La guerra dei sistemi di pagamento

L'arma a doppio taglio di un'esclusione della Russia dal sistema di pagamenti internazionali

Un'esclusione della Russia dal sistema Swift comporterebbe un contraccolpo durissimo per le aziende russe, ma costi troppo alti anche per le istituzioni finanziarie occidentali coinvolte

L'arma a doppio taglio di un'esclusione della Russia dal sistema di pagamenti internazionali
Ansa
L'esterno di un ufficio di money exchange a Mosca

Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba invoca su Twitter sanzioni "devastanti" contro la Russia, tra cui l'espulsione di Mosca dal sistema di pagamenti internazionale Swift. Ma quello che le banche regionali e i creditori occidentali temono maggiormente è proprio la possibilità che la Russia venga esclusa da questo sistema, utilizzato da oltre 11mila istituti finanziari e in oltre 200 paesi.

Tale mossa colpirebbe duramente le banche russe, ma le conseguenze sono complesse: un'esclusione della Russia renderebbe difficile per i creditori europei il recupero del loro denaro, mentre la banca centrale russa ha sviluppato un proprio sistema di pagamento, il Mir, che intermedia circa il 25% di tutte le transazioni nazionali con carta ed è difficilmente utilizzabile all'estero.

Ufficialmente, il Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications (Swift) è un sistema belga di messaggistica che connette oltre 11mila istituzioni finanziarie per i loro trasferimenti di denaro in tutto il mondo. Di fatto non detiene o trasferisce fondi, ma consente alle banche e ad altre istituzioni finanziarie di allertarsi a vicenda quando sta per avvenire un trasferimento. Per questo, escludere un Paese dal sistema equivale ad escluderlo dal sistema finanziario internazionale. Rimuovere la Russia dallo Swift renderebbe praticamente impossibile alle istituzioni finanziarie inviare denaro nel Paese o fuori dal Paese, con un contraccolpo durissimo per le aziende russe e i loro clienti stranieri, in particolare gli acquirenti di gas e petrolio.

Una stima fatta nel 2014, all'epoca dell'annessione della Crimea, dall'ex ministro delle finanze russo Alexei Kudrin, evidenziò che un'esclusione dallo Swift avrebbe comportato per l'economia russa la perdita immediata del 5% del suo valore.

L'esclusione della Russia dallo Swift sarebbe sì un'"arma nucleare", come ha recentemente commentato un banchiere occidentale, ma le conseguenze per le istituzioni finanziarie occidentali coinvolte con l'economia russa non sarebbero quantificabili e i governi dovrebbero in qualche modo rimediare alle perdite subite. Costi troppo alti per economie che si stanno appena riprendendo dalla recessione indotta dalla pandemia di Covid.

In particolare, sono soprattutto le banche europee ad opporsi a questa misura. Il timore, come è emerso da più fonti nel corso delle ultime settimane, è che un'esclusione della Russia dallo Swift comporterebbe perdite per miliardi di dollari per crediti concessi che non verrebbero ripagati. Una conseguenza già visibile dei 'venti di guerra' che hanno agitato le ultime settimane sono ad esempio il passo indietro di UniCredit rispetto a possibili acquisizioni in Russia e l'accantonamento di fondi da parte dell'austriaca Raiffeisen Bank International in caso di sanzioni contro Mosca.

Eppure, secondo diversi osservatori internazionali, proprio l'esclusione della Russia dallo Swift, combinata con sanzioni mirate contro gli oligarchi dell'inner circle di Putin, potrebbero assestare al leader del Cremlino un colpo fatale. I super ricchi sostenuti da Putin e che a loro volta sostengono il sistema di potere di Putin, in un gioco non sempre decifrabile di alleanze e tradimenti, mantengono le loro fortune al sicuro - e spendono le loro fortune - in Occidente.

Come ha notato Alexei Sobchenko, ex funzionario del dipartimento di Stato Usa, citato in un articolo del Center for European Policy di Washington, "per questa gente, niente è peggio dell'essere tagliati fuori dall'Occidente e dai suoi benefici" ed è probabile che farebbero qualsiasi cosa per evitare di comparire in una lista di sanzioni. Congelare le fortune detenute dagli oligarchi russi nelle banche occidentali e allo stesso tempo bloccare qualsiasi transazione finanziaria con la madre patria e con le loro aziende in Russia sarebbe probabilmente un colpo decisivo.

In un articolo pubblicato nel 2019 sulla Novye Izvestiya, si leggeva che la struttura del potere in Russia e l'intera cultura politica sono sature del "cianuro del tradimento" e che il tradimento è "l'ascensore sociale più veloce per l'élite russa". Lo stesso Putin è consapevole dei rischi e probabilmente sa che molti esponenti del suo entourage difficilmente gli rimarrebbero leali, se vi fossero dei rischi concreti per le loro ricchezze.