L'invasione russa sui social

La guerra al tempo di TikTok

I contenuti relativi all'Ucraina sull'app sono esplosi da quando il paese è stato invaso il 24 febbraio

La guerra al tempo di TikTok
TikTok
La guerra secondo TikTok

Visitando un ospedale di Kiev, il presidente Volodymyr Zelensky ha appreso di essere diventato una star di TikTok. "Tutti ti supportano su TikTok", gli ha detto una ragazza di 16 anni, ricoverata in reparto dopo che l'auto su cui viaggiava con la sua famiglia era stata colpita dalle forze russe. "Non è facile, ma facciamo la cosa giusta", ha risposto Zelensky.

Dopo aver saputo della sua popolarità sulla piattaforma social, il presidente ha chiesto: "Quindi abbiamo occupato TikTok?". 

Nel suo saggio del 2003 "Davanti al dolore degli altri", la filosofa americana Susan Sontag indicava nella guerra civile spagnola l'origine del fotogiornalismo e in quella del Vietnam la prima a essere trasmessa quotidianamente in televisione. 

Dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, i social network sono stati inondati di video da entrambe le parti. Cellulari alla mano, soldati e civili stanno documentando la guerra in tempo reale. Non è la prima volta. Durante la primavera araba, le parti li hanno utilizzati per organizzare manifestazioni e influenzare l'opinione pubblica. La differenza oggi sta in un nuovo tipo di narrazione. Sempre più persone con un telefono cellulare documentano regolarmente le loro giornate sulle piattaforme: la guerra è diventata un argomento come un altro. Alcuni influencer ucraini - un tempo più noti per i tutorial di bellezza che per le loro posizioni politiche - si sono trasformati in combattenti della resistenza, versione 2.0.

I social media sono diventati parte del campo di battaglia, ma nella narrazione questa volta sono coinvolti direttamente anche i più giovani.

L'invasione dell'Ucraina può essere infatti definita la prima guerra raccontata su TikTok, tanto che gli esperti concordano sul fatto che la piattaforma di video brevi - un tempo nota principalmente per le sincronizzazioni labiali e i balletti - sia stata finalmente presa sul serio. 

A legittimarla sono anche molti leader mondiali. A partire dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha “incontrato” gli influencer per informarli sul conflitto e su come gli Usa lo stanno affrontando, tanto da essere “rimproverato” dal senatore repubblicano Josh Hawley per aver chiesto "agli adolescenti di fare il suo lavoro". D'altronde la Casa Bianca aveva già “sfruttato” i giovani tiktoker per la campagna di vaccinazione anti Covid.

Uno dei primi video postati su TikTok dall'inizio della guerra, mostra i bagliori sulla città di Kiev. La didascalia è breve: "La capitale dell'Ucraina in questo momento". La musica che lo accompagna è "Little Dark Age", una canzone della band indie-pop MGMT. Ha quasi 5 milioni di “mi piace”.

 

Tra i profili più seguiti da chi segue le notizie sull'Ucraina c'è quello di @valerisssh, giovane influencer balzata da 200 mila a quasi un milione di follower (30 milioni di “mi piace”). In uno dei suoi primi video ha mostrato le “cose” che, nel rifugio antibomba, "hanno senso". Un “meme” sul social che consiste appunto nel far vedere oggetti utili o inutili delle proprie abitazioni al ritmo di una melodia che ricorda l'talia (Che la Luna - Louis Prima & Sam Butera and the Witnesses). Il video è stato visualizzato oltre due milioni di volte. 

Solo qualche giorno prima la vita di “Valerish” era simile a quella di tante altre ragazze e così i suoi TikTok. Scorrendo la bacheca, ecco spuntare le sue passioni: i cappuccini al bar, la sua macchina fotografica, i viaggi (persino uno a Roma). Poi la guerra e l'attenzione dei media si sono accorti del suo “diario” quotidiano, complice anche l'algoritmo che catalizza l'attenzione degli utenti dell'app sui contenuti che riguardano il conflitto. 

Un altro video in cui racconta la sua “giornata tipo” nel rifugio con i genitori e il cane di visualizzazioni ne conta quasi 43 milioni. L'ultimo contributo, di poche ore fa, è sul suo arrivo in Germania. Titolo: “Come i tedeschi accolgono i rifugiati ucraini”. Segue una carrellata di oggetti messi a disposizione dei profughi: prodotti per l'igiene, cibo per gli animali, dolci tipici, un ristorante che offre pasti caldi. La musica è Mamma Mia degli Abba. Le visualizzazioni sono già oltre 1 milione e mezzo.

I contenuti relativi all'Ucraina su TikTok sono esplosi da quando il paese è stato invaso il 24 febbraio, i video taggati #Ucraina hanno superato i 31 miliardi di visualizzazioni, quelli con #zelensky sono quasi 900 milioni, oltre un milardo e mezzo quelli con #stopwar. Il successo dell'app cinese era già stato consacrato in piena pandemia. Nel 2021, è stata la più scaricata davanti a Instagram: 665 milioni di download. Persino il sito tiktok.com è stato più visitato di Google, e gli utenti sono stati “catturati” per oltre un'ora al giorno, più che su YouTube.

I video di guerra parlano agli utenti di TikTok nella loro lingua diventando così una potente forma di pubblicità per la causa ucraina. Gli ucraini stessi appaiono agli spettatori non come vittime lontane ma come gente che ascolta la stessa musica e “parla” nei social la stessa lingua. 

Di tutti i video, l'algoritmo sceglie e mostra proprio quelli che coinvolgono di più. Ed è anche questo il principale “difetto” di TikTok perché, spiegano gli esperti, la disinformazione è molto più coinvolgente. La fame di notizie di guerra ha drammaticamente spalancato le porte anche ai “fake” con centinaia di video di esplosioni che non riguardano l'Ucraina o immagini che arrivano dai videogiochi, la propaganda russa ha imperversato prima di essere rimossa.

In Russia, Facebook, Twitter e Instagram sono stati disattivati dalle autorità locali, mentre TikTok si è autosospeso. Restano le app di messaggistica Whatsapp e Telegram che continuano a funzionare in Russia nonostante il bando del Cremlino su quasi tutti i social media occidentali in reazione alle sanzioni contro l'invasione dell'Ucraina. Una tolleranza che potrebbe dipendere dal fatto che Whatsapp, di proprietà di Meta che possiede anche Facebook, non può essere utilizzata per messaggi "di massa", mentre Telegram proprio per la sua capacità di raggiungere migliaia di persone allo stesso momento si è rivelata utile anche per il Cremlino.