L'ambiente che ospita la kermesse della Canzone Italiana

Scale, luci, fiori, suggestioni. Le scenografie del Festival di Sanremo dal Casinò all' Ariston

Da arredi semplici a magia di spazi, colori e profondità. Prima il Salone e poi il Teatro. Scenari come parti dello spettacolo stesso e luoghi dei sogni, firmati da scenografi di fama internazionale, per spettatori e concorrenti

Gli anni '50

È l’epoca di designer come Giò Ponti, Marco Zanuso, Franco Albini, Bruno Munari, i fratelli Castiglioni che hanno come mission quella di soddisfare i bisogni della nuova famiglia italiana che si viene a creare dalle ceneri del dopoguerra e che va verso il boom economico.

Prima dell’avvento della televisione, il festival di Sanremo, trasmesso solo per radio, si svolgeva nel Salone delle feste del Casinò, decorato con scenografie semplici: tante piante, fiori e tessuti.

Nella prima edizione, dal 29 al 31 gennaio del 1951, condotta da Nunzio Filogamo, concorsero 20 canzoni e tre interpreti: Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano, su uno sfondo fatto da pannelli dipinti con scene contemporanee per dare profondità.

Gli addobbi erano opera di Lorenzo Musso , impiegato del Casinò Municipale dove la gara rimase fino al 1976.

Nel ’55, con l’arrivo della tv ci fu la prima versione televisiva del Festival. Fu condotta da 27 al 29 gennaio da Armando Pizzo e Maria Teresa Ruta (annunciatrice degli studi Rai di Torino ). Nel 1957, la scena si trasformò imitando le “stanze a tenda” della Francia napoleonica: comparvero lunghi drappi alle spalle dei cantanti e una riproduzione, in scala, dell’edificio liberty dello stesso Casinò. In questo decennio compare la scritta “RAI”, a grandi lettere, sul boccascena.

 Scenografia del 5° Festival di Sanremo, 1955 Teche Rai
Scenografia del 5° Festival di Sanremo, 1955

Gli anni '60

Nel 1964 arriva lei: la più temuta da chi indossa i tacchi, la più amata dai fotografi. L’iconica scala centrale fa la sua apparizione.

Di questi anni, resta nella memoria la scenografia di Sanremo 1967, dove le linee prospettiche sul palco convergono, con precisione incredibile, verso il fondale, a pannelli forati, che filtra le luci con motivi geometrici. Siamo negli anni della Pop Art, dei motivi optical e psichedelici. Ma anche nell'anno della tragedia del caso Tenco: il cantante Luigi Tenco fu infatti trovato senza vita, nella sua stanza d’albergo (la 219 della dependance dell’Hotel Savoy), la sera del 27 gennaio, dopo essersi esibito al Festival insieme a Dalila con il brano "Ciao Amore, ciao". Il caso fu prima archiviato e poi riaperto negli anni ma, dopo il 2006, la famiglia dichiarò di ritenere la tesi ufficiale di suicidio veritiera e per questo fu definitivamente chiuso.

In questo decennio, c'è anche il debutto di Lucio Battisti: dopo due partecipazioni consecutive come autore ("Non prego per te" nel 1967 e "La farfalla impazzita" nel 1968), esordisce come interprete in quella che fu la sua prima e unica apparizione in gara al Festival, con la canzone "Un'avventura", eseguita in abbinamento con Wilson Pickett.

Luigi Tenco sul palco del 17° Festival di Sanremo, 1967 Wikipedia
Luigi Tenco sul palco del 17° Festival di Sanremo, 1967

Gli anni '70

Nel 1977 il festival si sposta al Teatro Ariston e dice addio al bianco e nero. E’ il tempo degli hippy e dei figli dei fiori e a celebrare il colore e queste atmosfere sono gli scenografi Anelli Monti Milos e Rino Ceriolo che puntano sui contrasti cromatici. Nel 1979 Gianfrancesco Ramacci realizza anche uno sfondo decò-liberty, bianco con delle grandi “S” variopinte e file di lampadine decorano la scena in stile Luna Park. 

 Mike Bongiorno e Anna Maria Rizzoli proclamano Mino Vergnaghi vincitore del 29° Festival di Sanremo, 1979 Wikipedia
Mike Bongiorno e Anna Maria Rizzoli proclamano Mino Vergnaghi vincitore del 29° Festival di Sanremo, 1979

Gli anni '80

Dagli hippy agli yuppies in colletti bianchi. Sono gli anni della voglia di far carriera e del narcisismo. Al teatro Ariston compaiono, per mano dello scenografo Enzo Somigli (1981-1984), scalinate luminose ed eccessive, forse metafora dell'ambita scalata sociale, e atmosfere disco caratterizzate da grandi specchi, luogo deputato a guardarsi...

Nel1985 lo scenografo salentino Luigi Dell’Aglio idea dei profili di neon blu a contorno del varco da cui scende la scalinata, e la scritta "Sanremo", sullo sfondo, sembra battuta con un "Commodore". Sono gli anni della alfabetizzazione informatica nel nostro Paese e nelle case arrivano i personal computer.

Il 1987 è l’anno di "Si può dare di più" del trio Morandi-Tozzi-Ruggeri. Debutta Gaetano Castelli alle scenografie e la scala fagocita il palco.

 Scenografia del 34° Festival di Sanremo, 1984 www.aristonsanremo.com
Scenografia del 34° Festival di Sanremo, 1984

Gli anni '90

I palchi si complicano e articolano. Sono gli anni del "regno" di Pippo Baudo. Gaetano Castelli porta a Sanremo grandi idee art-decò, come la vetrata colorata e floreale di Sanremo 1992, o lo sfondo caratterizzato da un enorme mazzo di fiori nel 1994.

Nel 1997, Piero Chiambretti, che affianca Mike Bongiorno nella conduzione, scende dal cielo di Armando Nobili, appeso a un filo e alato come un cherubino. Il boccascena è curvo, a fasce, con inserti di neon.


 Scenografia del 44° Festival di Sanremo, 1994 www.aristonsanremo.com
Scenografia del 44° Festival di Sanremo, 1994

Gli anni 2000

Questi anni vedono il dominio di Gaetano Castelli: nel 2007, dopo che il premio Oscar Dante Ferretti aveva trasforma l’Ariston in un palco scuro con illuminazioni in stile Broadway, lo scenografo che firmerà anche l'edizione 2022 osa con effetti speciali e tecnologia, creando scene capaci di seguire i brani.

Sono gli anni di sperimentazioni e cambiamenti drastici: dagli schermi luminosi modulari (alti 7 metri) che creano sfavillanti effetti grafici del 2009, allo sfondo barocco del 2013. Dall'ascensore di vetro del 2010, alla sparizione della scalinata nel 2011.

La scenografia che attende la prossima edizione vuole essere un incontro tra passato e futuro. Uno spazio nuovo, ma che tiene al loro posto la scala, l'orchestra e gli elementi iconici che fanno parte della storia del Festival e ai quali il pubblico è ormai affezionato. Dopo gli spazi vuoti della scorsa edizione, a causa della pandemia, c'è voglia di un ritorno alle tradizioni, ma anche uno slancio verso un futuro che ci si augura luminoso.

 Scenografia del 71° Festival d i Sanremo, 2021 LaPresse
Scenografia del 71° Festival d i Sanremo, 2021