Scenari di guerra

Putin non lancerà l'atomica

Paolo Magri (Ispi) a RaiNews.it: quella del presidente russo "è più una minaccia che un rischio concreto". Dopo l'allerta russa non c'è stata una reazione equivalente degli Usa. Quali sono le potenze nucleari, dove sono le testate (anche in Italia)?

Putin non lancerà l'atomica
LaPresse
Russia, esercitazioni nucleari con lancio di missili balistici con la supervisione di Putin

Nella giornata di domenica il presidente Russo Vladimir Putin ha ordinato l'allerta del sistema difensivo nucleare russo. Fino a quel punto, la minaccia di ricorrere ad armi atomiche era stato il grande implicito di ogni narrazione della guerra in Ucraina, sebbene nessuno avesse mai realmente dimenticato che Mosca ha il più grande arsenale atomico al mondo: 4477 testate, secondo la Federation of American Scientists, importante think tank di Washington. Risultano essere 1558 le testate già montate sui diversi vettori, quindi immediatamente utilizzabili: 812 installate su missili balistici intercontinentale, 576 su sottomarini lanciamissili e circa 200 su caccia bombardieri. 

Poche meno, 3708, le testate su cui possono contare gli Stati Uniti. Di queste, in virtù degli accordi Nato 180 si trovano in Europa, ben 70 delle quali in Italia: cinquanta ad Aviano, in provincia di Pordenone, altre venti a Ghedi, nel bresciano. Insieme, Usa e Russia detengono l'86% delle testate nucleari del pianeta. Quelle restanti, 1300 in tutto, sono nelle disponibilità di Cina, Francia, Regno Unito, Pakistan, India, Israele e Corea del Nord.

Quanto c'è da preoccuparsi? "C'è stata prima un'escalation della presenza militare russa attorno ai confini dell'Ucraina - riepiloga a RaiNews.it Paolo Magri, vicedirettore dell'Istituto per gli studi di politica internazionale - poi l'invasione, a questo ha fatto seguito sul fronte europeo-americano prima un'escalation verbale e poi dopo l'invasione pesante, le abbiamo definite con l'ultimo tassello 'sanzioni nucleari', e la risposta russa dall'altra parte è evocare la possibilità dell'intervento nucleare, allertando i circuiti di sicurezza". In generale "la crisi è seria" ma la mossa di Putin secondo Magri è probabilmente "più una minaccia visti gli scenari apocalittici che evocherebbe" piuttosto che "un percorso concreto di escalation estremo". Tanto è vero che "Biden non ha risposto alla minaccia russa allertando anche il sistema nucleare americano".

La portavoce della Casa Bianca Jan Psaki ha infatti liquidato ieri la mossa del Cremlino parlando di un "copione che abbiamo visto più volte da parte di Putin, inventa minacce che non esistono per giustificare le successive aggressioni". Ma "in nessun momento la Russia è stata sotto minaccia della Nato, né la Russia è stata sotto minaccia dell'Ucraina".

"Durante la guerra fredda - aggiunge ancora Magri - ci eravamo abituati a presidenti che viaggiavano con la valigetta nucleare al seguito: erano sempre in allarme, sono tempi che non vogliamo certo rivivere ma dobbiamo anche ricordare che in quegli anni proprio la presenza di armi nucleari a portata di valigetta ha evitato per decenni un vero conflitto tra due potenza antagoniste".

È anche vero, però, che lo scenario attuale ha tratti inediti: mai, nei decenni della guerra fredda, una delle due superpotenze aveva invaso uno stato europeo. L'ultima volta che il mondo è stato vicino al conflitto atomico fu nel 1983, a causa di un'esercitazione Nato di tale proporzione e realismo da convincere l'Unione sovietica che un attacco fosse davvero imminente. Il lavoro delle agenzie di intelligence riuscì fortunatamente a fermare Mosca poco prima che fosse dato l'ordine di lancio. Negli anni successivi, già prima della caduta del muro di Berlino, si sono susseguiti i trattati volti a ridurre gli arsenali nucleari. Resta da verificare cosa resterà di questo processo al termine di questo conflitto.