L'allarme

Oncologi: verso un'ondata di casi avanzati per i ritardi nelle diagnosi causati dalla pandemia

Nel 2020, in Italia, le nuove diagnosi di neoplasia si sono ridotte dell’11% rispetto al 2019, i nuovi trattamenti farmacologici del 13%, gli interventi chirurgici del 18%

Oncologi: verso un'ondata di casi avanzati per i ritardi nelle diagnosi causati dalla pandemia

E' allerta per l'aumento di casi di tumore in fase avanzata, a causa dei ritardi nelle diagnosi e nelle cure accumulati in 24 mesi di pandemia. A lanciare l'allarme è Saverio Cinieri, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica: "Per questo, serve subito un Recovery plan, ovvero un Piano di recupero dell'oncologia, per colmare i ritardi nell'assistenza". Alla vigilia del World Cancer Day, la Giornata mondiale contro il cancro, l'Associazione italiana di oncologi medica (Aiom) fotografa lo stato dell'oncologia nel Paese e avverte: "Senza un'adeguata programmazione, con assegnazione di risorse e personale, le oncologie non saranno in grado di affrontare l'ondata di casi in fase avanzata stimati nei prossimi mesi e anni".

In queste settimane, la nuova ondata della pandemia causata dalla variante Omicron sta mettendo in crisi la gestione dei reparti di oncologia e l'attività chirurgica programmata è stata sospesa o rallentata, poiché le terapie intensive sono occupate da pazienti con Covid. I danni per le persone colpite da cancro - sottolinea Cinieri - rischiano di essere molto gravi, in quanto il successo delle cure dipende anche dai tempi brevi entro cui viene eseguito l’intervento chirurgico".

"La crisi nell'assistenza sanitaria causata dalla pandemia non può più essere affrontata con iniziative estemporanee come è avvenuto finora, basate sull’apertura e chiusura dei reparti in relazione all’incremento del numero dei contagiati dal Covid-19 - afferma il presidente Aiom. Chiediamo alle Istituzioni di definire una programmazione a medio e lungo termine sulla conservazione e implementazione dell’attività oncologica ospedaliera. Soffriamo in particolare la mancanza di personale e di spazi, sarebbe anche appropriato comprendere come la maggior parte dei trattamenti di oncologia medica venga effettuata in regime di Day-Hospital, permettendo ai pazienti di continuare, compatibilmente con la malattia e con le cure, una vita quanto più normale possibile".

Ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 377mila nuovi casi di tumore

L’alto livello dell’assistenza oncologica nel nostro Paese è evidenziato dalle percentuali di sopravvivenza a 5 anni, che raggiungono il 65% nelle donne e il 59% negli uomini. Inoltre, in sei anni (2015-2021), si è osservato un calo complessivo della mortalità per cancro del 10% negli uomini e dell’8% nelle donne. "Ottimi risultati che però rischiano di essere vanificati senza una programmazione adeguata, perché la quarta ondata pandemica sta peggiorando ulteriormente una situazione già critica - continua Cinieri -. Plaudiamo alle iniziative del Governo che, tra il decreto di agosto e l’ultima legge di Bilancio, ha stanziato 1 miliardo di euro per recuperare gli interventi, gli screening e le visite rinviate a causa della pressione del Covid sugli ospedali. Ma non basta. Se non viene definito un ‘piano di recupero’, che includa anche il potenziamento del personale e delle strutture, rischiamo di non riuscire a gestire la prossima epidemia di casi avanzati di tumore, determinata anche dai ritardi nell’assistenza accumulati in questi due anni di pandemia”.

Nel 2020, in Italia, le nuove diagnosi di neoplasia si sono ridotte dell’11% rispetto al 2019, i nuovi trattamenti farmacologici del 13%, gli interventi chirurgici del 18%. Non solo. Gli screening per il tumore della mammella, della cervice uterina e del colon retto hanno registrato una riduzione di due milioni e mezzo di esami nel 2020 rispetto al 2019. Sono state stimate anche le diagnosi mancate: oltre 3.300 per il tumore del seno, circa 13.00 per il colon-retto (e 7474 adenomi in meno) e 2782 lesioni precancerose della cervice uterina. "Le neoplasie, non rilevate nel 2020, ora stanno venendo alla luce, ma in stadi più avanzati e con prognosi peggiori rispetto al periodo precedente la pandemia - spiega il Presidente Cinieri. Inoltre, queste patologie presentano anche un carico tumorale maggiore, cioè metastasi diffuse, con quadri clinici che non vedevamo da tempo".

"La revisione dell'assistenza oncologica non deve fermarsi all’ospedale, per questo preoccupa il dato sull’assistenza domiciliare, ancora non soddisfacente - sottolinea Massimo Di Maio, Segretario Nazionale Aiom. Vanno implementati anche i gruppi di cure simultanee. Un’integrazione precoce nel percorso di cura di interventi di supporto, in un’ottica di cure simultanee, ha un impatto positivo sulla qualità e quantità di vita del paziente e sui risultati attesi con le terapie. La pandemia, inoltre, ha acuito la mancanza di integrazione fra oncologia e medicina di famiglia. La scarsa comunicazione tra i centri oncologici e il territorio determina ritardi nell’accesso agli esami e agli specialisti durante la fase diagnostica, con potenziali ripercussioni sulle opportunità di individuazione precoce della malattia. Va rafforzata questa connessione all’inizio del percorso assistenziale, prima ancora che una persona diventi un paziente oncologico. E non appena il trattamento attivo inizia, va contattato il medico di base per informarlo sullo scopo del trattamento, sulle possibili tossicità e sull’evoluzione prevista della situazione clinica. La cura del cancro è un’attività complessa, quindi, oltre a una buona comunicazione, è necessario rafforzare la formazione degli operatori sanitari - continua Massimo Di Maio -. Un’opzione è costituita dal miglioramento delle competenze oncologiche nell’ambito della comunità, ad esempio attraverso medici territoriali specializzati in oncologia oppure garantendo a tutti i medici di famiglia una formazione intermedia nella gestione dei malati di cancro. Investire nel territorio può rendere più sostenibile l’assistenza oncologica".

La ricerca in oncologia

Anche la ricerca è fondamentale in oncologia, perché consente di portare al letto del paziente i trattamenti innovativi. “Il 45% delle strutture nel Libro Bianco di AIOM è dotato di coordinatori di ricerca clinica, ma quasi sempre queste figure, essenziali per la conduzione delle sperimentazioni, ricoprono una posizione lavorativa precaria - conclude Francesco Perrone, Presidente eletto AIOM -. Servono più risorse da investire nella ricerca clinica, ma anche nella ricerca di laboratorio ed epidemiologica. Oggi sappiamo che fino al 40% dei tumori potrebbe essere prevenuto migliorando gli stili di vita (smettendo di fumare, evitando il sovrappeso e mantenendo un alto livello di attività fisica); ma si stima anche che il 16% delle morti per cancro potrebbe essere attribuibile ad esposizioni ambientali. In questo senso i prossimi anni, in cui ci si augura che su scala globale si realizzi la cosiddetta transizione ecologica necessaria per salvare la terra, rappresentino una occasione anche per la prevenzione primaria del cancro, affinché gli interventi collettivi e individuali necessari per ridurre le emissioni di gas serra e il riscaldamento globale siano coerenti con le modifiche comportamentali che consentirebbero di ridurre l’incidenza e la mortalità per cancro".