Database russi

Anonymous non si ferma: "Violata l'agenzia russa Roskomnadzor", trafugati dati sulla censura

800 GB di file sottratti al database dell'agenzia, afferma il collettivo. Un altro sito pubblica i documenti in russo

Anonymous non si ferma: "Violata l'agenzia russa Roskomnadzor", trafugati dati sulla censura
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Intelligenza artificiale

Il collettivo Anonymous ha ancora rivendicato un furto di dati, questa volta a Roskomnadzor, l'ente statale russo che controlla (e censura) i media. Secondo la rivendicazione, sono oltre 360.000 i file sottratti all'agenzia. Il set complessivo di dati, diviso in due parti,  ammonterebbe a oltre 800 GB. I documenti trapelati sono organizzati in due grandi categorie, una contenente più di 360.000 file che risalgono al 5 marzo (536,9 GB) e un'altra contenente due database contenenti procedure di risorse umane (290,6 GB).

Secondo il sito DDoSecrets, si tratterebbe di due database che riguardano l'ufficio regionale della repubblica russa del Bashkortostan. Nei giorni scorsi l'agenzia Roskomnadzor aveva ordinato il blocco dei principali social media come Facebook e Twitter e ha chiesto a numerosi media indipendenti e anche a Wikipedia di modificare articoli sulla guerra. L'agenzia non ha risposto a una richiesta di Forbes di confermare la notizia del furto di dati. 

DDoSecrets sta diffondendo le informazioni trafugate dal collettivo perché teme che la Russia possa presto essere tagliata fuori da Internet mondiale: negli ultimi giorni, i principali fornitori di backbone si sono ritirati dal Paese, mettendo in forse la connettività ai server al di fuori della Russia. 

Sempre secondo Forbes, non è la prima volta che il sito DDoSecrets fa trapelare dati sulla Russia. Nel 2019 ha pubblicato una cache di e-mail e file che, secondo il sito - una sorta di Wikileaks degli attacchi DDoS - provenivano da "politici, giornalisti, oligarchi, figure religiose e nazionalisti o terroristi russi in Ucraina". Gran parte del contenuto riguarda operazioni della Russia in Ucraina dopo l'annessione della Crimea nel 2014 e alcuni sarebbero stati rubati in un attacco al ministero degli Affari interni russo.

Sullo sfondo, resta la questione dell'attribuzione di questi attacchi a un'entità ‘astratta’ come Anonymous. Anche la guerra cibernetica è fatta di strategie, tattiche e diplomazia, come ha spiegato all'Ansa Stefano Mele,  presidente della Commissione sicurezza cibernetica del Comitato Atlantico italiano: non soltanto la Russia ma anche i Paesi europei e della Nato hanno scelto di non attaccare “in maniera aperta e diretta le reti e i sistemi informatici russi e bielorussi ma utilizzano la copertura di alcuni gruppi di hacktivisti, tra cui il più noto è senz'altro Anonymous." 

Non è un caso infatti - sottolinea l'esperto - che, "oltre a decine di migliaia di attacchi informatici a basso impatto indubbiamente svolti da questi collettivi, ce ne siano alcuni che hanno palesemente richiesto una capacità operativa e una preparazione fuori dalla portata di questo genere di attori. Attacchi, quindi, che verosimilmente possono essere ascrivibili ad operazioni statali. Ben consapevoli, però, degli effetti ovviamente temporanei degli stessi: un attacco informatico può bloccare per ore, al massimo per alcuni giorni, un'infrastruttura critica di una nazione”.

I russi stanno lasciando Instagram in queste ore, dopo l'annuncio di Mosca di limitare l'accesso al social network. L'ufficio del Procuratore generale russo ha cancellato il proprio account, stessa decisione, rende noto l'agenzia Tass, è stata presa dal ministero dell'Interno e dal sindaco della capitale russa, Sergei Sobyanin. 

La sospensione della censura decisa da Meta interessa, almeno per il momento, Armenia, Azerbaigian, Estonia, Georgia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Russia, Slovacchia e Ucraina.  Non copre però chi condivide messaggi contro i prigionieri di guerra o, in generale, ostili alla Russia, al di fuori del contesto bellico. Ma secondo il sito The Intercept, Facebook e Instagram consentono anche la condivisione di articoli e messaggi pro-Azov, il gruppo paramilitare neonazista ucraino, a condizione che i post si limitino a sostenere la resistenza e non l'ideologia di estrema destra dei militanti.

La mossa di Meta di sostenere le voci contro l'invasione russa arriva dopo la decisione del Roskomnadzor, l'agenzia governativa che controlla le comunicazioni, di bloccare l'accesso a Facebook e Twitter in Russia, come conseguenza della censura messa in atto dal social di Mark Zuckerberg dei media statali russi. Anche Twitter aveva seguito una simile politica, oscurando gli account di Russia Today (Rt) e Sputnik.