“Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell'immediato”. A dirlo è il premier, Mario Draghi, nell’informativa urgente alla Camera sulla crisi Ucraina e le possibili conseguenze delle sanzioni alla Russia.
Le sue parole riaccendono i riflettori sul carbone come fonte energetica, che però l’Italia ha deciso di eliminare entro il 2025, nell’ambito della lotta al cambiamento climatico. Ha così progressivamente ridotto la sua produzione.
Le centrali a oggi sono sette: a La Spezia, a Fusina, nel comune di Venezia, Torrevaldaliga Nord, nel comune di Civitavecchia, un impianto a Brindisi e uno a Portoscuso, nella provincia del Sulcis in Sardegna, tutte gestite dall’Enel.
A Monfalcone, in provincia di Gorizia, c'è una centrale di A2a, mentre a Fiume Santo, vicino Porto Torres, l’impianto è gestito da Ep produzione.
Vedi anche l'approfondimento "24mm" di RaiNews24 "Il ritorno del carbone"