Antartide

E' stato ritrovato il relitto dell'Endurance, la nave del Capitano coraggioso cantato da Battiato

La nave si era inabissata 107 anni fa durante una spedizione in Antartide. L'esploratore Ernest Shackleton riuscì a salvare tutto l'equipaggio

E' stato ritrovato il relitto dell'Endurance, la nave del Capitano coraggioso cantato da Battiato
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Endurance, la nave dell'esploratore Ernest Shackleton

E' stato ritrovato dai droni sottomarini, 107 anni dopo l'affondamento, il relitto dell'Endurance, la nave dell'esploratore Ernest Shackleton che si era inabissata nel mar dell'Antartide. Shackleton riuscì a portare in salvo il suo equipaggio nonostante il tragico naufragio.      

Il relitto è stato individuato e filmato sul fondo del mare Weddell, a Est dell'Antartide, a oltre 3 chilometri di profondità nelle acque più fredde del pianeta: è in buone condizioni - si vede chiaramente il nome Endurance a poppa - e in posizione verticale. Lo storico ritrovamento è stato annunciato dalla spedizione Endurance22 che ha mostrato anche le prime immagini. 

1914 - Sir Ernest Shackleton sull'Endurance Getty
1914 - Sir Ernest Shackleton sull'Endurance

Storia della nave perduta

L'Endurance, una nave di legno lunga 144 piedi (circa 44 metri) a tre alberi, fu teatro di una famosissima avventura di sopravvivenza. 

L'esploratore Shackleton partì con un equipaggio di 27 persone dall'Inghilterra nel 1914, per attraversare l'Antartide per primo, in piena età eroica dell'esplorazione del Polo Sud

La spedizione era stata preceduta da quelle del norvegese Roald Amundsen, che nel 1911 fu il primo a raggiungere il polo, e di Robert Falcon Scott, che però morì dopo esserci arrivato. Shackleton non riuscì ad arrivare al Polo, ma riuscì a salvare tutto il suo equipaggio, diventando un eroe in patria.

L'equipaggio dell'Endurance, 1914 Getty
L'equipaggio dell'Endurance, 1914

Varata in Norvegia il 17 dicembre 1912 dai cantieri navali Framnaes Schipyard con il nome di Polaris, la nave era dotato di 3 alberi e di un motore a singola elica che consentiva una velocità media di 10 nodi (circa 19 km/h), progettato per le esplorazioni artiche.

Le sue dimensioni erano di 43,9 m di lunghezza e 7,6 m di larghezza per una stazza di 350 short ton (320 tonnellate).

Costruita per conto di armatori norvegesi che la volevano destinare a nave da crociera nel Mar Glaciale Artico, per problemi economici venne venduta due anni dopo il varo, nel 1914, sottocosto, all'esploratore britannico Shackleton, per l'importo di 11.600 sterline.

Ribattezzata Endurance dal nuovo proprietario, salpò verso l'Antartide il 1º agosto dello stesso anno per iniziare la spedizione trans-antartica imperiale, raggiunse i mari australi dopo 5 mesi di navigazione.

Il cane "Colonnello" della spedizione Endurance Getty
Il cane "Colonnello" della spedizione Endurance

La sua vita tra i ghiacci perenni fu molto breve, infatti rimase bloccata nel pack il 19 gennaio 1915 e dopo alcuni mesi di agonia dovette essere completamente abbandonata dall'equipaggio il 27 ottobre per affondare definitivamente il 21 novembre, dopo ben 281 giorni dall'incagliamento.

SS Endurance, 1914 Getty
SS Endurance, 1914

Della gloriosa nave riuscirono a sopravvivere solo 3 lance: la Stancomb Willis e la Dudley Docker due cutter a vela e la James Caird classica baleniera lunga sei metri con la quale Ernest Shackleton partendo dall'isola di Elephant percorse 650 miglia nautiche di avventurosa traversata nei mari antartici fino a raggiungere l'isola della Georgia del Sud da dove erano partiti 522 giorni prima, per chiedere soccorso permettendo così di salvare tutto l'equipaggio.

 

Fuga dall'Endurance, 1916 Getty
Fuga dall'Endurance, 1916

Vita sull'Isola degli Elefanti

Elephant Island al largo della costa dell’Antartide è diventata famosa per aver ospitato i membri della spedizione Endurance per quattro mesi nel 1916. Shackleton e i suoi uomini arrivarono sull’Isola dopo che la loro nave era stata distrutta dal ghiaccio marino. 

L'esploratore si rese subito conto che quel luogo inospitale era fuori dalle rotte delle navi e decise di partire per cercare aiuto. Navigò per 1290 km verso la vicina isola della Georgia del Sud con una manciata di uomini, mentre il resto dell'equipaggio restò a Elephant Island, cacciando foche e riparandosi in tende di fortuna. Dopo quattro mesi furono tutti recuperati da una nave giunta in loro soccorso.

Endurance - L'Isola degli Elefanti Getty
Endurance - L'Isola degli Elefanti

La rotta della spedizione e la nave Aurora

Questa mappa mostra la rotta della spedizione trans-antartica guidata da Ernest Shackleton nel 1914-1915. 

In rosso: il viaggio dell'Endurance. In giallo: la deriva dell'Endurance bloccata dai ghiacci. In verde: il percorso, a piedi e in scialuppa, degli uomini di Shackleton dopo il naufragio della nave sino all'isola Elephant. In blu: il viaggio della James Caird sino alla Georgia del Sud. Turchese: il percorso originale della spedizione trans-antartica. 

In basso la rotta dell'Aurora, seconda nave della spedizione Endurance che aveva come obiettivo l'installazione di alcuni rifugi con provviste nella barriera di Ross ad uso degli uomini di Shackleton in arrivo dall'altro lato del continente.

In arancio : il viaggio dell'Aurora. In rosa: l'Aurora rompe gli ormeggi e va alla deriva lasciando 10 uomini in Antartide. In marrone : percorso per l'installazione dei depositi di provviste.

Dopo essere stata rallentata dalla spessa banchisa la nave raggiunse il canale McMurdo nel gennaio 1915. Dopo aver scaricato uomini e materiali, raggiunse Discovery Bay il 12 gennaio 1915 in cerca di un ancoraggio sicuro e di un luogo dove continuare lo scarico delle provviste. Nel maggio l'Aurora venne spinta al largo dai forti venti. Intrappolata dal ghiaccio non riuscì a tornare in Antartide per aiutare gli uomini rimasti nel continente. Si liberò nel febbraio 1916, ma a causa dei danni riportati, si diresse in Nuova Zelanda per essere riparata.

Dopo aver salvato gli uomini del gruppo del mare di Weddell, Ernest Shackleton arrivò in Nuova Zelanda nel dicembre 1916 e salpò a bordo dell'Aurora per prestare soccorso all'equipaggio di 10 uomini rimasto in Antartide, recuperando i sette sopravvissuti.

La mappa dell'Endurance Wikipedia/Finetooth/U.S. Central Agency)
La mappa dell'Endurance

La nave ritrovata

L'Endurance rimase intrappolata nel ghiaccio marino per mesi prima di affondare nel 1915. Il progetto per ritrovare la nave perduta è stato avviato dal Falklands Maritime Heritage Trust (FMHT), utilizzando una rompighiaccio sudafricano, Agulhas II, dotata di sommergibili telecomandati. La ricerca è stata finanziata da un donatore anonimo.   

Il capo della missione, il geografo polare Dr John Shears, ha descritto il momento in cui le telecamere sono atterrate sul nome della nave come "sbalorditivo". "La scoperta del relitto è un risultato incredibile", ha aggiunto. "Abbiamo lottato contro il ghiaccio marino, le bufere di neve e le temperature fino a -18°C".

 

La nave Endurance nel 1914 Getty
La nave Endurance nel 1914

Per oltre due settimane, i sottomarini avevano setacciato un'area di ricerca predefinita, prima della scoperta di sabato proprio nell'anno in cui ricorre il centesimo anniversario della morte di Shackleton, sepolto nella Georgia del Sud nel cimitero dei pescatori di Grytviken. 

La nave ha lo stesso aspetto di quando è stata fotografata per l'ultima volta da Frank Hurley, nel 1915. Gli alberi sono abbassati, il sartiame è aggrovigliato, ma lo scafo è ben messo. Si vedono danni a prua, presumibilmente nel punto dell'impatto con il fondale. Ci sono le ancora. Dagli oblò, spuntano le stoviglie e gli oggetti delle cabine.

L'equipaggio in una cabina dell'Endurance Getty
L'equipaggio in una cabina dell'Endurance

Dalle buone condizioni si deduce che in Antartide non ci sono i “mangiatori del legno” presenti in altre aree, ha commentato la biologa Michelle Taylor dell'Università dell'Essex. “L'Endurance, che sembra una nave fantasma, è cosparsa di un'impressionante diversità di vita marina: anemoni, spugne di varie forme, stelle fragili e crinoidi”.

Al di là dell'interesse storico e scientifico, il ritrovamento è importante anche per un altro motivo. Il Mare di Weddell è permanentemente ricoperto da uno spesso ghiaccio marino, lo stesso che ruppe lo scafo di Endurance. Recuperare la nave è stata dunque una sfida che ha visto coinvolti studiosi di varie branche, vinta anche perché nell'ultimo mese è stata registrato lo spessore minimo del ghiaccio dagli anni '70 a oggi.

Adesso che cosa accadrà? Il relitto resterà dove si trova: è un monumento designato ai sensi del Trattato internazionale sull'Antartide e non deve essere spostato. Nessun reperto fisico è stato quindi portato in superficie.

Endurance intrappolata dai ghiacci Getty
Endurance intrappolata dai ghiacci

Quando Battiato cantò le gesta di “Shakleton”

Con il ritrovamento dell'Endurance, riecheggiano le note cantate dal maestro Franco Battiato: 

"Mi sbatte contro le mura del tempo/Sentinella, sentinella, che vedi?". 

Il compositore siciliano colse tutta l'inquietudine, il coraggio e la generosità di quell'avventura, della quale affiorano oggi i resti con il ritrovamento dell'Endurance.

Il brano era “Shakleton” (senza la “c”) che inizia con la voce di Manlio Sgalambro, autore dei testi insieme a Battiato. La musica che introduce il brano è "Plaisir d'amour" di Johann Paul Aegidius Schwarzendorf (1785). L'album è Gommalacca, 1998.

Nella versione originale la canzone è divisa in due parti. La prima intitolata La Storia è il testo di Sgalambro che racconta la famosa spedizione della nave Endurance e del leggendario capitano Shackleton. 

La seconda parte è Il Ricordo. Le parole sono in tedesco, firmate da Fleur Jaeggy, collaboratrice di lunga data del cantante, come Sgalambro d'altronde. 

Una catastrofe psicocosmica
Mi sbatte contro le mura del tempo
Sentinella, sentinella, che vedi?

Una catastrofe psicocosmica
Contro le mura del tempo

Durante la grande guerra nel Gennaio del 1915
All'estremità settentrionale un forte vento
Spingeva grandi blocchi di ghiaccio galleggianti
Imprigionando per sempre la nave dell'audace capitano Shakleton
Shakleton

Su un piccolo battello, con due soli compagni
Navigò
Fino a raggiungere la Georgia Australe
Mentre i 22 superstiti dell'isola Elefante
Sopportavano un tremendo inverno

Alla deriva, alla deriva
Verso nord, nordovest
Profondità 370 metri
72° di latitudine est

Per sopravvivere furono costretti a uccidere i loro cani
Per sopravvivere
Ma il 30 Agosto 1916, il leggendario capitano
Compariva a salvarli con un'altra nave

Shakleton, Franco Battiatio