La tutela dei bambini anche in tempo di guerra

Il garante: "Basta volti di bambini disperati in tv, sulle piattaforme e sui social network"

"Evitiamo di portare, almeno i più piccoli, in guerra una seconda volta, nella dimensione digitale" è il monito del Garante per la privacy

Il garante: "Basta volti di bambini disperati in tv, sulle piattaforme e sui social network"
DANIEL MIHAILESCU/AFP via Getty Images)
Bambini in fuga dalla guerra in Ucraina

Almeno 28 bambini sono stati uccisi e 64 feriti durante gli otto giorni di guerra in Ucraina, secondo il sito web del presidente Volodymyr Zelensky, che cita il garante per i diritti dei bambini, Daria Herasymchuk. "Ospedali per la maternità, asili nido, scuole sono stati distrutti. Circa un milione e mezzo di bambini si trovano nei territori colpiti dai bombardamenti e sotto assedio, tra questi ci sono orfani e bambini con disabilità che hanno bisogno di un aiuto immediato", ha detto Herasymchuk.

La notizia è tragica e sconvolgente e si presta ad essere accompagnata da foto "toccanti" che possano rendere ancora più emotiva la rappresentazione della tragedia, ma è proprio adesso, in questa situazione di estrema fragilità per la fascia più debole e indifesa di una popolazione colpita duramente da una guerra tanto inimmaginabile quanto cruenta, che un modo corretto per fare la giusta informazione e tutelare al contempo la privacy dei bambini c'è e deve essere attuato.

Sull'argomento è intervenuta con estremo rigore l'Autorità italiana di garanzia per la protezione dei dati personali. Lo ha fatto con un sentito appello rivolto ai media italiani, tutti, dalle tv ai giornali, dalle piattaforme ai social network, per fare corretta informazione.

Un appello che assume maggiore rilevanza proprio perché rivolto principalmente ai giornalisti, già vincolati dalla propria deontologia professionale a tutelare sempre e comunque i minorenni, in qualsiasi situazione.

È la Carta di Treviso il documento deontologico che fissa le regole riguardanti la trattazione delle informazioni relative ai minorenni. La Carta, approvata nel 1990 dall'Ordine dei Giornalisti e dalla Fnsi, la Federazione nazionale della stampa italiana, è stata più volte adeguata alle nuove condizioni della società, ma ha sempre conservato i principi cardine e si è correlata ai cambiamenti intervenuti nel mondo dei media puntualizzandone le responsabilità anche in funzione delle diverse età dei minori di 18 anni.

Il monito del Garante della Privacy

"Basta con i volti disperati dei bambini in televisione, sui giornali e sui social network. Evitiamo di portare, almeno i più piccoli, in guerra una seconda volta, nella dimensione digitale". È il monito che il Garante per la protezione dei dati personali rivolge ai media, alle grandi piattaforme di condivisione di contenuti e a ciascun utente dei social network. "L’immagine del bambino, come qualsiasi dato personale che lo riguardi - ricorda l’Autorità - in realtà, dovrebbe entrare nel sistema mediatico solo quando ciò sia indispensabile o, ancora meglio, solo quando la sua pubblicazione sia nell’interesse del bambino".

"Perché, altrimenti, quelle fotografie e quei dati, nella dimensione digitale, perseguiteranno quei bambini per sempre, e, magari, in molti casi li esporranno a conseguenze discriminatorie di carattere sociale, culturale, religioso o politico di ogni genere, conseguenze, forse, oggi, in molti casi persino imprevedibili. E, certamente, quelle immagini finiranno in pasto ad algoritmi di ogni genere per le ragioni più diverse", prosegue il Garante che "richiama quindi tutti i mezzi di comunicazione di massa, pur nell’indispensabile lavoro di testimonianza dei tragici effetti della guerra, ad una maggior tutela dei minori".