L'iniziativa

Giornata internazionale sulla consapevolezza dell’infezione da papillomavirus

Hpv: di cosa si tratta, la prevenzione, la vaccinazione, la diagnosi

Giornata internazionale sulla consapevolezza dell’infezione da papillomavirus
Joe Raedle/Getty Images
Vaccino contro l'infezione da papillomavirus (Hpv)

Un’iniziativa che punta ad aumentare la consapevolezza del pubblico su come questo virus possa essere causa di diversi tumori (cervice uterina, cavo orale, pene, ano). E di quanto, di conseguenza, sia importante puntare sulla prevenzione (la vaccinazione) e sulla diagnosi precoce (screening con Hpv-test).

Hpv: di cosa si tratta?

L’Hpv (papillomavirus umano) è un virus a trasmissione sessuale. Provoca un’infezione molto frequente, che la maggior parte delle persone contrae almeno una volta nella vita. In termini di prevalenza, «si stima che 4 persone su 5 siano infettate dal virus nel corso della vita, sia uomini sia donne», spiega Giancarlo Icardi, ordinario di igiene generale e applicata all’Università di Genova. «L’assenza di sintomi ne favorisce la diffusione». Essere positivi all'HPV non vuol dire essere ammalati, ma è un'indicazione preziosa per sottoporsi ai controlli opportuni e ridurre le possibilità di ammalarsi in futuro. La maggior parte delle lesioni guarisce spontaneamente, nell’arco di un paio d’anni. In una percentuale ridotta di casi, infatti, l’infezione permane e può dare luogo a malattie benigne (condilomi e verruche). Ma se il virus permane, l’infezione diventa cronica ed è in questi casi che può portare, nel tempo, a lesioni pretumorali e, poi, al cancro. «Generalmente il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa cinque anni», aggiunge lo specialista. Almeno 9 tumori del collo dell’utero su 10 - sono poco meno di tremila le diagnosi annue in Italia - sono dovuti all’Hpv. In crescita, secondo gli studi epidemiologici, è anche il ruolo dei virus nell’insorgenza dei tumori del cavo orale. Vista la modalità di trasmissione, il papillomavirus può inoltre determinare l'insorgenza di forme di cancro della vagina, del pene e dell’ano.

Prevenire l’infezione è possibile

Se al momento non esiste un antivirale contro l’Hpv, prevenire l’infezione è possibile. Come? Attraverso la vaccinazione. Il farmaco protegge dai ceppi maggiormente indiziati (6, 11, 16, 18, 31, 33, 45, 52 e 58) di poter provocare una trasformazione delle cellule in chiave tumorale. A partire dal 2007, la vaccinazione anti-HPV è offerta gratuitamente e attivamente ai ragazzi (di entrambi i sessi) nel dodicesimo anno di vita. Una scelta non casuale, dal momento che «la vaccinazione contro il Papillomavirus è efficace soprattutto se effettuata prima dell’inizio dell’attività sessuale, perché induce una migliore risposta immunitaria prima di un eventuale contagio con il virus», afferma Giorgio Conforti, responsabile dell’area vaccini della Federazione Italiana Medici Pediatri. In molte Regioni, la gratuità viene mantenuta fino ai 18 anni ed è estesa anche ad altre categorie. Vaccinarsi è semplice. È prevista la somministrazione di due dosi per gli individui fino a 14 anni (a 0 e 6 mesi) o tre dosi dai 15 anni (a 0, 2 e 6 mesi). L’efficacia della vaccinazione in chiave di prevenzione oncologica è stata riconosciuta soprattutto rispetto al tumore della cervice uterina. L’ultima conferma è giunta lo scorso anno da uno studio pubblicato sul «New England Journal of Medicine». Confrontando quanto accaduto in un arco temporale tra dieci e trent’anni, gli scienziati hanno rilevato una forte discrepanza delle diagnosi di tumore del collo dell'utero tra le donne vaccinate e quelle che non lo erano. Nel primo gruppo, ad ammalarsi sono state in 19. Nel secondo, 538.

La pandemia ha rallentato le vaccinazioni

Il problema è che la copertura vaccinale non è ancora ottimale. Già prima della pandemia, in Italia, l’adesione alla vaccinazione contro l’Hpv negli adolescenti si attestava al di sotto della soglia ottimale del 95 per cento. L’emergenza sanitaria ha provocato un ulteriore calo nella vaccinazione degli adolescenti. A documentarlo è il ministero della Salute, con i dati aggiornati al 31 dicembre 2020. La copertura per ciclo completo per le undicenni mostra una diminuzione (30,32 per cento) rispetto alle coperture per il ciclo completo delle coetanee dell’anno precedente (41,6 per cento). Un trend che, al di là della pandemia, risulta in calo da anni (era del 56,2 per cento nel 2015). E che riguarda anche i ragazzi: in questo caso la copertura è passata dal 32,25 (2019) al 24,17 per cento (2020). Profonde le differenze anche su base territoriale. Per quel che riguarda il ciclo completo, si passa infatti dal 6 per cento della Valle d’Aosta a quasi il 62 per cento della provincia autonoma di Trento. «Il decremento delle coperture può essere dovuto principalmente alle difficoltà organizzative dovute alla gestione della pandemia - si legge nella relazione del Ministero -. Pur non trattandosi di una vaccinazione obbligatoria, servirebbero interventi mirati per migliorare l’adesione alla vaccinazione anti-HPV, che rappresenta comunque un livello essenziale di assistenza».

L’importanza della diagnosi precoce

Fin qui, la prevenzione. Ma quando si parla di Hpv, considerando l’elevata diffusione del virus e i bassi tassi di copertura vaccinale, occorre occuparsi anche di diagnosi precoce. Grazie allo screening, infatti, il tumore del collo dell’utero potrebbe diventare soltanto un ricordo. L’esame - prima effettuato con il Pap test (per rilevare lesioni in fase precoce) e oggi aggiornato con la ricerca del Dna dell'Hpv (rilevabile nell'80-90 per cento delle nuove diagnosi) - permette di diagnosticare e trattare lesioni in fase iniziale o pretumorale. Così, se la vaccinazione è in grado di ridurre l'incidenza del tumore della cervice uterina, lo screening è lo strumento per determinare una riduzione dei numeri legati alla mortalità. Anche in questo caso, sui numeri si osserva l’impatto della pandemia. Il consiglio è quello di sottoporsi a uno screening triennale tra i 25 e i 64 anni, anche se il sempre più diffuso passaggio all'Hpv test favorirà un aumento dell'intervallo a cinque anni (dai 30 ai 64 anni).  

 Twitter @fabioditodaro