro di unità nazionale e consenta a chiunque ci sia a palazzo Chigi di governare con la stessa maggioranza", dice Enrico Letta. La notte è ancora tutta da 'giocare' e al Nazareno provano a mantenere i "nervi saldi". In corsa, in un testa a testa che non sa se accelerare o prendersi ancora 24 ore per arrivare al traguardo, restano i nomi di Pier Ferdinando Casini (in salita) e Mario Draghi. Per i Dem è almeno un buon punto di partenza.

Enrico Letta, giocando di sponda con Matteo Renzi e in contatto praticamente costante con Matteo Salvini, stoppa il muro contro muro che avrebbe potuto giocarsi domani sulla candidatura della presidente del Senato. Il segretario Pd ha allestito il suo quartier generale al terzo piano del palazzo dei gruppi di Montecitorio e trascorre il pomeriggio al telefono, passeggiando su e giù in una stanza diventata la 'war room' di queste ore di trattative.

L'incontro con il leader di Italia viva serve a "concordare i prossimi passi" e ribadire il proprio no a "una candidatura che spacchi la maggioranza". "Proporre la candidatura della seconda carica dello Stato, insieme all'opposizione, contro i propri alleati di governo sarebbe un'operazione mai vista nella storia del #Quirinale. Assurda e incomprensibile. Rappresenterebbe, in sintesi, il modo più diretto per far saltare tutto", chiarisce su Twitter il leader dem. Renzi è sulla stessa linea ed è al lavoro per "evitare nomi che mettano a rischio la coalizione che sostiene il governo". Anche Giuseppe Conte concorda: "Casellati non è un candidato qualsiasi, è una carica istituzionale. Mettere in gioco una carica istituzionale in un quadro di contrapposizione senza una soluzione condivisa sarebbe un grande errore per il centrodestra. Innanzitutto, un grande sgarbo istituzionale nei confronti della carica istituzionale della presidenza del Senato", dice chiaro.

Adesso, però, mentre la trattativa entra nel vivo, gli alleati provano a restare compatti. Tra le 125 preferenze che i grandi elettori hanno attribuito oggi a Sergio Mattarella tante provengono proprio da Pd e M5S. La speranza che l'attuale inquilino del Colle alla fine conceda un bis e tolga le castagne dal fuoco ai partiti non è ancora stata messa nel cassetto. E nel cassetto ci sono anche le 'carte' Giuliano Amato e Paola Severino.

Operazione Casini

In vista della quarta votazione in Parlamento, quella senza più la necessità del quorum di 2/3 per eleggere il presidente della Repubblica, si stringe il cerchio attorno al possibile nome in grado di far superare l'impasse tra le forze politiche. E quello di Pier Ferdinando Casini, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, potrebbe essere sul tavolo del centrodestra, che tornerà a riunirsi nuovamente domattina a Montecitorio alle 8,30 prima dell'inizio delle operazioni di voto.

L'ex presidente della Camera è spinto dai centristi. "Se fosse il centrodestra a proporlo, il centrosinistra non potrebbe non votarlo", è il ragionamento che viene fatto. Nulla però è chiuso, tanto che secondo alcuni non sarebbe ancora tramontata del tutto l'ipotesi che porta alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Di certo, come sottolineato dal leader della Lega, Matteo Salvini, davanti c'è "una notte di lavoro", di trattative, incontri, colloqui a 360 gradi.

Il Capitano è intenzionato a giocare fino all'ultimo da king maker una partita tripla su Colle, Chigi e coalizione. "Continuiamo a provare a offrire una scelta, abbiamo fatto dei nomi di altissimo profilo di centrodestra, altri ne faremo - assicura riunendo i grandi elettori della Lega al Palazzo delle Esposizioni -. Non posso permettere che il Parlamento, il centrodestra, e soprattutto il Paese rimanga per giorni e giorni ostaggio dei veti della sinistra". A mettere un veto a Mario Draghi sembra essere invece lui, quando ribadisce di non vederlo lontano da palazzo Chigi. "Continuo a ritenere che Draghi sia prezioso nel suo ruolo di regista, di coordinatore, di collante di una coalizione di governo che è amplissima. E senza Draghi penso che avrebbe qualche difficoltà di navigazione". Un ragionamento già illustrato nei giorni scorsi, eppure a chi gli chiede se a questo punto esclude il premier e la carta Casini, risponde: "A me non piace escludere, io sono nato per includere, per proporre".