In Italia si festeggia dal 2003

Il 'Darwin day', un omaggio al padre dell'evoluzione

Nata in Inghilterra, la festa è diventata un' occasione per omaggiare le sue scoperte ma anche il progresso della scienza

Il 'Darwin day', un omaggio al padre dell'evoluzione
Contrasto/adoc-photos
Charles Darwin​

Chissà cosa penserebbe Charles Darwin nel vedere che ogni 12 febbraio tutto il mondo celebra la ricorrenza della sua nascita con eventi e manifestazioni in onore delle sue scoperte scientifiche?

Nella sua vita, trascorsa soprattutto studiando e viaggiando, avrebbe immaginato di lasciare un'eredità che ancora oggi vale la pena omaggiare?

Il suo libro più noto, 'L'origine delle specie' (1859), il saggio scientifico più tradotto della storia in cui formulò la teoria dell'evoluzione per selezione naturale, gli attirò molti nemici, incapaci di accettare che l'uomo non fosse più all'apice della creazione, ma il risultato di un lungo processo di selezione naturale al pari di tutti gli altri organismi viventi.  

Ci è voluto del tempo perché la portata delle sue idee fosse riconosciuta così come il suo ruolo fondamentale nel progresso scientifico. Valori che vengono portati avanti anche grazie al Darwin Day.

Charles Darwin Hulton Archive/Getty Images
Charles Darwin

La tradizione di questa giornata è nata in Inghilterra, all’indomani della morte del biologo britannico il 19 aprile 1882. Oggi continua a essere celebrata in tutto il mondo come occasione per omaggiare il suo operato, ma allo stesso tempo il progresso della scienza.

Anche in Italia, dove il compleanno di Darwin si celebra solo dal 2003, sono tantissime le conferenze e i dibattiti che vanno in scena in Fondazioni e Musei, Istituti di ricerca e scuole con lo scopo di ispirare le persone a riflettere sull’importanza del metodo scientifico e sui valori della ricerca.

Qual è allora l’eredità darwiniana che ancora oggi resta attuale e che deve continuare a guidarci e a essere trasmessa? Lo abbiamo chiesto a Mario Tozzi, geologo, divulgatore scientifico, autore e conduttore televisivo e radiofonico che da anni indaga e racconta segreti e mutazioni della natura e dell’ambiente. Raggiunto al telefono ci spiega come Darwin sia, da sempre, un punto di riferimento costante.

“Darwin ha cambiato la concezione dell’uomo nel mondo, nella natura. Al pari degli altri organismi viventi è il risultato di un processo di selezione naturale, soggetto agli stessi meccanismi degli esseri viventi e alle stesse leggi” ci racconta. 

Come visse le reazioni anche avverse alle sue scoperte scientifiche?

Le sue scoperte misero prima di tutto lui fortemente in crisi. Da credente, davanti all’ evidenza scientifica soffriva e somatizzava fisicamente questa sofferenza. Si dice che quando scriveva, riportando i dati delle sue scoperte, spesso vomitasse.

Quanto sono attuali le teorie sulla capacità di adattamento delle specie oggi, anche a proposito dell'allarme ambientale?

Le teorie sull’adattamento delle specie viventi all’ambiente oggi, in piena emergenza climatica e ambientale, sono più che mai attuali. L’evoluzione della specie è scienza. È stato dimostrato che sopravvivono meglio gli esseri di piccole dimensioni, poco specializzati e versatili.

La rivoluzione più importante?

La scoperta che l’intelligenza, le emozioni non appartengono solo al “sapiens”, ma sono patrimonio condiviso di tutti gli animali che ridono e piangono come l’essere umano. Gli stessi conflitti che vive l’uomo appartengono a tutto il mondo animale, anzi l’intelligenza, dice Darwin, parte dal mondo animale. Lo stiamo vedendo ora anche nei virus, esseri piccolissimi che sanno resistere e mutare a seconda delle condizioni ambientali.

Qual è l’eredità più importante che ci ha lasciato Darwin?

Dal punto di vista di Darwin è importante la totalità della vita. La biodiversità, oggi finalmente tutelata dalla Costituzione, è una parola darwiniana, ambiente è una parola darwiniana perché rappresenta l’insieme delle emozioni e dei rapporti sociali.

E a proposito di eredità, Tozzi ci rivela che proprio a Darwin sarà dedicata una puntata della prossima stagione del programma tv ‘Sapiens’. In particolare, ci anticipa, "racconteremo e mostreremo come stanno cambiando i luoghi e le condizioni di vita degli animali, sempre più presenti nelle città e nei centri urbani che offrono protezione e cibo. Partiremo mostrando i falchi che nidificano sulle cornici del Colosseo” conclude, e siamo sicuri che ancora una volta ci stupirà.

Busto di Darwin e una copia de "L'origine delle specie" esposti al Museo di storia naturale di Londra HAUN CURRY/AFP via Getty Images
Busto di Darwin e una copia de "L'origine delle specie" esposti al Museo di storia naturale di Londra

Sulla presenza degli animali selvatici nei centri abitati si concentrerà anche l’intervento al Museo delle Scienze di Trento, proprio in occasione del Darwin day, di  Andrea Monaco, biologo faunista dell’Ispra (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale).

"Darwin ci ha dato un grande e attualissimo messaggio di umiltà- ci racconta. Ci dice che siamo fatti della stessa materia e condividiamo molto con gli altri esseri viventi, ma non siamo migliori degli altri. Un concetto rivoluzionario ai suoi tempi che dura fino a oggi, anzi oggi ancora più importante: l’uomo non è padrone della natura, ma suo ospite come tutti gli altri organismi viventi.

Possiamo dire che dovremmo guardare a Darwin per affrontare l’emergenza ambientale?

Sicuramente dobbiamo fare nostro il suo richiamo a ricordarci di chi siamo e da dove partiamo. Lui aveva intuito molto. Ha visto molte cose in prospettiva. Aveva intuito che con la presenza debordante l’uomo altera lo status della natura, mina l’ambiente e aveva ragione. Per vedere a che punto siamo arrivati basta vedere la presenza di animali selvatici nelle città, contesti del tutto innaturali, ma diventati vantaggiosi per le specie più adattabili.

Qual è il compito dei ricercatori e divulgatori?

Di fronte all’emergenza ambientale, tutti gli scienziati e ricercatori devono dedicare parte del loro tempo a raccontare quello che fanno e divulgare a tutti quello che sanno e vedono. Bisogna innalzare il livello di conoscenza per cercare di non guardare più la natura con gli occhi dell’uomo.