La svolta di Santiago

Cile, domani Gabriel Boric entra in carica da presidente

Inizia un nuovo capitolo di cambiamento nella storia del Paese sudamericano. Il giovane leader delle proteste sociali si insedia alla Moneda

Cile, domani Gabriel Boric entra in carica da presidente
Ansa
Gabriel Boric

L'11 marzo è un giorno emblematico per il Cile. Nel 1990 finì la dittatura di Pinochet, domani inizierà un nuovo capitolo della sua storia, con l'insediamento ufficiale alla presidenza del giovane Gabriel Boric, il leader studentesco delle proteste dell'ottobre del 2019. 

Sarà un evento importante perché non solo il nuovo presidente, a 36 anni, è il il più giovane capo di Stato mai eletto nel Paese, ma è anche il primo nato al termine della dittatura militare, che si propone di riformare radicalmente in senso progressista la struttura socio-politica cilena.

Gabriel Boric, presidente cileno Ap photo
Gabriel Boric, presidente cileno

La sua squadra di governo per lo più formata da donne è uno dei segnali di svolta del nuovo governo. Ma il simbolo importante per i cileni è il riferimento che in questi giorni viene fatto sempre più spesso alla frase dell'ultimo discorso del presidente Salvador Allende l'11settembre 1973, quando lanciò un messaggio di speranza sostenendo che "molto presto si apriranno di nuovo i grandi viali su cui camminerà  l'uomo libero, per costruire una società  migliore''.   

Boric non lo dice apertamente, ma non è un segreto che nei suoi piani c'è il disegno di mostrare che la profezia di Allende ha la possibilità di avverarsi. E per rendergli omaggio ha nominato quale ministra della Difesa una sua nipote, Maya Fernández.  

Il programma del capo dello Stato è ambizioso: trasformazioni di ordine sociale riguardanti la democratizzazione dell'istruzione e della salute, oggi privilegio delle classi medio-alte, e una riforma del sistema pensionistico, che è totalmente privato e sarà  riformato con il suo ritorno in ambito pubblico.  

In politica estera Boric abbandonerà la linea esclusiva seguita dall'uscente Sebastián Piñera di allineamento con i Paesi conservatori e con gli Stati Uniti, aprendo il Cile ad una maggiore integrazione regionale (con Argentina, Bolivia e Perù) e continentale, in vista degli importanti cambiamenti che potrebbero venire anche dalle presidenziali in Colombia di maggio e del Brasile di ottobre.   

Inoltre molto importante sarà per il nuovo governo il risultato dei lavori dell'Assemblea costituente che entro l'anno dovrà presentare un progetto di nuova Costituzione, da sottoporre a referendum, per sostituire quella voluta da Pinochet in vigore dal 1990.   

Per quanto riguarda Piñera, l'imprenditore prestato alla politica, lascia il potere con una popolarità ai minimi, confermata dall'ultimo sondaggio dell'istituto Cadem secondo cui il 71 per cento dei cileni disapprovano la sua gestione, sicuramente resa difficile anche dalla pandemia da Covid-19.   

L'avvicendamento ai vertici del Cile avverrà domani alle 12 locali (le 16 italiane) a Valparaiso, in presenza di 500 invitati provenienti da diversi Paesi del mondo. La delegazione italiana sarà guidata dalla vice ministra degli Esteri, Marina Sereni.