Chip shortage

Bce e Fmi: la carenza di microchip in Europa ha 'mangiato' il 2% del Pil

Nonostante i livelli record di produzione, la domanda resta incolmabile e a subire le conseguenze è, soprattutto, l'industria automobilistica

Bce e Fmi: la carenza di microchip in Europa ha 'mangiato' il 2% del Pil
Pixabay
Microchip

Le vendite di microchip hanno registrato, nel 2021, il più alto fatturato di sempre, per un valore di 556 miliardi di dollari e un incremento del 26,2% rispetto al 2020 (440 miliardi), secondo i dati più recenti della Sia (Semiconductor industry association), che rappresenta praticamente la totalità dei produttori in Usa e due terzi di quelli non americani. L’industria dei semiconduttori ha concentrato al massimo gli sforzi nel 2021, con la produzione record di 1,15 trilioni di unità per far fronte alla carenza di chip sul mercato globale. Ma tutto ciò non è bastato e gli effetti del 'chip shortage', la carenza di semiconduttori, pesa sull'economia mondiale e, in particolare, sull'industria automobilistica.

Il bollettino della Banca centrale europea lo afferma a chiare lettere: la ripresa dell'economia dell'area dell'euro "prosegue e il mercato del lavoro sta migliorando ulteriormente, grazie all'ingente sostegno delle politiche economiche", anche se ancora condizionata dalla pandemia. Ma l'Eurotower spiega che "la scarsità di materiali, attrezzature e manodopera tiene ancora a freno la produzione in alcuni comparti"-

Più esplicito ancora il Fondo monetario internazionale: "Nell'Eurozona la chiusura delle fabbriche e la carenza di componenti industriali come i chip elettronici - essenziali per molti settori dell'economia - potrebbero continuare anche il prossimo anno", in un intervento sul blog dell'istituzione, cofirmato dal direttore generale, Kristalina Georgieva, dal direttore del dipartimento Europa, Alfred Kammer, e dal vice Oya Celasun.

I problemi di filiera sono costati il 2% del Pil nel 2021 alla zona euro, ha stimato l'istituzione in un report sull'impatto delle strozzature in Ue, "l'equivalente di circa un anno di crescita in tempi normali, prima della pandemia, per molte economie europee", ha sottolineato Georgieva.

La carenza di materie prime (i wafer) e di semiconduttori impatta in modo particolare sull'industria automobilistica: una vettura moderna, oggi, è già stata definita 'un computer con le ruote'. Una carenza che non finirà nel 2022, anche secondo uno dei più grandi produttori, Advanced Micro Devices (Amd), con sede in California.

L'Unione europea ha annunciato un robusto piano di investimenti per la produzione di semiconduttori 'made in Europe', il Chips Act, per colmare le carenze che mettono i Paesi dell'Unione in grave difficoltà. Bruxelles vuole spendere più di 45 miliardi di euro per spingere la produzione autoctona, che dovrebbe passare dal 10% al 20% entro il 2030. Tra i punti essenziali, del Chips Act, una stretta sull'export e regole più flessibili sugli aiuti di Stato per le aziende. 

Nel frattempo, i produttori europei cercano di aumentare la produzione come possono: il fornitore tedesco di soluzioni per semiconduttori Infineon Technologies vuole investire oltre 2 miliardi di euro per costruire, in Malesia un terzo modulo della fabbrica di Kulim, con la prospettiva di aggiungere 2 miliardi euro al proprio fatturato annuo. La costruzione inizierà a giugno e la fabbrica sarà pronta per l'estate 2024.

Il settore è così strategico che in uno dei Paesi dove si concentra la maggior parte della produzione mondiale, Taiwan, il governo locale ha annunciato che inasprirà le leggi contro lo spionaggio industriale per punire, in particolare, la sottrazione di segreti tecnologici e proteggere i suoi gioielli nel settore dei semiconduttori dalla minaccia cinese.

Secondo quanto riferisce Nikkei Asia, lo Yuan esecutivo - il governo di Taiwan - ha approvato una bozza di riforma alla legge sulla sicurezza nazionale che renderà crimine da codice penale lo spionaggio economico o l'uso non autorizzato di tecnologie nazionali strategiche al di fuori di Taiwan, con pene fino a 12 anni di carcere; inoltre tutti i lavoratori coinvolti nello sviluppo e produzione di tecnologie strategiche taiwanesi dovranno avere il nulla osta dalle autorità prima di recarsi in Cina.

Pechino infatti non resta neutrale in quella che è stata chiamata la 'guerra dei chip' e ha avviato una campagna per irrobustire il settore dei semiconduttori in modo da renderli competitivi rispetto alla produzione taiwanese, sudcoreana e statunitense, proprio mentre a livello globale la carenza di forniture porta le potenze economiche, Usa e Unione europea, a rafforzare la propria industria.