L'intervista

I giovani e la guerra: dopo 2 anni di pandemia, una “violenza” ancora più grande

Tra paure e capacità di reazione, la fotografia della professoressa Anna Maria Giannini, Ordinario di Psicologia alla Sapienza. La realtà di tanti ragazzi che nel giro di due anni sono passati da una lotta all’altra perdendo un pezzo di vita

Insicurezza, sfiducia e paura del futuro sono i sentimenti con cui confrontarsi sotto la pioggia continua di notizie e immagini di un mondo senza tregua. Dai mezzi dell'Esercito a Bergamo con le vittime del Covid, alle bombe che disintegrano case e vite, occorre aiutare i ragazzi a comprendere cosa accade intorno. 

Con la professoressa Anna Maria Giannini, psicologa abbiamo provato a capire cosa provano i nostri giovani in un momento storico così particolare dove sembra difficile rivedere la luce. 

Si tratta di bambini e adolescenti, alcuni al fronte, altri in fuga. I più fortunati  protetti nelle loro camerette. Per tutti il ricordo del prezzo pagato negli ultimi due anni di pandemia e il timore per il conflitto in corso. Il filo comune resta l’isolamento e quella possibilità negata di crescere serenamente. C’è chi si è letteralmente fermato, bloccato, isolato davanti ad un tablet e chi invece, ha ricevuto una “sveglia”, l’obbligo di crescere in fretta e imparare a combattere quando ancora ci sarebbe il bisogno, e il diritto, di giocare e sognare.