La guerra in Ucraina

Non arriva più grano ucraino, ma l'Italia non avrà gli scaffali vuoti

L'allarme di Kiev: non possiamo esportare. Ue verso via libera a coltivazione terreni a riposo. A rischiare però sono soprattutto nord Africa e paesi asiatici

Non arriva più grano ucraino, ma l'Italia non avrà gli scaffali vuoti
(Andreas Solaro/AFP via Getty Images)
L'Italia non è tra i paesi più esposti agli effetti della guerra sul commercio di frumento

L'Ucraina è il paniere dell'Europa”, si è ripetutamente "dimostrata garante della sicurezza alimentare nel mondo". A dirlo, in audizione alla commissione agricoltura del Parlamento europeo, è Roman Leshchenko,  ministro dell'Agricoltura di Kiev. "Fino a poco tempo fa - ha proseguito - siamo stati in grado di rispettare gli ordinativi e fornire al mondo 12 milioni di tonnellate di frumento, 3 milioni di tonnellate di semi di girasole. Abbiamo sempre esportato l'80 per cento dei prodotto alimentari attraverso i nostri porti. Adesso sono chiusi, bloccati. Dobbiamo dare a oltre 400 milioni di persone nel mondo generi alimentari. Adesso queste persone si trovano sul baratro della fame. Ed è esattamente quello che vuole la Russia".

“L'Ucraina non ha scelta - ha poi spiegato Leshchenko - dobbiamo limitare le nostre esportazioni per garantire la sopravvivenza. Perché non sappiamo quando avremo la possibilità di portare avanti la nostra stagione agricola. Abbiamo proibito anche l'esportazione di fertilizzanti dall'Ucraina, di azoto, fosforo, tutte le materie che servono per fare i fertilizzanti. Noi dobbiamo proteggere il nostro terreno e mantenere per noi i fertilizzanti essenziali per la nostra agricoltura. Gli agricoltori ucraini, coraggiosi, stanno dando avvio alla loro stagione delle semine come possono. Stanno seminando essendo bombardati. In aree bombardate e minate. E corrono il rischio di mettere a repentaglio la propria vita. La maggioranza di loro adesso si è arruolata".

Il peso dell'importazione di frumento dall'Ucraina nel mercato italiano, nel 2020, è stato pari al 4% del fabbisogno nazionale: non una quota enorme, dunque. Il ministro dell'Agricoltura Stefano Patuanelli ha detto che l'import da Kiev “è sostituibile”, non sono in vista "problemi di approvvigionamento" e “sicuramente non avremo gli scaffali vuoti”. Non per questo si può stare con le mani in mano: "Noi chiediamo all'Europa - ha detto - di fare un po' di più di quello che ha fatto nella seduta di ieri" dell'Agrifish, il formato del Consiglio dell'Unione europea che riunisce i titolari dei dicasteri di agricoltura e pesca dei 27 stati membri e che ieri ha discusso appunto delle misure da intraprendere per salvaguardare le forniture alimentari nel breve termine e per migliorare sicurezza e sovranità alimentare in futuro. Tra le misure immediate, i ministri hanno dato il via libera alla coltivazione dei terreni a riposo e alla sospensione delle rotazioni delle colture per aumentare la produzione cerealicola interna. La decisione definitiva spetta però alla Commissione europea: "Bisogna decidere in fretta per non perdere il periodo di semina - ha avvertito Patuanelli - che per alcune erbacee è già perso, ma abbiamo ancora marzo e aprile e Commissione deve fare in fretta o sarà un via libera inutile. La Commissione sembra intenzionata però  a chiudere il pacchetto entro il Consiglio dell'Agricoltura dei primi di aprile". 

Secondo Confagricoltura, la misura potrebbe rivelarsi insufficiente: secondo il presidente Massimiliano Giansanti "per scongiurare una grave carenza di offerta sui mercati internazionali la Ue deve utilizzare al massimo il proprio potenziale produttivo, eliminando, anche in prospettiva, ogni ostacolo alle semine".

La situazione è di gran lunga peggiore in nord Africa e Asia, dove molti paesi dipendono dal grano ucraino per  quote percentuali a doppia cifra. L'Egitto è tra i paesi più colpiti: il presidente Abdel Fattah al-Sisi ha ordinato un tetto ai prezzi del pane dopo che il costo dell'alimento base egiziano è aumentato fino al 50%. La Fao, organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, ha avvertito che la crisi tra Russia e Ucraina ha solo accelerato un processo di crisi del prezzo di grano, farina e semi già cominciato dallo scoppio della pandemia da Covid-19. "Stavamo già avendo problemi con i prezzi del cibo. Ora il conflitto sta esacerbando la situazione, mettendoci in una situazione in cui potremmo facilmente cadere in una crisi alimentare", ha detto Maximo Torero, capo economista dell'Organizzazione.